Damiano Bitritto
Descrivere Damiano Bitritto non è semplice, ci provo e provo ad analizzare le sue opere sempre sorprendenti e sempre collegate ad un filo conduttore, la terra, la natura.
Maria Catalano Fiore
Damiano Bitritto è un personaggio che si descrive da solo con la sua faccia pulita, ma non è un ragazzino, ha famiglia e serietà lavorativa sia nel suo ruolo di docente di tappezzeria e restauro artistico, sia come artista vero. Appena ha tempo, e non è in giro a tenere corsi di formazione, si trasforma in artista, artista che a volte mette a frutto la sua arte su oggetti e mobili, un’arte naturale ma su oggetti in uso.
Lui è un autentico creativo!
Iscritto al nostro concorso, ma fuori gara per un motivo rilevante che conoscerete tra non molto. Provo a ricostruire la nostra conoscenza e quella simpatia ed apprezzamento che è scaturito spontaneamente. Damiano è un personaggio libero e deciso e accetta solo consigli, ma non ingerenze ed è giusto così.
L’arte non va ingabbiata, mai!
Prima di conoscere Damiano mi sono trovata di fronte ad una sua opera “Eva”, era a metà dicembre 2018, in una collettiva di artisti amici, presso una buona corniceria / galleria barese, in vetrina c’era un manichino ricoperto di terra. Ho chiesto notizie, ma conoscevano poco l’autore, l’opera mi incuriosiva. Sono ripassata qualche giorno dopo, il titolare mi ha detto: “La terra si sta asciugando e sfaldando cosa posso fare? Prova a bagnarla con un po’ di acqua con uno spruzzino” bene. Dopo qualche mese ho organizzato una collettiva presso il Colonnato della città Metropolitana di Bari e anche Damiano era tra questi: ha portato altre due opere realizzate con legno e pietra, molto di impatto, ma anche in questa occasione non ci siamo incrociati, mi incuriosiva sempre di più.
Nella sala delle bellissime sedie recuperate, dipinte e tappezzate, certo non in dotazione al colonnato, le aveva lasciate lui. Una esposizione di successo perché abbiamo avuto il piacere di avere, oltre al pubblico, visitatori del settore e gli artisti hanno ricevuto molte proposte per esposizioni ed altro. A fine mostra, finalmente, ci siamo incrociati e scambiati qualche opinione. L’ho incoraggiato a partecipare ad alcune mostre, infatti ha vinto targhe e riconoscimenti in diversi paesi pugliesi. Mi ha raccontato della sua professione, ereditata dal padre che gli dava molte soddisfazioni, soprattutto come docente in corsi di formazione in giro per l’Italia e gli faceva vivere varie esperienze e visitare molti luoghi, acquisire conoscenze artistiche.
Nel settembre 2020 la sua “Eva” (che bagnata aveva fatto germogliare qualche seme contenuto nella terra, e si era trasformata in una vera installazione artistica) trasformata in “Madre Terra” ha partecipato ad alcune mostre.
In altre opere poi, Damiano, ha utilizzato materiali vari anche se la pietra e la terra sono i suoi preferiti. Persino la pietra riesce a frantumare anche con rabbia per alcuni dolori…. La pietra vista come colonna portante di Grandi Costruzioni, Cattedrali, Monumenti….dai primordi in poi: Dolmen, Stele ecc…
Ma poi si rituffa nella terra adeguandola a diversi oggetti. Oggetti di recupero, oggetti antichi/vecchi, oggetti che in una nuova veste e contesto riprendono vita.
Quando riceve committenze per ritappezzare o creare cose per strutture di accoglienza, agriturismi, alberghi, ma anche case private, il suo lavoro va al di la delle scelte si anima di oggetti complementari in cui esprime la sua arte e non solo. Riesce a creare nuovi ambienti in vari stili vintage ed oltre.
Ma è sempre la terra che lo attira, arriva addirittura a riproporre questa sua tecnica nei suoi corsi. Aiuta altri ad immergersi nella natura e nella terra che ci da vita.
Ma oltre agli oggetti, un ultimo manufatto lo ha spinto molto oltre questo semplice recupero: ha creato un lungo tavolo per una struttura alberghiera davvero notevole.
Innanzitutto ha costruito la struttura del lungo tavolo, poi ne ha rivestito la superficie con terra trattata con resine epossidiche (per uso alimentare) e poi ha provocato delle crepe sul piano battendo con un grosso chiodo e martello.
Un primo passaggio di resina epossidica di finitura per il suo CRACKLE’. Anche se Damiano è un autodidatta istintivo, il Cracklé è una vera tecnica pittorica che mira ad anticare oggetti attraverso la screpolatura: dai vasi alle Cornici, dalle piastrelle ai mobili e persino alle pareti.
Attraverso questa pratica si ottiene un effetto davvero particolare, dopo l’asciugatura completa. L’asciugatura è importante per l’effetto finale e per l’utilizzo dell’oggetto o mobile ecc…poi un’ultima finitura il colore si impossessa delle fessure dei “cretti”.
Alcuni grandi artisti si sono avvalsi di questa tecnica per alcune grandi opere. Ad esempio Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza1995), che parte da una lunga carriera sperimentale tra catrami, iute e sacchi da riutilizzo sino ai suoi “Cretti” nei quali inizialmente impiegava un impasto di bianco di zinco e colle viniliche, cui aggiungeva solo dopo delle terre. Un procedimento inverso, di quello adottato da Damiano, con effetto simile, ma diverso, soprattutto perché destinato a grandi superfici come il “Sudario di cemento” con cui Burri ha rivestito i resti dell’abitato terremotato di Gibellina, nella Valle del Belice. Con i suoi 90.000 mq. è il più famoso esempio di “Land Art” (Arte sul territorio) a livello mondiale.
I cretti costituiscono una delle serie più famose di Alberto Burri, L’artista comincia a realizzarli nel 1973 (Bianco Cretto, Grande bianco Cretto) sino al 1976 quando passa ai “Cellotex” (materiale utilizzato in edilizia come isolante e realizzato con una mistura di colle e segatura di legno) superfici o bianche o completamente nere su cui si dipana un fitto intreccio di crepe e screpolature. L’aspetto assomiglia a quello di terreni argillosi crepati dopo lunghi periodi di siccità.
Nel 1996, Burri, produce un altro “Cretto” di grandi dimensioni il “Grande Cretto Nero” esposto nel giardino dell’Università di Los Angeles.
Altri esempi abbiamo in arte, ma Damiano ha intrapreso un percorso tutto suo non puntando solo ed esclusivamente su questa tecnica.
La sua anima di artista lo sta portando ad installazioni in cui mette in gioco tutto se stesso con gli elementi naturali e che, vedremo in seguito, lo porteranno lontano.
Il discorso dell’arte è uno solo, da sempre:” Saper creare e trasmettere al pubblico emozioni, se questa empatia non scatta, puoi essere un bravissimo “mestierante” ma non sarai mai un’artista”.
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