Le strane letture su Papa Francesco

La sua intervista al Corriere della Sera ha scatenato la risposta piccata di Kirill. ma soprattutto strane letture, In copertina Papa Francesco va all’Ambasciata russa,

Gianvito Pugliese

Ieri alla questione avrei dedicato molto probabilmente un editoriale, poi ho letto lo splendido articolo di Giovanna Sellaroli, completo, esaustivo: da una panoramica del 71° giorno di guerra, all’embargo del petrolio e del gas, seguiti da un’approfondimento sul patriarca ortodosso russo Vladimir Michajlovič Gundjaev, noto come il patriarca Kirill (o Cirillo I). L’attenzione s’incentra sulla risposta violenta e minacciosa di Kirill a Papa Francesco per l’intervista concessa da Sua Santità a Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera.

Condivido e sottoscrivo una per una le parole di Giovanna Sellaroli, ma mi premeva e mi preme (anche se stamane i primi esiti dell’elezioni locali in Inghilterra hanno monopolizzato l’attenzione della stampa mondiale, noi compresi) ragionare con Voi, care lettrici e lettori, sulle “stane” letture che alle dichiarazioni del Papa a Fontana sono state date.

L’Italia è storicamente il Paese delle fazioni e del dualismo. Senza tornare all’Italia dei Comuni e delle Signorie o ai Guelfi e Ghibellini prima, e Guelfi bianchi e neri poi, siamo capaci di dividerci su tutto. A cominciare dai grandi temi, come la contrapposizione tra nord e sud, acuita dalla secretazione, per mano del duo Berlusconi-Calderoli, dei criteri Istat per l’assegnazione dei fondi per i fabbisogni minimi, brutalmente e fedifragamente sostituita dalla “spesa storica” che favorì e continua a favorire il nord, a spese della distruzione non solo del sud, ma finanche del suo possibile futuro (vedi di Roberto Napoletano il libro “La grande balla”). Ma non è che il tifo per Coppi o Bartali, Mazzola o Rivera, Milan o Inter, Lazio o Roma, sia stato da meno. E se nello sport ci può stare, assai meno è normale nella musica Muti-Abbado, nella danza Fracci-Cosi o finanche nel cinema Tornatore-Sorrentino.

Perchè, dunque, meravigliarsi se anche sulle dichiarazioni di Papa Francesco, pontefice secondo me meraviglioso, ma certamente divisivo, si formano fazioni? La sua struttura morale non consente mezze misure o diplomazie “tolleranti”. L’intransigenza l’ha portata all’interno della Chiesa con la scarsa disponibilità a chiudere un occhio sugli eterni vizi del clero. Anche in quell’intervista annuncia rivoluzioni copernicane nell’organizzazione della sua Chiesa cattolica. Un cardinale alla guida della Cei con un segretario non più eletto, ma nominato dal presidente.

La maggioranza dei lettori si è soffermata sulla stigmatizzazione di un patriarca russo che inneggia alla guerra santa contro l’occidente corrotto e lascivo, che con i Gay Pride e le lobby gay, impone il credo omosessuale. I più attenti hanno notato la similitudine tra la guerra santa di Putin -secondo Kirill- e la persecuzione nazista di ebrei, anzitutto, ma anche di zingari, omosessuali e politici. “Corsi e ricorsi storici”, Giambattista Vico docet. Poi c’è la descrizione dei primi venti, dei quaranta minuti del colloquio telefonico su Zoom con Kirill, dedicati dal patriarca alla lettura di un foglio con tutte le ragioni della guerra russa all’Ucraina. Gli risponde. “ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi“. Kirill non si meraviglia, nè si offende perchè Papa Francesco gli sta dicendo che il suo non è comportamento da cristiano, esplode violentemente quando Papa Francesco questi fatti li rende noti: ” È deplorevole che un mese e mezzo dopo il colloquio con il Patriarca Kirill, Papa Francesco abbia scelto il tono sbagliato per trasmettere il contenuto di questo colloquio. È improbabile che tali dichiarazioni possano contribuire all’instaurazione di un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa, che è particolarmente necessario in questo momento” si apre così la nota del Servizio di comunicazione del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarca di Mosca in merito all’intervista rilasciata da Papa Francesco al Corriere della Sera. Per poi asserire che “ha travisato la sua conversazione ” e ha “scelto il tono sbagliato” nel riferirne il contenuto. Minacce, intimidazioni, fake: c’è tutto il repertorio della Propaganda del Cremlino e meno male che Papa Bergoglio aveva detto: “noi non siamo chierici di Stato”. 

Si potrebbe continuare all’infinito sulla condanna della guerra da parte del Papa; e che altro dovrebbe dire un Papa cattolico, un patriarca ortodosso, un rabbino ebraico, un Imām islamico? Ovvio corollario, delicatamente sfiorato, condanna dell’aggressore, la Russia di Putin, e non certo dell’aggredito ed invaso, l’Ucraina di Zelenskiy. C’è finanche la conferma dei suoi appelli da tempo a Putin per un incontro, rimasti senza alcuna risposta; “temo che Putin non possa e non voglia fare questo incontro in questo momento”.

C’è qualcosa che consenta letture diverse. Forse. Il Papa ad un certo punto afferma: “Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa”, e Francesco si dice preoccupato perché Putin al momento non si fermerà. Il Papa prova ragionare sulle radici che hanno indotto Putin a una guerra così brutale. Forse “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia. Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì“.

Proviamo ad interpretare correttamente. Dice Francesco: per la Russia, la Nato sta abbaiando alle porte. Non so se l’ira (e la reazione) di Putin sia stata provocata, ma forse facilitata. Facilitata, agevolata, fornito l’alibi? Una graduazione d’interpretazioni pregne di sfumature, ma nulla fa dedurre correttamente ed onestamente che il Papa la giustifichi e non la condanni. Vero è, invece, che a queste ultime parole citate si è aggrappata tutta quella schiera assai minoritaria, ma numerosa, finanche troppo, di pacifisti farlocchi, associati ai dichiaratamente pro Putin, sul quale ultimo credo sembra ricompattarsi l’asse giallo-verde, finito intorno ad un ferragosto (dimissioni 20 agosto 2019) con stracci che volarono in Parlamento, magari pure legittimamente, da parte di Conte all’indirizzo di Salvini.

Come si faccia a leggervi una condanna della Nato o addirittura a “scoprire” che l’invasione Ucraina l’ha voluta la Nato, costringendo i poveri russi ad avventurarsi in questa spiacevole “operazione militare speciale” come la chiama pateticamente e ridicolmente Putin e la sua cricca nel Cremlino. E per chi non la chiama così fino a 15 anni di carcere, probabilmente nell’ospitalissima Siberia.

Ma c’è dell’altro. Il Papa  sulla corsa agli armamenti in Ucraina: “Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini“. Prosegue: “La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto“.

Che c’è di strano che il Papa sia contrario alle armi? Strano è che Kirill parli di guerra santa, come giù fece nella guerra portata all’Iran. Ed ecco un’interpretazione più farlocca del falso pacifismo. “Finanche il Papa ha detto no a fornire armi all’Ucraina!” Armi che servono agli ucraini per difendersi dall’invasione, ma pure per difendere l’intero occidente. Ma come si fa a far finta di non aver mai letto e saputo che Medvedev, non i corrotti media occidentali, ha orgogliosamente illustrato il piano di Putin dell’impero Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok“. Il piccolo particolare è che il papa ha detto testualmente, come sopra riportato: “Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini“, ovviamente, di armi. Non lo sa, non vuole dirlo, ma non ha mai detto non datele, ed è la politica di Draghi che sostiene, non altre.

Devo spezzare una lancia pro Salvini e Lega. Hanno avuto la impudenza e temerarietà di dire no alle armi all’Ucraina. Almeno sappiamo da che parte stanno e si sono candidati a lasciare la maggioranza; non hai detto no al bonus biciclette o pattini elettrici, sei contro la politica internazionale di Mario Draghi. Meno espliciti i cinque stelle con distinguo di lana caprina di Conte sulla “funzione delle armi”.

Ma il peggio assoluto sono quei finti pacifisti, preoccupati del gas e del petrolio, dei commerci con la Russia preclusi, che oppongono un pacifismo che dice: “Zelenskiy, fai la cortesia, arrenditi! Consegna l’Ucraina a Putin e facciamola finita. Non preoccuparti delle dichiarazioni dalla Russia che conta che “gli ucraini, non esistono e devono sparire”, sono solo chiacchiere, vedrai che non succederà nulla”. E siccome non possiamo dirlo apertamente una bella veste da pacifista ed una bandiera arcobaleno funzionano a meraviglia per mimetizzarsi. Che repulsione che mi suscitano!

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