Emily Maggi testimonianze
Una artista che sta raggiungendo la sua maturità attraverso i disagi del condividere un ambiente poco attento all’uomo ed alla sua salute. Le sue figure sono quasi maschere di denuncia, grida silenziose ed inascoltate.
Maria Catalano Fiore
Emily Maggi è nata e vive a Massafra (Ta), appassionata sin da piccola al disegno, dopo la scuola dell’obbligo inizia il suo percorso artistico studiando attentamente, prendendo spunto dalle opere dei grandi, presso il Liceo Artistico Lisippo di Taranto, per poi iscriversi ad un corso di trompe d’oeil ed arte della decorazione presso una scuola fiorentina. Da questo momento comincia la sua sperimentazione sull’uso del colore. Comincia a prediligere i ritratti. Usa la sua arte, in continua evoluzione, infatti, soprattutto in ritratti, è sempre alla ricerca di se stessa, come nel suo autoritratto, o di qualcosa, come un mezzo per dar voce alle proprie emozioni. Nella tela Io sono così si confrontano e fondono. Lei, la sua famiglia, le sue radici, la citazione della sua città, quasi in un unico volto, come una sua anima che trasmette e vuole esplodere pur non usando tinte violente.
Creare……il nulla, proprio le ultime notizie sono agghiaccianti, persino lo slogan di lavoro si vive non si muore è sparito. Ecco Emily, donna del posto. con il capo reclinato, rassegnato, a quelle morti, a quell’aria sporca, quelle ciminiere presagio di un ulteriore mostro nel deserto. E’questo un mondo sporco, lo è nell’aria, nella gente infetta, incattivita sempre più, che fa cose impensabili sino a ieri. Gente che pensa solo al proprio ego e finisce con il rinchiudere i vecchi, i propri cari, in una gabbia, aspettando la morte terrorizzati e inermi, come questo povero vecchio dagli occhi ancora limpidi con un barlume di speranza,ma ormai marchiato da un numero.
E’ questo il nostro mondo? Quello che abbiamo voluto, cercato, in alcuni casi? Ma per Emily comunque non è tutto catastrofico, i suoi colori sono ancora limpidi. Lei vive l’arte attraverso le sue sensazioni momentanee, imposta le sue figure su sfondi quasi metafisici, ma, in realtà, tristemente reali, il taglio della luce, la scelta e la combinazione dei colori creano scene dove lei donna diventa protagonista e, pur senza voce, denuncia luoghi e situazioni. Le sue tele suscitano emozioni profonde, espresse con tecniche personali che impreziosiscono la sua fatica artistica.
Ma poi, del resto cosa è questo mondo ?
Come si può definire questo mondo? uno stemma inutile, vuoto, dove troneggia l’immagine di un pagliaccio, uno dei tanti che sbeffeggia chi lo guarda, sullo sfondo un povero Arlecchino provato dalla fatica di trascinarsi un baule, probabilmente, ricolmo di tutto il male la tristezza e la sfiducia di questa epoca.
Però Emily Maggi conserva il suo però, la sua speranza , in un visino.
Si è il viso della sua bimba che rappresenta tutto il suo futuro, il nasino rosso da pagliaccio, per sbeffeggiare un pò, e la serenità nello sguardo.
Questa per me è una artista, appena trentenne, ma già matura, pronta a darci opere, con contenuti sociali e tecniche estremamente valide..