Un racconto di Oriana Fallaci

Oriana Fallaci, (1929-2006) scrittrice, giornalista ed attivista, la prima donna italiana reporter di guerra.

Maria Catalano Fiore

Stamattina “m’bra vegl e sunn” come si dice dalle mie parti (tra veglia e sonno, ancora assonnata) scorrevo il cellulare per salutare, leggere notizie, belle pochine e brutte molte, quando ho scorto un messaggio molto interessante inviato da Nicola Cutino: uno stralcio dall’autobiografia di Oriana Fallaci “Un Cappello pieno di ciliegie” (che tra l’altro adoro) voglio riproporvela…..su queste parole non c’è solo da meditare, attualmente c’è da piangere.

Oriana Fallaci: “Un cappello pieno di ciliegie” autobiografia postuma 2008

……. E quando mi presentai alla prova scritta, il tema di italiano, non ricordavo neanche chi fosse Dante Alighieri. I miei piedi erano ghiacci, lo stomaco contratto mi rimandava i bocca il sapore dello zabaglione che la mamma mi aveva imposto per (tirarmi sù), l’angoscia mi strozzava. Ma poi ci comunicarono il tema: ( Il concetto di patria dalla polis greca ad oggi). E fu peggio che dar fuoco alle polveri delle mie infantili rivolte, delle mie infantili utopie. Il freddo sparì, insieme al sapore di zabaglione, l’angoscia dileguò.

Brandii la stilografica, mi gettai come un lupo ringhioso sul foglio protocollo, e questo (più o meno) il riassunto di ciò che scrissi per otto colonne piene.

“Patria, che vuol dire Patria, la patria di chi degli schiavi e dei cittadini che possedevan gli schiavi? la patria di Meleto o la patria di Socrate messo a morte con le leggi della patria? La patria degli Ateniesi o la patria degli Spartani che parlavano la stessa lingua degli Ateniesi però si squartavano tra loro come molti secoli dopo avrebbero fatto i fiorentini e i senesi, i veneziani e i genovesi, i fascisti e gli antifascisti? E’ da quando ho imparato a leggere che mi si parla di patria: amor patrio, orgoglio patrio, patria bandiera. E ancora non ho capito cosa vuol dire. Anche Mussolini parlava di patria, anche i repubblichini che nel marzo del ’44 arrestarono mio padre e fracassandolo di botte gli gridavano se-non-confessi-domattina-ti-fuciliamo-al-Parterre. Anche Hitler. Anche Vittorio Emanuele III e Badoglio. Era patria la loro o la mia? E per i francesi la patria qual è? Quella di De Gaulle o quella di Petein? E per i Russi nel 1917 qual’era? Quella di Lenin o quella dello Zar? Io ne ho abbastanza di questa parola in nome della quale si scanna e si muore. La mia patria e il mondo e non mi riconosco nei costumi e nella lingua e nei confini dentro cui il caso mi ha fatto nascere. Confini che cambiano a seconda di chi vince o chi perde come in Istria dove fino a ieri la patria si chiamava Italia sicché bisogna uccidere ed essere uccisi per l’Italia, ma ora si chiama Jugoslavia sicché bisogna uccidere ed essere uccisi per la Jugoslavia. Invece di darci il tema sul concetto di questa patria che cambia come le stagioni, perché non ci date un tema sul concetto di Libertà. La Libertà non cambia a seconda di chi vince o chi perde. E tutti sanno cosa vuol dire. Vuol dire dignità, rispetto di se stessi e degli altri, rifiuto dell’oppressione. Ce l’hanno ricordato le creature che sono morte in carcere, sotto le torture, nei campi di sterminio, dinanzi ai plotoni di esecuzione gridando viva la Libertà, non viva la patria…..”

Successe un finimondo. Alcuni dei professori che componevano la commissione esaminatrice sostenevano che ero pazza e immatura, altri che ero savia e insolitamente matura. Vinsero i secondi e mi dettero dieci meno. Oriana Fallaci.

Esame di maturità a 18 anni, nel 1947, a poco tempo dalla fine del secondo conflitto mondiale. A voi il giudizio…..a cosa serve la parola patria quando ci scanniamo tra fratelli o tra gli stessi simili…..

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