Il Coronavirus mette in ginocchio anche il mondo dello spettacolo.

Il coronavirus è una calamità anzitutto per la salure, ma anche per l’economia. Ma non sono solo gli industriali e gli artigiani a soffrirne, Per gli artisti, qualunque sia il ramo, ora la fame è più nera di prima. Un focus su questo settore sarebbe auspicabile

Maria Catalano Fiore

In questi giorni si calcolano 18 milioni di danni per teatro e cinema, concerti ed eventi annullati con 4.000 posti di lavoro a rischio.

Il mondo dello spettacolo, già altalenante da tempo a seguito della crisi economica, sta subendo un ulteriore grosso danno. Come in politica, sempre alla ricerca di un compromesso: io ti do una cosa a te, tu mi dai una cosa a me. Sempre alla ricerca di contributi da questo o quel partito o movimento. Radio e Televisione, poi, sono in crisi profonda da tempo. Oggi tra la televisione pubblica e privata c’è una gara a chi smercia più programmi privi di qualsiasi base culturale. Eppure, abbiamo autori bravissimi che potrebbero alzare il livello qualitativo dei programmi. Purtroppo. a molti di loro non è permesso entrare nel gotha televisivo per interessi particolari. Se questo è l’attuale mondo dello spettacolo. e cioè una delle nostre più alte espressioni culturali. dobbiamo darci parecchio da fare perché risorga e si rivitalizzi. bisogna sensibilizzare un pubblico ormai addormentato.

Una riflessione di qualche tempo fa. Aldo Tirone, un mio amico, valido Docente dell’istituto di Cinematografia Sperimentale, a Roma, chiedeva: “Forse il finanziamento pubblico per alcuni settori dello spettacolo è un fatto immorale. Perchè? Perchè se è giusto finanziare con denaro pubblico un fatto culturale, una creatura artistica, bisogna anche finanziare quei pittori, scultori e musicisti, che pur realizzando magnifiche opere non trovano spazi e mercati per promuovere le loro idee creative. Un paese che non aiuta a far crescere il mondo della cultura e dello spettacolo nella sua piena libertà è destinato alla tristezza. In questi giorni, già tristi di per sè, il destino sembra segnato:solo morire di fame. Questi Artisti, giovani o meno giovani, hanno studi, gavetta e sacrifici alle spalle ed ora si ritrovano a lottare per il vivere quotidiano. Ad uno scenografo, che conosco, sono piovute disdette di lavoro per quasi un anno intero….cosa può fare in questo clima già di profonda recessione a più di 40 anni ???

Lo voglio ricordare a quanti ritengono che si debba intervenire solo per tutelare gli industriali medi e grandi ed i loro operai . Sacrosanto, per carità. Vero, infatti, che senza industria non si crea lavoro. Ma anche senza teatri, mostre e, soprattutto pubblico, non c’è lavoro per chi il 27 non l’ha mai avuto ed ha dato tutto se stesso al prossimo ed al Paese, oltre che in progresso culturale e sociale, anche in termini di attrazione turistica. Perchè il sole, il mare, la buona cucina la perfetta accoglienza sono fondamentali, ma il turista non mordi e fuggi, vuole qualcosa di più e quel qualcosa sono mostre, concerti, spettacoli.