Enrico Mattei: le domande sull’incidente aereo in cui morì il manager italiano .

Morì 60 anni fa in un misterioso incidente aereo: è stato un incidente o un attentato? E se è stato un attentato, chi ha voluto liberarsi di Enrico Mattei? In copertina mentre firma un accordo con i russi.

Rocco Michele Renna

La storia di Enrico Mattei, si può riassumere per grandi linee, ed è collegata con le vicende della seconda guerra mondiale, la nascita della Repubblica, la ricostruzione e il miracolo economico italiano. Nasce nel 1906 ad Acqualagna, in provincia di Pesaro nelle Marche. Imprenditore e militante della sinistra cattolica, dopo l’8 settembre 1943 guidò alcune formazioni partigiane.

Figlio del brigadiere dei Carabinieri Antonio Mattei, di Civitella Roveto nella Marsica, nel 1945 fu nominato commissario liquidatore dell’Agip, creata nel 1926 dal regime fascista. Invece di seguire le istruzioni del Governo, riorganizzò l’azienda, fondando nel 1953 l’Eni, di cui l’Agip divenne la struttura portante.

Diede impulso a ricerche sugli idrocarburi che portarono a scoperte a Caviaga e Cortemaggiore (1946). Consultore e deputato della DC (1948/1953) fu sostenitore dell’intervento pubblico e fece dell’Agip lo strumento per l’affrancamento energetico dell’Italia promuovendo ulteriori ricerche di gas e petrolio e la costruzione di metanodotti.

 A Mattei si deve anche la costruzione dei complessi petrolchimici di Ravenna e di Gela. La strategia di Mattei era volta a spezzare il monopolio delle “sette sorelle” (compagnie petrolifere anglo-americane), per stabilire rapporti nuovi tra i paesi industrializzati e i fornitori di materie prime.

Le esplorazioni fatte da Mattei rivelarono che nel sottosuolo del lodigiano non c’era petrolio (se non pochissimo), ma c’era il metano e sembrava che ce ne fosse moltissimo. Per Mattei e per l’AGIP fu un successo: non solo avevano trovato una fonte energetica a basso costo, ma ora quelle fonti energetiche si trovavano nelle mani “sicure” di un ente pubblico italiano e non un privato inglese o americano. Il 27 ottobre del 1962 morì in un misterioso incidente aereo a Bascapé, in provincia di Pavia e con lui morì il sogno italiano dell’indipendenza energetica.

Sono le 16,55 del 27 ottobre del 1962. All’aeroporto di Catania è appena decollato un jet con a bordo Enrico Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista William McHale. Il viaggio procede senza problemi e, intorno alle 19, Bertuzzi inizia la discesa verso l’aeroporto di Milano-Linate, ma qualcosa va storto e l’aereo precipita in circostanze misteriose che non sono mai state chiarite: un sabotaggio, un attentato o un comune disastro aviatorio?

La notizia dello schianto dell’aereo destò subito il sospetto che non si trattasse di un semplice incidente. Mattei, pur di fare gli interessi dell’Eni e dell’Italia, si era inimicato mezzo mondo.

L’8 gennaio di quell’anno, Mattei era in partenza per il Marocco e, poco prima del decollo, gli addetti alla sicurezza avevano trovato un cacciavite nel rotore dell’aereo. Alla luce di questi elementi, non stupisce che all’epoca si parlò di un attentato e, infatti, si fecero avanti due testimoni oculari: La signora Rita Maroni e il signor Mario Ronchi…

La signora Rita Maroni disse: “Ho sentito un boato e una botta… e ho visto il fuoco”

La dichiarazione di Mario Ronchi, invece, fu questa: “Il cielo era rosso, bruciava come un gran falò, e le fiammelle scendevano tutte intorno. Un aeroplano si era incendiato e i pezzi stavano cadendo sul prato”

La dinamica dell’incidente sembrava chiara: qualcuno aveva visto l’aereo che esplodeva in cielo e la particolare disposizione dei rottami ne avvalorava la tesi. L’allora Ministro della Difesa Giulio Andreotti nominò una commissione d’inchiesta, che, il 31 marzo del 1966, portò a una sentenza controversa. Nello stesso giorno, il giudice Antonio Borghese ordinò il non luogo a procedere per insufficienza di prove a suffragio della natura dolosa dell’evento.

Agli occhi della legge, la morte di Mattei era il frutto di un’avaria tecnica o di un errore del pilota.

 Il caso fu riaperto solo nel 1994, grazie alle rivelazioni del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta (il pentito interrogato dal giudice Falcone di cui diventa confidente). Ma nemmeno la seconda inchiesta portò ad un’incriminazione.

il pubblico ministero chiese la riesumazione dei corpi delle vittime e, attraverso una perizia scientifica sui rottami, ricostruì la dinamica dell’attentato. L’aereo non si era schiantato al suolo per un’avaria, ma era esploso in volo per un ordigno che si era innescato quando il pilota aveva aperto i carrelli in fase di atterraggio.

Nonostante le nuove evidenze nella sentenza del 17 marzo del 2003 il caso venne di nuovo archiviato, per l’impossibilità di risalire all’identità del mandante dell’omicidio e di dimostrare con assoluta certezza il sabotaggio del veicolo.

Nel secondo processo non si registrarono grandi passi avanti, ma si riuscì a dimostrare il grande alone di mistero e corruzione che si celava dietro la morte di Mattei. Infatti, quando il pubblico ministero interpellò Mario Ronchi, questi asserì di aver visto l’aereo che prendeva fuoco quando era già a terra.

Trent’anni prima, però, la Rai lo aveva intervistato in un servizio andato in onda la sera del 28 ottobre del 1962, ma, per qualche oscura ragione, nei nastri degli archivi non c’era più la traccia audio. I carabinieri, allora, chiesero a una professoressa sordomuta di ricostruire il labiale del video. Qualcuno aveva manipolato l’intervista? Perché il coltivatore aveva modificato la sua versione dei fatti?

La dichiarazione controversa costò a Ronchi una condanna per favoreggiamento aggravato, probabilmente, in cambio del suo silenzio, aveva ricevuto il ruolo di custode del sacrario di Bascapè.

Mattei Aveva fatto affari anche con l’Unione Sovietica, con ex paesi coloniali come Marocco, Libia, Sudan, e, soprattutto, aveva appoggiato la causa dell’indipendenza algerina. Si era fatto parecchi nemici potenti al livello mondiale…

Il giallo o la tragedia Mattei, malgrado i decenni trascorsi fra processi per la ricerca della verità, non ha trovato colpevoli.

Anche un libro scritto da Fulvio Bellini e Alessandro Previdi, intitolato “L’assassinio di Enrico Mattei”, e il film di Francesco Rosi “Il caso Mattei”, aumentano l’alone di mistero di chi ha ordinato la strage, ed è ancora lontana una soluzione definitiva e credibile.

I resti del jet su cui viaggiava Enrico Mattei il 27 ottobre del 1962 – Immagine di pubblico dominio via Wikipedia

Tuttavia, tra le varie ricostruzioni, c’è quella che a mettere la bomba a bordo dell’aereo (riferita dal pentito di mafia Gaetano Ianni), furono uomini della famiglia mafiosa Di Cristina, per onorare “un accordo tra non meglio identificati americani e Cosa nostra siciliana” e anche Tommaso Buscetta (come vi abbiamo scritto prima) rivela fatti analoghi, e cioè che la mafia americana chiese di eliminare Enrico Mattei “nell’interesse sostanziale delle maggiori compagnie petrolifere americane”

Un altro episodio, legato all’omicidio del giornalista Mauro de Mauro, in cui è stato coinvolto anche Totò Riina, dopo varie indagini, ha trovato una verità giudiziaria. Il 7 agosto 2012 una sentenza della Corte d’Assise di Palermo, ha stabilito che l’omicidio De Mauro è stato voluto da “mandanti occulti”, per quello che “il giornalista aveva scoperto riguardo alla natura dolosa dell’incidente aereo di Mattei”.

Sono passati 60 anni da allora e ancora oggi non sappiamo tutta la verità. Una cosa è certa: Mattei era scomodo nello scenario mondiale dell’energia e probabilmente avrebbe reso L’Italia una nazione indipendente energeticamente dall’estero e forse finanche una concorrente sul mercato internazionale.

Oggi faremmo fronte senza problemi a questa crisi energetica mondiale che rischia di far collassare l’economia di molte aziende e famiglie italiane: cui prodest la sua morte?

Sicuramente al livello politico italiano e internazionale ci saranno i mandanti, lo stesso KGB russo dichiarava che Mattei era stato ucciso con una bomba nell’aereo.

Chissà… Forse gli stessi che 20 anni fa ci hanno “venduto energeticamente” all’estero non facendo nulla per trovare una alternativa che potesse renderci autonomi. La ricerca della verità continua fra dubbi e incertezze.

Da enivideochannel: La personalità di Enrico Mattei raccontata dai suoi cari e dai collaboratori. Un documentario del 1968.

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