Finché didattica a distanza non ci separi

Un anno scolastico difficile, alcune riflessioni alla sua conclusione

La sveglia del mattino si è spostata dalle 6.00 alle 7.30, recuperando un po’ di sonno perso; al posto del grembiulino stirato e della cartella preparata il giorno prima, per non dimenticare nulla a casa, abbiamo dato spazio ad abbigliamenti casalinghi: le tute, outfit (abbinamento d’abiti e accessori) d’eccellenza, i capelli raccolti velocemente con l’elastico, al posto di una pettinatura più elaborata,  i cellulari rigorosamente  carichi per non perdere la lezione, rigorosamente scarichi per perdersi la temuta  interrogazione online, dove non c’era via di fuga neanche con lo guardo che doveva fissare quello del docente, per impedire di leggere gli appunti scritti sul PC. Il  famoso “suggerimento da casa” dei quiz televisivi si è materializzato  con noi genitori, nascosti dietro al divano o alla porta che, spudoratamente, aiutavamo i nostri figli. Suggerimento puntualmente  sgamato dai docenti che ci bacchettavano, mettendo in castigo le nostre coscienze.

Chi lo avrebbe mai pensato che da un momento all’altro ci saremmo ritrovati a dover far lavorare i nostri ragazzi sulle “Piattaforme didattiche” , le stesse che erano per noi solo roba da Bill Gates, ma che con grande pazienza abbiamo imparato a masticare diventando professionisti di upload e download.

E’ inutile nascondere il fatto che ci siamo  ritrovati a dover “frequentare la scuola” insieme ai nostri figli, scoprendoci un po’ insegnanti e veicolo delle attività didattiche e pedagogiche proposte dalla stessa scuola. Abbiamo ripreso a sfogliare libri insieme a loro, riprendere lezioni sulla rivoluzione americana, o francese, sui triangoli equilateri e  risolvere enigmatici problemi di geometria, all’improvviso un mondo si è riaperto nelle menti di noi genitori, recuperando quelle nozioni oramai perse, il tutto per sostenere e incoraggiare i nostri ragazzi ad andare avanti e a non fermarsi nonostante il lockdown.

In questi mesi abbiamo imparato a conoscere, attraverso le dinamiche della DAD, la caparbietà e il desiderio dei docenti di non fermarsi di fronte alla difficoltà del momento. Loro hanno creduto fino in fondo nella scuola come istituzione e come  “seconda famiglia”, a loro va un plauso speciale.

Attraverso tutti i canali di contatto, i docenti sono stati presenti con e per i bambini, affinché nessuno potesse rimanere indietro. La comprensione, la pazienza e i sorrisi sono stati gli abbracci virtuali ad ogni alunno, con grande solerzia, nel rispetto di un proprio obbligo etico, deontologico e professionale, si sono adoperati identificando ogni modalità per poter garantire le attività di didattica, a volte vivendo giornate intere sul PC.

Cosa rimarrà di questi momenti? Sicuramente le citazioni della Azzolina, qualche pianto isterico per la perdita di password e account, i giga che si consumavano alla velocità del suono ma anche il desiderio di urlare al mondo BASTA! Vogliamo che i nostri ragazzi ritornino a scuola, nulla può sostituire il dialogo educativo e formativo, nulla può sostituire l’esperienza di condivisione e apprendimento, nulla può sostituire condivisione e socializzazione tra compagni sotto l’occhio vigile del docente. Di certo non saprei dare una risposta o una soluzione sul come tornare in classe  a settembre, ma una cosa la so per certa: ai bambini mancano gli amici, mancano le lezioni, i docenti “dal vivo”, manca la Scuola in presenza, quella “vera”, quella che avvicina, accomuna e non distanzia.

Vorrei sottovoce ricordare che l’esatta citazione di Plutarco è: «Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere». Gli imbuti ce li regaliamo a Natale.

Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare i contatti, o scrivere alla e-mail info@lavocenews.it, grazie.