Eduard Munch il pittore che dipinse l’agonia

Eduard Munch è stato uno dei maggiori pittori dell’espressionismo. Permeato di profondo dolore personale, lo ha saputo esprimere in maniera magistrale. Soprattutto nel periodo della spagnola. Il suo Urlo in copertina.

Maria Catalano Fiore

Eduard Munch, pittore norvegese (1863-1944), di famiglia intellettuale, nipote dello storico P.A. Munch, è considerato uno dei maggiori interpreti della stagione simbolista degli anni 80 e 90 dell’800, di cui anticipò l’esasperazione e la violenza cromatica, sino all’espressionismo.

Prima dei vari drammi “Autoritratto con la sigaretta accesa ” 1895

Al sentimento profondo e malinconico della sua natura, Eduard Munch unì un senso doloroso dell’amore e della morte. Tanto in opposizione ai valori medio borghesi, influenzando, pur dalla Norvegia, grandemente l’espressionismo tedesco. La sua giovinezza fu un periodo costellato di grandi disgrazie famigliari. Viaggiò un po’ per l’Europa. Soggiornò per breve tempo a Parigi, poi in Italia e Germania. Scelse di vivere, prevalentemente, vicino ad un fiordo, non lontano da Oslo. Tra il 1908-1909 ebbe un tracollo nervoso che lo costrinse in clinica.

Notte insonne, autoritratto con turbamento

Si stabilì definitivamente in Norvegia. Purtroppo. nel 1918 contrasse la Spagnola (epidemia durata dal 1918 al 1920). Munch, oltre a star male davvero, ne era ossessionato, ogni giorno eseguiva un suo autoritratto ,olio, carboncino, matita, dipendeva dalle forze, per constatare e documentare il suo progressivo decadimento a poco più di 50 anni.

Sulla poltrona, con febbre 1919

Proprio in questo periodo realizzò il più considerevole numero di dipinti, con questa progressiva sensazione/ossessione dell’avvicinarsi della sua morte. Simbolismo ed espressionismo si fondono e si evolvono in questa disperazione di un uomo solo, non ha più famiglia, né molti contatti, in queste esplosioni di dolore urlate in solitudine

Eduard Munch “Autoritratto dopo l’influenza spagnola”1919

Per sua fortuna, e nostra per le altre opere che ha lasciato, guarisce, e si ritrae nuovamente. E’ molto provato, piegato, guance scavate, occhi cerchiati, indumenti un po cascanti, ma è vivo e quasi non ci sperava, considerando la perniciosità della malattia, estesa in tutto il mondo. Resta comunque, nel suo quasi isolamento per tutto il resto della vita, alternando momenti di calma a stati di profonda inquietudine.

Eduard Munch “vagabondo di notte” 1929

La sua eterna inquietudine lo terrà sveglio anche di notte, e si ritrae, non ha pudore di mostrare la sua vulnerabilità. E’ la vita che ha scelto.

Ed andrà avanti sino al 1944, quando morirà, in completa solitudine ad 81 anni, lasciando alla città di Oslo oltre 1000 dipinti, appartenenti alle sue varie fasi pittoriche.

Penso che per lui parlino le sue opere, cosa può provare un uomo che ha già perso tutta la famiglia e che ora sente anche la sua vita sfuggire giorno per giorno, poi la ripresa e l’inquietudine, la paura del domani. Lascio a voi le conclusioni.

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