Calanchi lucani

Amore per la propria terra della scrittrice e del fotografo. Ma al tempo stesso una vena di preoccupazione e di dolore per quanto non è stato mai fatto per lei.

Maria Catalano Fiore

foto di Michele Lotito photographer

I Calanchi lucani sono forme create da madre natura grazie alla friabilità delle terre argillose che hanno reso i Calanchi autentiche sculture della natura fra guglie, pinnacoli e profondi canyon.

Così li descrisse nel suo “Cristo si è fermato a Eboli” Carlo Levi, che in questi posti trascorse il suo periodo di confino, in epoca di regime fascista, dal 1935 e tutto il 1936: …”e d’ogni intorno altra argilla bianca senz’alberi e senza erba, scavata dalle acque in bocche, in coni, in spiagge dall’aspetto maligno come un paesaggio lunare…e da ogni parte non c’erano che precipizi di argilla bianca, su cui le case stavano come liberate nell’aria“. Solo di tanto in tanto si scorge in lontananza qualche suggestivo borgo che, arroccato sui burroni d’argilla, scruta dall’alto le enormi distese dorate e increspate dell’intorno.

Cosa altro aggiungere su questa terra lucana, impastata di sole e d’argilla, che si sgretola sotto il peso del tempo.

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