Cézanne censurato
La censura sta ormi superando i limiti del ridicolo, non è possibile…questo politicamente corretto, postumo!
Maria Catalano Fiore
“Cézanne censurato!” è ovviamente l’attacco del Quotidiano “Telegraph” al Museo Nazionale Britannico di Arte Moderna, noto come “Tate Modern Gallery di Londra”.
In questo Museo è in allestimento la più grande mostra dedicata sin’ ora a Paul Cézanne dal 6 ottobre 2022 al 12 marzo 2023, in collaborazione con L’Art Institute of Chicago.
Qui l’olio su tela del 1867 di Paul Cézanne, in inglese da sempre conosciuto come “The negro Scipio”, conservato nel Museo di San Paolo in Brasile, dopo svariati passaggi di proprietà, è stato ribattezzato semplicemente “Scipio” per non offendere la sensibilità dei visitatori.
La tela, ovviamente all’epoca, nelle mani del mercante Ambroise Vollard, che con la sua intuizione su artisti impressionisti e post-impressionisti divenne miliardario, venne acquistata per primo da Claude Monet che lo definiva “Ce negre de Cézanne” guardandolo come un inno di grande forza contro la schiavitù.
Il nuovo titolo dell’opera è anche presente nel comunicato stampa ufficiale pubblicato online dalla galleria. Ovviamente è polemica contro questa “Cancel Culture” (cancellazione della cultura) “una forma moderna e di tendenza di ostracismo su persone e termini ritenuti oggi “scorretti” ” Cézanne riadattato alla nostra epoca?“ Come storica lo ritengo anacronistico e, soprattutto, un passo indietro della civiltà, ad ogni episodio simile a questo mi pare di rimettere i mutandoni alle figure della Cappella Sistina di Michelangelo, o ignorare le epoche di schiavismo, tra l’altro ancora vigente, a prescindere da quello femminile che non sparirà mai.
Il Thelegraph stesso ha commentato: “Si crea un ostacolo culturale come il fatto di trovare intollerabile l’uso di determinati termini, e si interviene per rimuoverli da film, canzoni, ecc… sino alle opere d’Arte.”
A questo punto dobbiamo seguire l’odierna moda del culturalmente corretto o la visione più ampia di Claude Monet e considerarlo come un inno contro la schiavitù?
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