“Quando gli elefanti lottano, è l’erba che soffre”
Missili russi fanno strage nel centro commerciale di Kremenchuk. G7: pieno sostegno all’Ucraina
Al via il vertice Nato a Madrid
Giovanna Sellaroli
Nel giorno 125 della guerra, si scava tra le macerie del centro commerciale Amstor di Kremenchuk, nella regione di Poltava, colpito ieri, in pieno svolgimento del G7, da missili russi. Secondo quanto riferisce Ukrinform il bilancio provvisorio è di 20 morti, 50 feriti e 36 dispersi. E altri attacchi vengono segnalati anche in questi minuti, raid aerei e d’artiglieria russi sono in corso a Dnipro, nell’Ucraina centrale lungo le rive del fiume Dnepr, e a Mykolaiv, a sud, dove i residenti hanno segnalato diverse esplosioni.
“Quando gli elefanti lottano, è l’erba che soffre”, ha detto Mario Draghi nella conferenza stampa a margine del G7.
Un G7, conclusosi in queste ore, completamente allineato con l’Ucraina, dove si è trovato l’accordo per dare mandato “con urgenza” ai ministri dell’Energia dei 7 grandi di studiare l’applicazione del price cap sull’energia russa: la questione dell’implementazione del price cap sul petrolio “è un obiettivo molto ambizioso, che richiede molti presupposti e che sarà legato a molto lavoro“, ha detto Olaf Scholz, rispondendo in chiusura all’incontro a Elmau.
“Gli attacchi indiscriminati a civili innocenti costituiscono un crimine di guerra. Il presidente russo Putin e i responsabili saranno tenuti a renderne conto”.
“Siamo uniti con l’Ucraina, perché se l’Ucraina perde, tutte le democrazie perdono. Se l’Ucraina perde, sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace”: questo il senso del vertice in Baviera racchiuso nelle parole puntuali e di peso pronunciate da Mario Draghi, che ha ribadito che gli Alleati saranno a fianco dell’Ucraina finchè necessario.
Fino a quando sarà necessario, ahimè, nessuno lo sa. Nel suo intervento nella seconda giornata di riunioni, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sorprendendo un po’ tutti, ha detto: “La guerra deve finire entro l’inverno” e ha chiesto ai paesi del G7 di fare il massimo per favorire un simile calendario. Per le truppe ucraine, ha spiegato, in inverno sarebbe più difficile combattere contro i russi. E ancora, ha chiesto aiuti per la ricostruzione, sistemi di difesa antiaerei, aiuto per le esportazioni di grano e garanzie di sicurezza. E ha anche chiesto ai leader di “intensificare le sanzioni” contro la Russia. Insomma, tutto plausibile, ma già sentito e la luce in fondo al tunnel ancora non si vede.
Il Financial Times ha sottolineato le parole di Draghi; il nostro premier è andato al sodo, ribadendo chiaramente ai colleghi del G7: “dobbiamo ridurre la quantità di denaro che va in Russia e sbarazzarci di una delle principali cause dell’inflazione”. “L’Ue accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas, una decisione che accogliamo con favore“, ha ribadito ancora il premier Mario Draghi nella conferenza stampa al termine del G7.
Il tetto al prezzo del petrolio dovrebbe, infatti, limitare gli introiti che il Cremlino può destinare alla sua macchina da guerra e arginare l’acquisto del petrolio a prezzi scontati da parte di Cina, India, Sud Africa, Argentina, Indonesia. Insomma, i leader del G7 si sono concentrati sulla possibilità di rilanciare un’alternativa alla mortifera “Via della seta”, prevedendo un progetto di investimenti in infrastrutture, da 600 milioni di dollari, Partnership for Global Infrastructure, da sviluppare da qui a cinque anni, un argine a quei Paesi che non si sono allineati con l’Europa e gli Stati Uniti. Paesi rimasti in disparte, e che hanno resistito alle richieste di isolare diplomaticamente la Russia, o di unirsi alla campagna per sanzionare pesantemente la sua economia, insensibili persino di fronte a uno dei crimini più gravi e odiosi, quale l’attacco contro la sovranità, l’integrità territoriale e politica di uno Stato sovrano.
“Quando le democrazie si uniscono, non c’è nulla che non possano realizzare” ha sottolineato Biden.
Insomma, un vertice di successo, come dimostrano le parole pronunciate in chiusura dallo stesso Draghi: “è stato veramente un successo, i nostri Paesi hanno riaffermato piena e grande coesione, grande unità di vedute in particolare per quanto riguarda la guerra in Ucraina e le sue conseguenze”. “Pronti a cogliere spazi negoziali, vogliamo la pace che vuole Kiev“
Ma il G7 si rende ben conto che non basta a se stesso, da subito i leader hanno sottolineato l’importanza di aiutare tutti quei Paesi in via di sviluppo, alla mercè degli aggressori, perché se non si coinvolgono loro, è ovvio che questi vadano a buttarsi nelle braccia della Cina o della Russia.
E dunque, al di là dei proclami (va sottolineato che sinora l’accordo sul tetto al prezzo del gas non è stato ancora possibile raggiungerlo e il grano non è stato ancora sbloccato), a preoccupare non poco gli Alleati è l’influenza di Cina e Russia nei Paesi in via di sviluppo; in Africa in particolare, e ne ho scritto spesso per La Voce News, anche con interviste a esperti africanisti, l’ingerenza di Cina e Russia è già una realtà consolidata.
Gli analisti dell’Ispi, Istituto per gli studi di Politica Internazionale, notano che il vertice Nato che si apre stasera, dovrà varare il nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, un documento che viene aggiornato all’incirca ogni decennio per ripristinare l’agenda di sicurezza dell’Occidente. Quello che sta per iniziare, formalizzerà i nuovi orizzonti di interesse dell’Allenza, indicando nella Russia “la minaccia più significativa e diretta” alla sicurezza collettiva, e includerà anche un riferimento alla crescente portata militare della Cina, sia dentro che fuori il teatro del Pacifico.
Si chiude un vertice e se ne apre un altro.
Nel giorno in cui a Madrid sono attesi, in serata, i leader dell’Alleanza atlantica per il vertice Nato dei prossimi giorni, il Segretario generale Jens Stoltenberg, nelle dichiarazioni introduttive del vertice ha espresso la “speranza” che durante il summit si registrino “progressi nell’adesione di Svezia e Finlandia” al blocco. Stoltenberg oggi parteciperà a un tavolo con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, la premier svedese, Magdalena Andersson, e il presidente finlandese, Sauli Niinisto, nel tentativo di superare il veto di Ankara all’ingresso dei due Paesi nordici, accusati di sostenere i terroristi del Pkk.
Nel vertice Nato di questa sera, dove Joe Biden si aspetta “decisioni storiche”, per fermare l’escalation contro i civili, l’Ucraina ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, in programma oggi alle 21, ora italiana.
Nel bel mezzo di questo atteso meeting, sempre oggi, funzionari della Casa Bianca avrebbero confidato in privato alla Cnn i loro dubbi sul fatto che l’Ucraina possa recuperare non solo il territorio delle repubbliche secessioniste del Donbass e la Crimea, ma anche il territorio conquistato dalle truppe d’invasione russe a partire dal 24 febbraio.
Secondo quanto riferisce l’Ansa, i consiglieri del presidente Joe Biden avrebbero quindi cominciato a discutere sull’opportunità che il presidente ucraino Zelensky “moderi le sue aspettative su quello che le forze ucraine possono realisticamente ottenere“, probabilmente anche accettando l’idea che il territorio ucraino possa ridursi irreversibilmente.
Inoltre, l’ultimo aggiornamento dell’intelligence del ministero della Difesa di Londra, rileva che la Russia, negli ultimi giorni ha lanciato “ondate insolitamente intense di attacchi” in Ucraina, con l’impiego di missili a lungo raggio, “concepiti per colpire obiettivi di importanza strategica”.
Per questi motivi, affermano un ufficiale delle forze armate Usa e una fonte vicina ai servizi di intelligence occidentali, è “improbabile che l’Ucraina riuscirà a mettere insieme la forza necessaria per rivendicare tutto il territorio ceduto alla Russia durante i combattimenti, specialmente entro quest’anno”, l’obiettivo temporale fissato ieri da Zelensky. (ANSA).
Ma la mia deformazione di mettere insieme le notizie, non si ferma qui, sempre oggi, l’Agenzia spaziale russa pubblica le immagini satellitari del luogo del summit Nato a Madrid, chiamandolo i “centri decisionali” che sostengono l’Ucraina.
E allora, come definire la Russia, uno Stato o un’organizzazione terroristica statuale? E come fidarsi di una spietata, volgare spia del KGB? E come avere certezze in un quadro così complesso e fluido?
La notizia che l’oligarca russo Oleg Deripaska, già l’uomo più ricco del suo Paese e considerato vicino al presidente Vladimir Putin, ha definito un “errore colossale” l’invasione dell’Ucraina, potremmo leggerla come un segnale di cedimento. Intanto la Tass riferisce che Vladimir Putin é in Tagikistan, il primo viaggio dall’inizio della guerra in Ucraina. Nella capitale Dushanbe Putin ha in programma un incontro con l’omologo Emomali Rakhmon. Putin partirà poi per il Turkmenistan. Un viaggio strategico alla ricerca di consensi obbligati in Paesi dell’ex Unione sovietica.
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