Artemisia a Venezia
Artemisia Gentileschi la Grande pittrice Romana Barocca, fa ritorno a Venezia con uno dei suoi capolavori.
Maria Catalano Fiore
Artemisia Gentileschi una delle più grandi pittrici barocche del 600, torna a Venezia con uno dei suoi capolavori: “Maria Maddalena in estasi”. Lascia veramente basiti vedere osservare il quadro e il sentimento che trasmette.
Artemisia (nata a Roma nel 1593-morta a Napoli tra il 1652/53), figlia del pittore tardo manierista Orazio Gentileschi che, nella Roma dell’epoca, aveva un discreto successo. A Roma, fervente capitale del Papato, sin da piccola mostra interesse per la pittura, il padre cerca di valorizzarne al massimo il talento anche se le pittrici donne non godevano di fama o privilegi.
Controverso il rapporto negli anni a seguire con il padre e con un pittore suo amico Agostino Tassi che violentò Artemisia. Lei denunciò l’accaduto in una accorata querela al Papa Paolo V, dopo che il Tassi le promise di sposarla ma non lo fece mai. Seguì un lungo ed umiliante processo, anche torture fisiche, sino alla condanna del Tassi nel 1612 a cinque anni di reclusione o all’esilio perpetuo da Roma, cosa che accettò. Artemisia si sposò con un modesto pittore fiorentino che seguì a Firenze lasciandosi alle spalle Roma, il suo ambiente vizioso e quel padre opprimente. La sua vita proseguì.
Artemisia ha realmente dipinto più volte la Maddalena, in modo incredibilmente veritiero, ma questa “Estasi” (in copertina) le supera tutte.
Artemisia ha trascorso davvero tre anni della sua vita a Venezia dal 1626 al 1629 accolta dalla cerchia culturale dell’epoca. La “pittrice romana in Venetia”, Infatti, non passò inosservata: fu decantata da poeti in madrigali per la sua avvenenza e bravura.
Oggi un’opera di Artemisia torna ad essere protagonista con l’arrivo della sua “Maria Maddalena in estasi”, che inaugura la rassegna “Ospiti a Palazzo” presso il Palazzo Ducale.
L’opera, un olio su tela di 81 x 105 cm. proveniente da una collezione privata, grazie a un prestito a lungo termine, entra così a far parte delle collezioni della “Fondazione di Musei civici di Venezia”, e da fine giugno visibile al pubblico.
Questa Maddalena, dipinta tra il 1625/26 non è l’unica, le varie Maddalena sono sempre colte in un aspetto sensuale e terreno, infatti Artemisia vede la Maddalena come una donna reale.
Nell’opera veneziana appare quasi in estasi religiosa, in quest’altra stupita, ma entrambe mostrano i simboli del loro pentimento: il teschio, la candela, un unguento. Simboli importanti, ma che risultano in secondo piano rispetto alle luci e forme prorompenti di impronta caravaggesca.
L’interpretazione e la datazione, secondo gli storici di queste opere, e che soprattutto la “Maria Maddalena in estasi”, sia stata realizzata prima del soggiorno veneziano dell’artista.
Nel 600 in Laguna, infatti si stavano abbassando un po’ i tenori di vita e cercando di esaltare più che le “cortigiane” le figure di “donne esemplari”. In Particolare, durante il periodo Barocco sia a Venezia, che a Napoli ed infine a Roma, la figura della Maddalena non fu solo solo pensata, come nelle epoche precedenti, come una penitente e sofferente, ma come la donna dalla bellezza voluttuosa e dalla forte spiritualità. Un’opera che vale davvero la pena di guardare e da studiare da vicino.
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