In Italia “il popolo sovrano” che fine ha fatto?

La riforma Nordio della Giustizia, è improponibile, a prescindere dal merito.

Gianvito Pugliese

Ascoltare nel video surriportato il Ministro Nordio parlare della riforma della giustizia nella sua relazione alla Commissione giustizia della Camera dei Deputati, rivolgendosi alle opposizioni e contestandone le loro affermazioni nei suoi confronti, rende da un lato il senso del cortocircuito interno a questo Governo ed alla maggioranza che lo sostiene, mentre dall’altro dimostra l’assoluto arrogante atteggiamento di disprezzo nei confronti di quel “popolo sovrano” di cui parla l’art. 1 della nostra Carta Costituzionale, che così recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione“.

Prima di proseguire questo discorso per un attimo chiarisco il “cortocircuito”. Mentre Giorgia Meloni ed il Ministro dello Spettacolo Sangiuliano in conferenza stampa ci spiegavano che è inopportuno nel Paese l’uso di parole inglesi, lesivo degli interessi nazionali ed assolutamente da vietare nel “burocratese”, il linguaggio con cui vanno scritti atti legislativi, regolamentari… il Ministro Nordio, l’avete sentito, faceva l’apologia del sistema giudiziario americano. Povero “Corpus iuris Iustinianeum” che brutta fine stai facendo!

Non entro, per oggi, nel merito delle considerazioni del Guardasigilli (il Ministro della Giustizia) sulle intercettazioni, con dotte citazioni che vanno da Senofane (ndr. da Colofone) ad Heghel, mi limito qui ad alcune considerazioni sulla proposta del Ministro della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Sia chiaro non è io riservi la critica al solo Nordio, per antipatia o scarsa simpatia nei suoi confronti, non ho risparmiato aspre critiche , che ritenevo doverose, alla Guardasigilli del Governo Draghi, Marta Cartabia, già Presidente della Corte Costituzionale, a proposito del suo decreto legislativo sulla presunzione d’innocenza… con punizioni “esemplari” a carico di magistrati ed altri pubblici ufficiali che divulgassero notizie in merito ad indagati, imputati… A prescindere dalla violazione dell’art.21 comma 2 della Costituzione della Repubblica italiana, il più profondo limite era ed è quello della pericolosità della mancata, se non omessa, informazione dei cittadini.

Voglio anche far finta di credere che Nordio ritenga davvero che la divisione delle carriere, che intende proporre, non sia il primo passo verso la fine dell’autonomia della magistratura requirente (i pubblici ministeri), che una volta separata dalla potente magistratura giudicante, non ha in realtà scampo. Berlusconi non ne fa mistero di volere il P.M. quasi all’americana, ed anche se non arriva (al momento) a volerne fare una carica elettorale o di nomina politica, come spesso in Usa, vuole i P.M. dipendenti dal Ministero di Grazia e Giustizia ovvero dal potere politico. Così, il Presidente di Forza Italia, che con i P.M., da tangentopoli ed anche prima (lodo Mondadori) non ha un rapporto idilliaco, già festeggia che non si dovranno più affrontare battaglie politiche in parlamento per creare scudi penali e simili. Sarà il Cdm (Consiglio dei Ministri) a “suggerire” al Guardasigilli quali reati perseguire e quali accantonare, perché è inutile illudersi, il carico medio di fascicoli per PM non scenderà a livelli umani, né saranno assunti tanti P.M., cancellieri, coadiutori, ufficiali giudiziari… in modo che gli uffici del pubblico ministero possano smaltire l’ormai endemico arretrato. Per cui, la scelta di cosa perseguire e cosa no, s’imporrà domani, come s’impone oggi, ma non la farà più, come ora, liberamente il magistrato, rispondendone eventualmente al Csm (il Consiglio Superiore della Magistratura -organo di autogoverno della medesima) ed alla sua coscienza, ma sarà il potere politico a decidere per lui. Dopo l’impossibilità -salvo rarissime eccezioni- di ottenere in Italia un’autorizzazione a procedere, ad intercettare, ad indagare a carico di parlamentari di maggioranza, come di opposizione, c’è qualcuno che nel Paese non sappia fare l’elenco dei principali reati perseguiti nel prossimo futuro? Il furto di mele, galline, pacchi di pasta… Rav ed appartenenza alle Ong.

Ma sono disposto a concedere al dott. Nordio il beneficio d’inventario, perchè no: dunque, lui ritiene di avere la forza d’impedire ai leader dei partiti di maggioranza di far proporre e votare emendamenti della stessa maggioranza al suo disegno di legge. Se ci crede lui, a me qualche dubbio resta. E resta, comunque, un fatto ineludibile di cui si parla pochissimo anche se davvero fondamentale. Il 13 giugno sono stati resi noti i risultati dei cinque referendum abrogativi di provvedimenti sulla giustizia da questa testata puntualmente pubblicati. I numeri della disfatta elettorale per i proponenti di tutti e cinque i quesiti sono più o meno sovrapponibili. Al terzo quesito (“Separazione funzioni dei magistrati”) l’affluenza è stata del 20,93%; hanno votato 9.665.587 (20,93%), Schede bianche:  658.641 Si 6.536.480 (74,01%) No 2.294.964 (25,99%). In soldoni hanno votato poco più del quinto degli aventi diritto, e di questi poco meno di tre quarti erano favorevoli al SI. In soldoni era favorevole alla separazione delle carriere il 15%, decimale in più o meno, degli aventi diritto al voto.

Non è un voto espresso nella notte dei tempi, ma scarsi sei mesi orsono.

La domanda al Presidente Meloni ed al suo Ministro Nordio è: “Ma il parere del “popolo sovrano” in nome del quale dite di governare (in realtà con meno del 29,5 degli aventi diritto al voto) non conta assolutamente nulla“?

Non sarebbe una novità: il popolo sovrano votò a larghissima maggioranza i referendum costitutivi sulla legge elettorale ottenendo il ripristino del sistema proporzionale, il voto di preferenza, l’abolizione delle liste bloccate. I partiti, tutti insieme appassionatamente, a dire il vero, fecero il gioco delle tre carte e vanificarono la volontà popolare.

D’altro canto Draghi è stato costretto, o quanto meno indotto, alle dimissioni da Presidente del Consiglio, mentre nei sondaggi più autorevoli era, primo assoluto, al 67,91% di gradimento.

In altri Paesi, profondamente e radicalmente democratici, queste cose non potrebbero essere accadute e non starebbero per accadere. Ma siamo in Italia. Parafrasando Michele Campione, “il giornalista di Puglia”, mentre scrive di Bari: “l’Italia non è un Paese povero, è un povero Paese”. Non mi pare sia possibile conclusione diversa.

A proposito, se mi doveste rispondere, avvisatemi, che mi siedo: lo choc per una risposta, quale che sia potrebbe essere eccessivo.

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