“Wagner terrorista?” Prigozhin mostra alla Tv russa martello insanguinato
Yevgeny Prigozhin (in copertina), l’oligarca russo proprietario del gruppo Wagner, sfida l’Unione Europea con reazioni volgari ed infantili.
Gianvito Pugliese
Ieri il Parlamento europeo oltre a votare ed approvare la dichiarazione che la Russia va compresa tra i Paesi terroristi, ha invitato il Consiglio a inserire “nell’elenco dei soggetti terroristici dell’Ue il gruppo di mercenari Wagner“. Sitratta di un’organizzazione fondata, diretta e totalmente controllata da Yevgeny Prigozhin, l’imprenditore ed oligarca russo noto col soprannome di “il cuoco di Putin” per i legami con lo zar che gli consentono di essere, praticamente, l’unico gestore di tutte le mense pubbliche e comunque delle forniture alimentari pubbliche. Il gruppo Wagner normalmente opera in Africa, dove crea le condizioni per far esplodere conflitti tribali o guerre tra Paesi confinanti, per poi far intervenire la Russia a sostegno dell’uno o l’altro e conquistarsi fasce notevoli d’influenza, in concorrenza con la Cina che invece usa l’incentivo economico dell’import-export.
Poco dopo la condanna dell’Ue, Prigozhin che è anche il vero responsabile della comunicazione e della propaganda del Cremlino (cioè di Putin e del suo Regime), che non avviene da Mosca ma dai palazzi fortezze dello stesso Prigozhin a San Pietrobrugo, ha diffuso attraverso “il canale Telegram di Concord Group, la casa madre societaria delle società dell’imprenditore russo, un video in cui in una custodia rigida appare un martello insanguinato di vernice rossa” (ndr. Ansa). A prescindere dal buon gusto, certe reazioni infantili alle condanne anche abbastanza tardive dell’Ue -che sta preparando il nono pacchetto di sanzioni alla Russia, già alla canna del gas per le precedenti- per mano della nomenclatura russa che circonda Putin, rendono sempre più evidente che con la Russia non c’è negoziato che tenga, se non partendo dal presupposto, assolutamente inaccettabile che il negoziato deve accettare che Putin fa quello che vuole e che crede entro e fuori dei suoi confini ed il mondo si deve piegare alle volontà, per quanto folli, dell’Orso Vladimiro.
E tanto con buona pace dei pacifisti in buona fede e dei più numerosi pacifisti farlocchi d’antan che continuano in nome di una Pace “da imporre all’invaso”, convincere l’invasore che ha fatto bene e che con un breve intervallo può riprendere una nuova invasione. Il Kazakistan docet.
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