Macron: “Errore storico di Putin, ma la Russia non va umiliata”
L’Unità europea viene o dovrebbe venire prima dei trionfalismi nazionali.
Gianvito Pugliese
So fin troppo bene che certe posizioni chiare e trasparenti non sono affatto popolari. Io, fortunatamente, non sono un politico “praticante”, uno di quelli che deve promettere tutto a tutti per essere votato, salvo il giorno dopo del voto comportarsi come il famoso Cetto Laqualunque, e dargli l’altrettanto famosa, beneamata, “na’ minchia”. Nei confronti dei miei lettori ho un dovere, quello di essere totalmente sincero e schietto, e questa “scarsa diplomazia”, ovviamente, rende inviso a più d’uno: il prezzo da pagare per fare il giornalista come mi hanno insegnato quelli veri, di una volta, di cui si è quasi perso lo stampo, se è vero come e vero che la gran parte dei quotidiani, soprattutto quelli ancora in edicola, sono veline di partito, l’uno o l’altro poco importa, e poco si scostano dai media russi, ormai tutti veline del Cremlino,
Ebbene, non credevo mi sarebbe mai capitato di spezzare una lancia a favore di Matteo Salvini. Tocca farlo. Lui è dichiaratamente amico ed in favore di Putin. Certo, essendo segretario di un partito di quella maggioranza che appoggia il governo, europeista ed atlantista presieduto da Mario Draghi, non può dire tutto ciò che vorrebbe e gli piacerebbe dire, e sfuma appena, nascondendosi dietro al famoso dito, troppo piccolo per coprire chiunque. Traspare e trasuda da tutti i pori il suo essere pro-Putin. Lo condivido? Neanche per sogno, ma non posso onestamente non riconoscergli chiarezza e coerenza nelle cose che dice e che fa. Che io non ne condivida e apprezzi neanche una, non mi deve esimere dal dargli atto di essere meglio, o assai meno peggio dei signori “difendo l’Ucraina e gli ucraini, ma…..”, sono il peggio che conosca.
Prima di proseguire forse è opportuno dare un’occhiata a questo tweet di Beppe Severgnini su di un suo “pezzo” per il Corriere della sera:
Qui il link dell’articolo.
A mio giudizio, poi la si può pensare diversamente, è davvero intollerabile e disgustoso quel falso pacifismo che il realtà cela ben altri desideri reali. Opporsi a dare all’Ucraina quelle armi che le consentono di difendersi e tenere testa ad un invasore che dispone di un numero molto maggiore di truppe, di armamenti, di aerei di navi e che ha pure dichiarato, per bocca di Putin (in un discorso televisivo ai russi) che “la razza ucraina non esiste e non deve esistere”, cioè si dichiara apertamente genocida, facendosi forte dell’impunità da armamento nucleare, significa condannare gli ucraini all'”oppressione” e “noi a nuovi rischi” (ndr. le nuove invasioni), scrive Severgnini, allo sterminio e al genocidio, aggiungo io. E questo è pacifismo? E’ essere schierati dalla parte del “finiamola qui, che da fastidio ai nostri affari ed ai nostri interessi”. Traslato: senza dirlo, perchè “pare brutto”, dicono dalle mie parti, diamo una mano a Putin a chiudere questa storia. Degli urcraini cosa importa? Non l’abbiamo fatto forse con i palestinesi da oltre mezzo secolo, per non urtare gli israeliani, troppo ricchi e potenti per essere anche semplicemente contraddetti? Non lo stiamo facendo con gli afghani ed in particolare con le donne afghane, lasciate nelle mani della barbarie talebana?”
Mi sovviene un sermone del pastore Martin Niemöller sull’inattività degli intellettuali tedeschi in seguito all’ascesa al potere dei nazisti, alla vigilia della II guerra mondiale, che non lo dimentichiamo cominciò con l’invasione della Polonia per impossessarsi del porto di Danzica, Il pastore Niemöller fu deportato a Dachau.
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare“.
Ed andiamo al nostro caro Emmanuel Macron.
Macron, ha ribadito ieri che la Russia non va “umiliata”. Certo gli errori compiuti da Vladimir Putin sono macroscopici ed imperdonabili, ma è il solo modo per poter trovare una soluzione diplomatica alla guerra in Ucraina, quando i combattimenti si saranno fermati.
Il leader francese, neo eletto per un secondo mandato, intervistato da giornali regionali francesi, riconosce che il suo omologo russo ha commesso un “errore storico e fondamentale” con l’invasione dell’Ucraina e lo paga ritrovandosi “isolato”. Macron, rigira il coltello nella piaga: “Putin ha commesso un errore storico e fondamentale per il suo popolo, per se stesso e per la storia.
Penso che si sia isolato. Isolarsi è una cosa, ma riuscire ad uscirne è un percorso difficile”. Ma la Russia non può essere “umiliata… in modo che il giorno in cui i combattimenti cesseranno possiamo aprire una via d’uscita con mezzi diplomatici”. Poi, memore de “la grandeur de la France”, di degolliana memoria, Macron si autopromuove, essendo “convinto che il ruolo della Francia sia quello di una potenza di mediazione”.
Giusto ricordare a me, prima che ai miei lettori che Macron ha parlato regolarmente con Putin, soprattutto da quando l’orso Vladimiro (come lo chiama il nostro Orio Giorgio Stirpe) ha ordinato alle sue truppe di invadere l’Ucraina. Vero che la Francia ha sostenuto l’Ucraina militarmente e finanziariamente ma, a differenza di quasi tutti gli altri leader dell’Ue, Macron non si mai recato in Ucraina per rafforzare il suo sostegno.
E se per fortuna l’Italia, piaccia o non piaccia, è tornata protagonista in Europa con Mario Draghi, con una Germania, senza più una Merkel, ma guidata da un Olaf Schulz ondivago e incerto perennemente, il nostro interlocutore principale per gli appuntamenti storici che attendono l’Europa dovrà essere necessariamente la Francia e il suo presidente Macron e non ha espresso oggi una posizione accettabile, tant’è che Ria Novosti “starnazza” ed ironizza su una Unione europea divisa, dipinge i francesi come un popolo che chiede a Macron di dialogare solo con Putin. Forse sarebbe il caso che Macron rammentasse che dal 1° gennaio è presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Francamente non mi sembra agire in coerenza con la Commissione europea. Lasci che a difendere gli interessi di Putin restino l’ungherese Orban, il turco Erdogan ed il serbo Vucic, che bastano e avanzano e coi quali Nato e Ue dovranno prima possibile saldare il conto.
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