Eva Kaili, vice presidente del Parlamento europeo, è stata arrestata
Per gli gli europarlamentari, se colti in flagranza di reato non esiste l’immunità. Evviva l’Europa.
Gianvito Pugliese
L’arresto di Eva Kaili, uno dei 16 vice presidenti del Parlamento europeo accusata di reati davvero pesanti, ha lasciato Bruxelles “attonita… stordita da” uno “schiaffo“, scrive il corrispondente del più autorevole quotidiano generalista italiano.
Nell’abitazione della quarantaquattrenne vice presidente, parlamentare europea socialista greca ed ex presentatrice televisiva, la polizia giudiziaria avrebbero rinvenuto “borse di banconote“, che come afferma il quotidiano belga di lingua francese L’Echo: “è l’elemento decisivo che ha fatto scattare il fermo della Kaili“.
A differenza del nostro Paese, dove finanche le intercettazioni indirette (quelle che avvengono mentre si intercetta un soggetto diverso) sono o sarebbero soggette ad autorizzazione parlamentare se col soggetto intercettato parla il parlamentare o semplicemente due terzi riferiscono fatti che riguardano il parlamentare, e non gli arresti, ma la semplice autorizzazione a procedere (ovvero aprire un fascicolo d’inchiesta o d’indagine) è sottoposto alla preventiva autorizzazione espressa dalla Camera a cui il parlamentare appartiene (Camera dei Deputati o Senato della Repubblica), un europarlamentare, ove sorpreso in flagranza di reato, non gode di immunità. E per flagranza di reato la giurisprudenza europea intende anche prove inconfutabili del reato commesso. Nel caso di specie le borse di banconote.
Per evitare la reiterazione del reato ovvero la prosecuzione dello stesso -per i reati che si protraggono nel tempo, classico esempio il sequestro di persona), la forza pubblica è tenuta a procedere immediatamente al fermo del sospettato, salvo poi avviare la procedura di autorizzazione a procedere, da parte della magistratura, non del Parlamento europeo
Unitamente alla Kaili, sarebbe stato fermato anche il padre di lei, in quanto pure “sorpreso in flagranza di reato mentre maneggiava le banconote“. Il fermo di polizia è stato commutato in arresto da Michel Claise, giudice istruttore e di prima istanza di Bruxelles.
Gli stessi reati sarebbero stati contestati a (Pier) Antonio Panseri, ex parlamentare europeo del Pd, arrestato insieme alla moglie e alla figlia ma In quest’ultimo caso si è resa necessaria una richiesta di arresto europeo, che è scattata al termine della prima fase delle indagini preliminari per “associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio connessi all’ intensa attività di lobbing compiuta a favore degli stati del Qatar e del Marocco“. Panseri, iscritto attualmente, nelle liste di Articolo Uno questa mattina è stato sospeso dal suo stesso partito.
Da quanto si è appreso in ambienti giudiziari, sulla base degli atti notificati, detti Stati “avrebbero evidentemente pagato tangenti per ottenere corsie preferenziali a loro favore nei rapporti con la Unione Europea“.
Un filone d’indagini che promette di riservare ulteriori sorprese. Vi terremo informati.
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