Il quarto incendio sospetto

Russia: in fiamme un deposito di carburante ed una base militare

Nunzia Zampino

Un altra raffineria brucia al confine tra Russia e Ucraina.
Non ci sono state vittime e nessuno ha rivendicato l’attacco.
Mosca intensifica il controllo nello spazio aereo. Depositi in fiamme, negozi in fumo.

Altri due depositi di carburante in Russia, sono letteralmente esplosi stanotte a Bryansk a 150km dalla frontiera Ucraina.
A dare la notizia un ministero russo. Si tratta del quarto rogo così devastante in una settimana. Sono stati colpiti i depositi di Rosneft.
Anche se non vengono rivendicati, ci sono pochi dubbi che siano da associare alla guerra in corso.
Ma quello che non è chiaro è se sia un sabotaggio o un attacco di Kiev.

Gli altri tre sarebbero: Polo Aerospaziale Kharlov, l’istituto di ricerca di Tver e, infine, l’impianto di solventi a Dmitrievsky.
Le fiamme sarebbero divampate dopo alcune esplosioni. Kiev nega ogni responsabilità e accusa Mosca, si rimbalzano le colpe.

Di certo è il quarto caso in pochi giorni, ed uno precedente quello del primo Aprile a Belgorad, dove è stata accertata la partecipazione diretta di Kiev. In quella data sono bruciati otto depositi e si evidenzia da filmati, l’azione mirata di elicotteri ucraini. Un vero è proprio raid notturno.

Ma con l’ incendio a Bryansk, le incursioni si ampliano per raggio d’ azione, aprendo un fronte che Kiev non rivendica. Questi blitz sarebbero la risposta alla devastazione in Ucraina, che fin da subito Mosca ha inferto, non trascurando depositi, raffinerie a Lviv, Mykolaiv, Odessa. In pratica stesse strategie ritorte verso i russi.

Se fosse vero sarebbe un rischio elevatissimo, ma è evidente che la Russia non può dimostrare alcuna collaborazione dei paesi della Nato, per questo motivo non può accusare l’ occidente.

Ci sono altri aspetti dietro il blitz. La raffineria colpita stanotte fa parte di un oleodotto chiamato dell’Amicizia, che porta il petrolio russo verso la Germania, Polonia e Ungheria. Danneggiarlo significa pestare i piedi al Cancelliere tedesco Sholz, che ha frenato, non senza polemiche, a Berlino la fornitura di armi pesanti e sull’embargo del gas, avendo necessità delle forniture russe. Alle forniture di gas russo a Berlino poco tempo fa abbiamo dedicato un interessante editoriale.

Altra questione: pare che sia stata colpita una base militare, usata come deposito di razzi e proiettili di artiglieria. Raid di questo tipo hanno allertato Mosca, lungo i confini e sullo spazio aereo, spazio che Mosca usa poco, fino a lasciare l’area ad operazioni che potrebbero essere sospettate da parte di alleati occidentali di Kiev.

Il 22 aprile, Stati Uniti e altre potenze straniere erano impegnate fuori dallo spazio aereo ucraino per supportare le forze di Kiev.
È bastato il primo blitz senza vittime per far dire al Cremlino ” Ci saranno conseguenze”.

Vero è che le sanzioni e le minacce di Mosca, ultimamente suonano come una campana rotta.

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