Giorno 341

Fa scissa, anzitutto, la nuda realtà dalla propaganda dei belligeranti. D’altro canto l’occidente non ha interesse ad offrire alla Russia informazioni sui mezzi di cui disporrà l’alleato. In copertina l’F16 tanto agognato dall’Ucraina.

Orio Giorgio Stirpe

Torniamo a parlare di carri armati.

Ho volutamente taciuto durante gli schiamazzi seguiti alla conferenza di Ramstein, perché era evidente come le cose non fossero ancora assestate e, quindi, fosse inutile discutere di risultati che ancora non erano definitivi: un po’ come commentare una tornata elettorale prima di disporre dei dati definitivi.

Ho trovato divertente (e anche un po’ frustrante) leggere i primi commenti, sia quelli che esultavano per lo sblocco delle consegne dei carri all’Ucraina (che mai era realmente stato in dubbio negli ultimi mesi), sia quelli che ironizzavano sui numeri apparentemente scarsi (a che servono 44 carri?). Il divertimento ovviamente derivava dall’evidente atteggiamento infantile di certi personaggi che si ritengono seri, mentre la frustrazione deriva dalla mera constatazione di come la stragrande maggioranza della gente ancora non abbia capito come quasi nulla di ciò che si legge sulla guerra va preso come un dato definitivo: ogni informazione è dinamica e rappresenta un aggiornamento della precedente in attesa della successiva.

Quando leggiamo che la rete infrastrutturale energetica ucraina è “sotto il 50%”, questo è il dato di OGGI (o più probabilmente di ieri); se poi ne viene colpito un ulteriore 10% (ammesso che si possa fornire un dato così netto), questo non significa essere scesi sotto il 40%, perché nel frattempo ne è stato riparato magari il 30% e quindi siamo intorno al settanta. Allo stesso modo, se vengono annunciati “44 carri armati in consegna”, non significa che ne verranno consegnati SOLO 44, ma che per 44 si è già deciso tipo, tempi e modi di consegna in via ufficiale; ma proprio perché 44 non servono a molto, è ovvio che per gli altri si sta ancora lavorando e che semplicemente non si dispone di cifre ufficiali al momento.

Questo vale un po’ per tutto: i numeri ufficiali sono una cosa, tempi e quantità definitive sono un’altra. Spesso questi ultimi non sono ancora noti, e ancora più spesso se pure lo sono non vengono divulgati per ovvie ragioni. La comunicazione però cercherà, comunque, di dare enfasi alla sua notizia, e chi la apprezza la prenderà per oro colato…

Quindi chiariamolo subito: 44 carri sono quelli già selezionati e pronti alla consegna, e sono utili solo per l’addestramento preliminare del personale istruttore ucraino, cioè di quei militari ucraini che successivamente dovranno addestrare a loro volta gli equipaggi carri.

Per equipaggiare le Brigate necessarie a condurre una controffensiva efficace per ricacciare i russi oltre il confine ne occorrono molti di più: 300 sono lo stretto indispensabile per tentarla, 600 rappresentano un quantitativo congruo per eseguirla con successo, e qualsiasi numero superiore rappresenterebbe una convincente garanzia di vittoria.

Ora io non so ancora quale sarà il numero finale, e dubito che qualcuno ancora lo sappia con esattezza. Men che meno credo sia possibile parlare di tempi esatti di consegna. E anche nel momento in cui numeri e tempi siano definiti, sarebbe ragionevole tenere il dato secretato per un po’ onde evitare di fornire ai russi informazioni preziose.

Quel che veramente conta è che il meccanismo di consegna dei carri armati, che era nella logica delle cose ma non si era ancora messo in moto, sia finalmente partito.

Lo spettacolo del “come” questo meccanismo si sia messo in movimento è stato indubbiamente penoso. Non c’è dubbio che la classe politica europea non sia nel suo complesso all’altezza della situazione: i problemi di politica interna continuano a inceppare meccanismi che dovrebbero muoversi molto più agevolmente nel corso di una crisi così pericolosa, e i tentativi del Cancelliere Scholz di evitare di irritare fasce di elettorato o specifici gruppi di potere che supportano il suo partito sono stati patetici. Alla fine la Rheinmetall (che produce i Leopard esportati in mezzo mondo) rischia di perdere centinaia di ordinazioni a vantaggio del consorzio che produce gli Abrams…

Già: il problema Abrams. Diciamolo subito: gli Abrams, specialmente le loro ultime versioni, sono carri eccellenti, molto probabilmente superiori ai Leopard 2 in quasi tutti i campi… Ma non per questo sono più idonei per equipaggiare gli ucraini.

Gli Abrams costano molto di più, ma soprattutto sono MOLTO più costosi e complicati da mantenere, ed hanno una logistica molto più complessa. Riceverli guerra durante, e per di più assieme a carri di altro tipo, complica la logistica di chi combatte in maniera molto elevata: per questo motivo personalmente considero un errore l’invio di entrambi i tipi di carro… Senza menzionare che le consegne degli Abrams richiederanno molto più tempo, e quindi alla fine rappresentano solo una costosa e inutile foglia di fico per Scholz.

Quindi a che punto siamo?

Il fatto stesso che l’iper-presenzialista Zelensky abbia smesso di invocarne la consegna, indica chiaramente come ormai numero di carri in arrivo, tempi di consegna e modalità di gestione siano definiti in misura sufficiente e soddisfino i requisiti del generale Zaluzhny. Il capo politico e quello militare operano chiaramente in perfetta sintonia, e il primo ottiene ciò che occorre al secondo per combattere (anche se a volte i metodi comunicativi possono sembrare discutibili visti dal nostro salotto di casa…). Questo significa che i carri saranno disponibili nei numeri e nei tempi necessari per consentire la controffensiva d’estate.

Detto questo, occorre chiarire un fatto: la consegna dei carri armati rappresenta un importante punto di svolta politico in quanto i carri armati colpiscono la fantasia del vasto pubblico più di quasi ogni altro tipo di sistema d’arma; ma non rappresentano affatto il punto fondamentale.

La manovra corazzata, indispensabile per una controffensiva su terreno aperto che sia al tempo stesso rapida, relativamente poco costosa in termini di vite umane e soprattutto di successo, richiede diversi elementi, e i carri sono solo quello più visibile per l’opinione pubblica.

Un altro elemento fondamentale è l’artiglieria semovente, capace di seguire l’avanzata dei carri e di accompagnarla e sostenerla con il fuoco. Gli ucraini dispongono di un numero appena sufficiente di pezzi semoventi, ma il problema del munizionamento non è ancora risolto e dovrà esserlo per tempo: attraverso l’importazione dall’India (e altri Paesi minori che dispongano di munizionamento da 152mm di origine sovietica) e la produzione occidentale (soprattutto americana, di munizionamento occidentale da 155mm).

L’elemento più importante in assoluto della manovra corazzata però è un altro ancora: si tratta dei mezzi corazzati da combattimento per fanteria. Questi sono conosciuti sotto un numero incredibile di acronimi differenti che fanno distinzione fra le diverse generazioni di tali mezzi (APC, IFV, AFV in Occidente, BTR e BMP nell’ex-URSS), ma tutti hanno in comune il fatto di essere veicoli corazzati in grado di trasportare una squadra fucilieri al suo interno alla stessa velocità dei carri armati e di consentire loro di combattere da bordo del mezzo. A seconda del modello tali mezzi dispongono di armi di bordo di calibro diverso e anche di missili controcarri che li rendono in grado di affrontare a loro volta i carri armati nemici.

L’Ucraina disponeva solo di relativamente pochi di questi mezzi, e ne ha già ricevuti molti dall’Europa. Recentemente però anche gli USA hanno avviato le procedure di consegna di numeri consistenti del proprio modello (il Bradley), che probabilmente è il migliore esistente in termini di costo/efficacia ed esistente in numeri significativi.

Per una manovra corazzata efficace i rapporti numerici richiedono di massima per ogni dieci carri armati almeno quattro semoventi d’artiglieria e venti mezzi da combattimento per fanteria; insomma, questi ultimi servono in numeri importanti.

Le esigenze di una manovra corazzata in profondità però non si esauriscono qui: occorrono altri due tipi di sistemi d’arma, e guarda caso Zelensky ha appena ricominciato a parlare proprio di quelli. Si tratta dell’occorrente per colpire a distanza le retrovie nemiche, per neutralizzare i centri di Comando e Controllo, gli schieramenti di artiglieria e i depositi logistici avversari e rendere inefficace la difesa: in parole povere, missili a media gittata e aerei da combattimento.

Per i missili, si torna a parlare di versioni a braccio più lungo per gli HIMARS; per gli aerei, si torna a parlare soprattutto degli F-16.

E’ su questi sistemi che si discuterà nei prossimi mesi.

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