Emily Maggi – Steve McCurry
EMILY MAGGI, vicino ad una delle sue opere, una specie di autoritratto ed una denuncia sociale. Nella sua arte si riflette il messaggio della fotografia di Steve McCurry
Maria Catalano Fiore
Cosa potrebbe legare questi due personaggi ?
Un fotografo pluri- premiato, Steve McCurry, tra l’altro vincitore per questa foto, apparsa su molte copertine, nel 1985, del Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, americano, nato a Filadelfia nel 1950, che ha spaziato con i suoi reportage in più generi, dalla foto di strada, a quella di guerra, a quella urbana, ai ritratti. E’ appunto questo ritratto, di Ragazza afghana, che fa decollare definitivamente la sua carriera.
Una pittrice di area tarantina Emily Maggi, molto più giovane, che segue la sua carriera artistica e studiando, e provando e riprovando riesce a cogliere quel bagliore che Steve McCurry imprime nei suoi ritratti. Da sempre segue le sue gesta rocambolesche ammirata, e da sempre è immersa in quel sociale urbano che offre la Taranto attuale, in certi posti, non dissimile da quelli immortalati da Steve McCurry in reportage urbani o di guerra. A Taranto si combatte per la sopravvivenza vitale e materiale, tra l’indifferenza della nazione.
Quando, a metà degli anni 80 Steve McCurry, travestito con costumi/abiti tradizionali, ha attraversato i confini tra Pakistan e Afhaghistan, rientrando con rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti è stato semplicemente un pazzo geniale, il primo che è riuscito a documentare le conseguenze umane di quella guerra disumana ed ignorata.
Steve McCurry, come fotografo, mostra i volti della gente, le sue foto sono radicate nell’animo di quella gente, lo scatto avviene nel momento in cui quella persona si mette a nudo.
Anche Emily Maggi cerca di cogliere i volti della gente, di gente provata dalla guerra e della sua Gente Tarantina.
Cosa dire dei cumuli di inchieste, passaggi di proprietà di quel mostro della ex IlVA di Taranto? da decenni si discute, si girano documentari, si insabbiano come Viaggio in Italia di Sergio Zavoli, a cui io stessa ho fatto da guida in alcune zone di Puglia, sia a titolo amichevole che come rappresentante della Soprintendenza, su Chiese e altri manufatti abbandonati, nella piana di Taranto, poichè fortemente inquinati. Addirittura il Complesso 600esco di San Domenico, Chiesa e Convento, proprio nel comprensorio ILVA, restaurato, con fondi pubblici, per farne uffici o un Museo. Ma quale pazzo di sarebbe andato?
Emily Maggy fa questa denuncia, Stiamo distruggendo i quattro elementi che compongono il mondo Aria, Acqua, Terra e Fuoco che in equilibrio tra di loro costituiscono madre natura. Ma quanto tempo ci resta?
Quanto tempo ci resta per completare questo scempio? Quando capiremo sarà ormai troppo tardi e i granelli della clessidra esauriti. Possiamo solo avere speranza e fare qualcosa per fronteggiare questa dissoluzione?
Steve McCurry ha sempre negli occhi la vulnerabilità di quella ragazza accampata nel campo profughi. Torna in Pakistan nel 2002 e gira e rigira, riesce a ritrovarla. Lui non ha mai rivelato la sua vera identità, per proteggerla soprattutto. Il nome di questa donna ormai, dopo 17 anni di sopravvivenza, in quelle condizioni è Sharbat Gula. Ha la pelle segnata da rughe, ma lo sguardo e l’animo sempre straordinari come lo era anni prima animata sempre dalla speranza. Anche Emily Maggi assorbe questo messaggio, di denuncia e di quasi speranza di riuscire a sopravvivere.
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