Finalmente!
Si ricomincia a vedere qualche mostra personale degna di note, progettata e ben allestita presentata e con performance esplicative. In foto personale di Biagio Monno con Roberto Capriuolo e la ballerina /Gea la Terra.
Maria Catalano Fiore
Finalmente riprendono le mostre d’arte, personali ed altro, però si torna anche al solito problema di gestione di queste esposizioni: dalle grandi mostre istituzionali, alla Biennale, con tutti i suoi pro e contro, alle Fiere d’arte dove la presenza delle Gallerie cala sempre più e crescono gli affittacamere, addirittura gli “affitta chiodo”.
Il vero problema è il mercato dell’arte che pare avvenga solo attraverso grandi aste o vendite tramite Gallerie consolidate: chi acquista vuole essere garantito, poiché l’arte attualmente è un mezzo di investimento, non di puro piacere di esposizione. L’arte patisce molto questa situazione degradante.
Cosa succede? Succede che alcune opere raggiungono, in asta, prezzi strabilianti, ma non c’è posto per gli emergenti, tranne che non si autofinanziano o che non trovino sponsor che credono in loro, o nei casi più fortunati Galleristi della vecchia scuola disposti ad investire in cambio di opere.
Il quadro è abbastanza desolante anche se ultimamente ho visitato e recensito con piacere due personali di artisti qualificati e con parecchi anni di esperienza alle spalle: Biagio Monno ancora in itere in questi giorni a Bari all’interno della Chiesa Barocca di Santa Teresa dei maschi e Roberto Capriuolo in personale dall’8 marzo prima a Matera nel Quartiere Sassi, poi a Gravina, sino a metà settimana presso il Museo Civico cittadino
Entrambe le mostre sono state da noi recensite e presentate con ampio servizio giornalistico.
Sia Biagio che Roberto hanno sviluppato prima un preciso progetto espositivo, Biagio laureato in Accademia delle Belle Arti di Bari ha distribuito le opere per trittici e significati.
Roberto si è avvalso per il suoi ambienti espositivi molto particolari: Chiesa Mater Domini ed Abitare Canario, nel quartiere Sassi, della progettazione e collaborazione dell’arch. Marcella Gravela, nonché di sperimentazioni fotografiche. In entrambe le personali sono stati progettati degli appositi supporti, con base in tufo, attraversato da cavi elettrici e luci per creare una stupenda atmosfera.
Le serate sono state arricchite, ulteriormente da performance esplicative su versi e musiche creati e anche, in parte interpretate, da Roberto Capriuolo.
Degna di nota questa sinergia artistica pur dipingendo e creando opere e contenuti diversi. Questo è vero spirito collaborativo tra artisti che rende alla fine il prodotto artistico vincente, incanta il pubblico e spinge alle vendite.
D’altro canto ho ricevuto inviti e locandine di collettive che mi hanno lasciato molti dubbi. Artisti bravi che, per rientrare nelle spese hanno accettato di esporre opere non compatibili con le loro, né per contenuto, né per qualità di tecnica e/o materiali usati. Io che sono abbastanza schietta, oltre ad avere 40 anni di esperienza espositiva alle spalle, e nei limiti di conoscenza ed amicizia ho chiesto “Ma quello/a con te che ci fa?” Hanno fatto spallucce un po’ tristi, rassegnati, quasi a giustificarsi. Comprendo bene che un locale ben attrezzato ha dei costi, locandina, inviti e un minimo di rassegna stampa anche, però in questo caso i quadri migliori vengono sottovalutati e raramente venduti.
I collezionisti interessati magari prendono appunti e richiamano per mercanteggiare in privato. E’ avvilente, ma almeno le spese sono coperte.
C’è poi un’altra categoria di gente che all’arte sta come l’acqua con l’olio privi di qualsiasi infarinatura artistica, nella migliore delle ipotesi corniciai che pur di lavorare preparano i quadri ed improvvisano una collettiva senza un tema, senza né capo né coda, a loro poco interessa hanno movimentato il negozio, eseguito cornici, poco importa l’interesse del pubblico o l’eventuale vendita.
C’è poi un categoria particolare che fa dell’arte un specie di “sub lavoro” a scopo esclusivamente di lucro: “Gli affitta chiodi” praticamente in un locale qualsiasi, spesso in periferia, utilizzano un ambiente qualsiasi, con illuminazione carente luce che entra solo dall’ingresso e wc…non contemplati, fissano diverse file di grossi chiodi alle pareti, qualche catenella, e poi attaccano 2/3 quadri per ogni artista, spesso senza un cartellino con indicazioni, o non preoccupandosi né di una semplice locandina, né di fare inviti, ne una minima introduzione o inaugurazione. In questo caos ben poco si distinguono le opere di uno o dell’altro. A cosa serve questa esposizione? A niente. Solo a chi gestisce questo buco che a conti fatti per una settimana incassa tra i 700 e 1.000 euro senza scomporsi.
C’è anche l’artista bravo che si adatta a qualsiasi esposizione, in qualsiasi posto, tanto sa che i suoi collezionisti chiameranno, importante è far veicolare il nome, vendere il nome in più esposizioni e cercare di cavalcare l’onda del suo discreto successo.
Ci sono poi i “Nostalgici Bohemienne” artisti bravi, ma abituati alla strada, se porti le loro opere in Galleria, puoi star sicura che li ritrovi in un altro angolo entro città tra libri usati e “Vu cumprà”. E non si può accettare né convincerli, loro pare che vadano sistematicamente al lavoro, ad accaparrarsi quel posticino concesso dal comune. Vendono mercanteggiando per “arrangiare” la giornata ed il costo dei colori, le cornici quando ci sono sono ovviamente artigianali.
a anche se vi ho risparmiato le immagini più penose…. Cosa dire agli artisti, cercate di scegliere e di non farvi fagocitare da chi vi fa moine e complimenti solo per lucro.
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