Bansky in Ucraina?
Ben cinque le opere che il noto artista, di murales, ha lasciato vicino a Kiev, capitale dell’Ucraina. In copertina Putin messo a ko da un bimbo judoka
Maria Catalano Fiore
Sono cinque le opere lasciate da Banksy, sulle macerie degli edifici bombardati nei pressi di Kiev. Sinora riconosciuta ufficialmente, ed autenticata, solo una.
L’artista e writer inglese, Banksy, considerato tra i maggiori esponenti della street art mondiale e dall’identità sconosciuta, ha sfidato l’attuale guerra, tra Russia ed Ucraina, per questa sua denuncia. Le immagini sono del fotoreporter Ed Ram diffuse da ieri sui social e dalle agenzie giornalistiche.
Indubbio il suo messaggio: l’arte contemporanea è sempre “specchio dei tempi”, al servizio del sociale. E’ proprio attraverso le armi della poesia, dell’ironia, del paradosso, del sovvertimento del significato, che Banksy affronta, da tempo, tematiche importanti come la guerra, lo sfruttamento minorile, il consumismo, la manipolazione mediatica, l’inquinamento, la povertà.
Cinque sono le attuali opere, nei pressi di Kiev, di forte denuncia, che si sono presentate da un paio di giorni allo sguardo sbigottito dei rari passanti. In una (immagine di copertina) Putin, viene messo Ko da un bimbo judoka che rappresenta il paese invaso, un richiamo anche al biblico Davide contro Golia.
I suoi messaggi però non sono mai di violenza, anzi, tra le rovine di Borodaya, nella regione di Kiev, i murales di Banksy inneggiano alla vita. La forza dell’arte in queste opere è tangibile. Una ragazza fa capriole sullo spigolo di un palazzo crollato.
Dei bambini ondeggiano su una giostra ricavata da una torretta militare di avvistamento.
Una giovane e graziosa ginnasta si allena facendo volteggiare i suoi nastri colorati.
Due bimbi sull’altalena, dipinti su due blocchi di marmo, vogliono simulare, o meglio integrare, in realtà, un cavallo di frisia, ovvero un ostacolo difensivo atto ad impedire l’avanzata del nemico.
Un inno alla pace ed un messaggio sociale di Banksy non poteva mancare, considerando la sua immancabile presenza su tutti i territori di guerra o in caso di alluvioni o come per la pandemia.
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