Fame e bollette care… risposta: decreto anti-rave
La cybernauta paolaf rivive, con umorismo e sana ironia, la similitudine storica tra Maria Antonietta e l’attuale Governo. Attendiamo i soliti insulti… non ci deludete. In copertina Maria Antonietta portata al patibolo:
La redazione
Torna sulla nostra rubrica paolaf @paolafai, evidentemente alquanto critica, con umorismo, nei confronti di un governo che posticipa la soluzione, o almeno un tentativo di alleggerimento, del caro bollette, che affligge le famiglie, prima che le imprese italiane, pure pesantemente colpite, e da priorità assoluta ad un provvedimento liberticida che vuol impedire i rave party.
Questi non sono, come semplicisticamente vuol far credere il governo Meloni, manifestazioni musicali che invadono luoghi pubblici o privati abbandonati, senza permesso, ma vere e proprie forme di protesta e dissenso, più o meno giovanile, che si esplicita anche e soprattutto attraverso l’ascolto di generi musicali “di protesta”. Ed il web ha reagito schierandosi prevalentemente a favore della libertà di tenere i rave in quanto manifestazione di protesta e dissenso tutelata costituzionalmente.
Forse dovremmo regalare anche noi, così come fece Francesco Cossiga a Prodi ed ai colonnelli prodiani, un pallottoliere. Non era difficile contare i No al decreto e confrontarli con l’esiguo numero di Si. Tutto si può dire, ma che questo decreto -n realtà piccolissimo ma simbolicamente terrificante, meglio definirlo decretino- sia popolare, neanche la propaganda di regime osa sostenerlo: i numeri sono impietosi e non manipolabili. Aggiungiamo che la gran parte dei No sul web confrontano il “diverso trattamento” della manifestazione di Predappio, chiaramente apologetica di Mussolini e del regime fascista.
Se realmente come ha cercato di farci credere lo scafato Maurizio Gasparri, la ratio della norma era la protezione di proprietà pubbliche o private abbandonate (laddove i danni maggiori li fa l’abbandono, non il vare party), citava in tv l’esempio di un terreno utilizzato l’anno scorso, dove i danni ammonterebbero (secondo il proprietario) a trecento milioni di euro, si sarebbe risolto semplicemente obbligando per legge gli organizzatori a stipulare una congrua assicurazione contro i danni a terzi. Ma non è così caro Senatore forzista Gasparri: complimenti per “la pezza a colore”, ma non regge. Dunque, legittimo ritenerla una norma repressiva della libertà di manifestare. Legittimo chiedere come stanno facendo le opposizioni il ritiro. Non un gran debutto legislativo del Governo Meloni, che fa il paio con gli sbarchi selettivi, poi di fatto rimangiati.
E sul caro bollette, la cui soluzione è stata da sempre avversata dalla destra -con l’aiutino da casa di Matteo Renzi e la sua Italia Viva(?)- finora solo chiacchiere, promesse e rischi di altro debito pubblico. Chiudiamo con un vecchio, saggio, proverbio napoletano, tradotto per l’occassione: “Chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non ne impegna!“.