Rishi Sunak: “Voglio unire il Paese. C’è da lavorare per ristabilire la fiducia”
Per il nuovo premier britannico “Truss aveva l’obiettivo nobile di migliorare l’economia, ma ha fallito”.
Gianvito Pugliese
Rishi Sunak ha ricevuto l’incarico di primo ministro del Regno unito a Buckingham Palace, dalle mani del re Carlo dal quale è stato ricevuto ed invitato a formare il suo governo.
Sunak è il 57° primo ministro inglese, il terzo quest’anno. E’ il più giovane capo di governo britannico degli ultimi due secoli, il primo di colore ed anche il primo di origine indiana e di religione induista.
I primati si vede, vanno di moda in due giorni due primati, quelli appena elencati di Sunak e quelli in Italia della Meloni, prima donna in assoluto Presidente del consiglio. Cortesemente non usate la parola “premier” in Italia, perché il premier, come la centrale atomica sicure di quinta generazioni, semplicemente non esiste.
Sunak, ha tenuto il suo primo discorso dopo l’incarico, dinanzi alla sua nuova residenza e sede del governo inglese sita al notissimo numero 10 di n. 10 di Downing Street. Ha tenuto a precisare “di essere stato eletto per “correggere” gli errori commessi dal precedente governo nel tentativo di garantire la crescita. Truss aveva un “obiettivo nobile” ed è stata da ammirare per la sua “determinazione”. Ciononostante sono stati commessi “errori” e lui è stato eletto per “correggerli”.
Ed ha continuato: “Il nuovo governo non lascerà la prossima generazione, i nostri figli e nipoti, con un debito da pagare che noi siamo troppo deboli da onorare“. Occorre per Sunak “unire il paese, non con le parole ma con le azioni” serve “compassione” per “le sfide che abbiamo oggi di fronte”.
Quanto ai programmi “più forte NHS (ndr. sistema sanitario nazionale), sicurezza nelle strade, incrementare i controlli dei confini, tutela dell’ambiente, potenziamento della difesa militare e tendere un’economia che sappia sfruttare le opportunità delle Brexit”. E poi che “essendo stati spesi miliardi di sterline per combattere il Covid, la terribile guerra che stanno affrontando deve concludersi con un successo”.
Riconosce che “c’è da lavorare per ristabilire la fiducia -con la popolazione- dopo tutto quello che è accaduto”. Ma dichiara di essere “pronto a guidare il nostro paese nel futuro”, alla guida di un governo “nelle migliori tradizioni del mio partito”.
Dalle premesse si può affermare che “non c’è due senza tre”. Saper creare o ereditare patrimoni personali e familiari grandissimi (ndr. il suo ammonta all’incirca al doppio di quello di Carlo III) non significa assolutamente saper condurre al successo la barca della cosa pubblica. Spesso e volentieri, trattandosi di fortune costruite spesso tramite, se non a danno della spesa pubblica, è esatto esattamente l’inverso.
L’Inghilterra e soprattutto il popolo inglese e delle colonie hanno necessità di un radicale cambio di passo. Resta immutato e sempre più irrisolvibile il cul de sac in cui si sono cacciati i conservatori inglesi e che risale alla follia della Brexit. Ma i conservatori non sono capaci di ammettere gli errori compiuti e tentano e ritentano di sostituire i leader, alternandoli con altri che, a priori sappiamo, commetteranno quegli stessi errori stanti le medesime scelte a monte dei tory.
Dio salvi il Re e l’Inghilterra!
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