Berlusconi fa implodere la cabina di regia della Meloni

La tensione si taglia con il coltello nella maggioranza. Forza Italia contro tutti. In copertina “il tempo che fa” a Palazzo Chigi, disegno originale per lavocenews.it di Rocco Michele Renna.

La redazione

Il ministro di famiglia, Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni, attuale ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare e  capodelegazione in Consiglio dei Ministri di Fratelli d’Italia, prova a gettare acqua sul fuoco: “La cabina di regia? La polemica non esiste, stiamo parlando del nulla: ovvero di una proposta che non ha avuto seguito”.

Il coordinamento politico per sciogliere i nodi della manovra -mormorano i i Colleghi in attesa dinanzi a Palazzo Chigi- è naufragato prima di salpare. Giorgia Meloni aveva dato incarico a Lollobrigida di parlare avantieri agli alleati, allo scopo di disinnescare la mina dell’altissimo numero degli emendamenti, soprattutto avanzati -insieme a pregiudiziali pesanti- da Silvio Berlusconi.

Forza Italia, si era opposta alla proposta di Lollobrigida, osservando che il coordinamento dei lavori sulla manovra, spetta alla commissione Bilancio presieduta dall’azzurro, Giuseppe Mangialavori.

Mariastella Gelmini per il Terzo Polo: “Si scrive cabina di regia ma si legge divisioni nella maggioranza“.

A Meloni urge stringere i tempi. Incombe l’esercizio provvisorio, teme uno sgambetto da parte degli alleati, e riteneva la cabina di regia un parafulmine adatto. Ma per smussare gli angoli vi ha dovuto rinunciare. Gli oltre tremila emendamenti saranno esaminati in commissione Bilancio. Da li, pretende Berlusconi, partiranno le proposte “che saranno segnalate e accolte dal governo”.

E chi ha presentato più emendamenti in assoluto è Forza Italia. Lollobrigida smussa: “La mia proposta va oltre le decisioni sulla legge di stabilità: io avevo suggerito un tavolo permanente di confronto fra le principali forze della coalizione. Su questo non vedo difficoltà. In ogni caso, non ci sono stati sviluppi: l’idea di una cabina di regia specifica per la manovra non c’è“.

Ma Berlusconi resiste ad oltranza sull’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro e sugli sgravi contributivi per chi assume under 34. Si mette si traverso il sottosegretario Claudio Durigon per la Lega, provocando gli azzurri: per l’aumento a 660 euro delle pensioni minime “non ci sono le risorse, lo faremo durante la legislatura“. Sulla decontribuzione interviene il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, secondo il quale “ci sarebbero margini per arrivare da 6 a 8 mila euro di “sconto” per assunto“.

Tensione alla stelle dunque fra Meloni e Berlusconi. Nel vertice di maggioranza la Primo Ministro chiede chiarimenti ai capigruppo azzurri Alessandro Cattaneo Licia Ronzulli, sullo scudo fiscale per le società sportive. La Meloni conclude: “È insostenibile”. A un filo dalla rottura la Ronzulli si sarebbe ricordata che di tratterebbe di una proposta personale di Claudio Lotito.

Il lavoro in commissione Bilancio, comincerà martedì per varare un testo “definitivo” per l’aula, entro il 20 dicembre. Ultimo termine per l’approvazione da parte del Senato il 31 dicembre. Data fatidica, sia per scongiurare l’esercizio provvisorio, che gli alleati della Meloni sventolano come una minaccia “ricattatoria” per ottenere di tutto di più, sia perché entro detta data occorrerà completare gli obiettivi previsti dal Pnrr.

C’eravamo tanto amati, è finito ancor prima della fine del viaggio di nozze. Inconvenienti dei rapporti a tre? Il quarto non conta e tace.

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