La misura è colma
Una catena di aggressioni a danno di avvocati dimostrano che la categoria non è sufficientemente tutelata.
Michele De Marzo
La notizia del collega Cristiano Marinò picchiato all’uscita dello studio non può che addolorarmi. A lui tutta la mia solidarietà, peraltro, già espressa dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati con toni fermi e accesi dal Presidente Salvatore D’Aluiso, il quale non ha mancato di valorizzare la figura dell’avvocato nella società contemporanea mantenendo la barra dritta.
Il pestaggio del Collega è solo l’ultimo di una serie di episodi che ormai si ripetono e alla categoria non resta altro che esprimere il proprio sdegno e la “ferma condanna” del gesto, ma in realtà non accade nulla, non siamo tutelati.
Ricordiamo il pestaggio subito dal collega Roberto Sergio rimasto ad oggi impunito nonostante sia noto l’aggressore, del collega foggiano mentre faceva colazione, o l’omicidio in udienza del collega milanese o le vessazioni subite dal collega nel brindisino che, esasperato, ha ucciso il proprio stalker e tanti altri.
E’ una vita che ci indigniamo, ma gli aggressori non sanno neanche cosa sia la vergogna o l’indignazione. Peggio, ignorano il valore dell’avvocato nella società. Parliamoci chiaro, e mi rivolgo ai colleghi, questi episodi si ripeteranno perchè alla fine agli aggressori non succede niente, forse un decreto penale di condanna o una pena sospesa e lo dico con amarezza.
Ricordiamo a noi stessi che l’avvocato non è il cliente a cui prestiamo assistenza tecnica fuori e dentro il processo e non smetteremo mai di farlo, perchè la legalità e il diritto vinceranno a dispetto di qualche miserabile violento.
Ad maiora.
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