I Primi anni 20 del 1900: Parigi
Avete mai pensato ai primi anni 20 dello scorso secolo? Euforia, gioia di vivere, cambiamenti incredibili, poi la guerra, il primo conflitto mondiale, non vi sembra di rivivere la stessa cosa? Basta esaminare tre grandi città europee e come si viveva allora: Parigi, Berlino, Roma. Lo faremo in tre tappe.
Maria Catalano Fiore
I primi anni ’20 del secolo scorso hanno rappresentato un mondo in fermento ed è certo che quelli che sono stati definiti “I folli anni 20” sono sicuramente molto più innovativi e scandalosi di quelli attuali. Mercati, strade piene di gente…
Parigi è una capitale particolare, piena di gente, una città strapiena di personaggi misti per etnie e classi sociali che frequentano gli stessi locali come il “Molin Rouge”
Proprio a Parigi, attualmente è in corso, sino a tutto luglio, una mostra che ha come sottotitolo: “Artistes dans la Paris des années folles” tracciando una specie di raffronto tra i folli anni 20 e quelli che stiamo vivendo, focalizzando l’arte, ma non solo. Gli anni 2000 sono attualmente, “folli” per molti versi, anche se una pazzia di tipo diverso.
Fra le similitudini “la spagnola” nel primo caso, la pandemia nel secondo. Continuando ad azzardare, la fine dell’impero russo e l’esodo di profughi e di esiliati politici, la stessa cosa che ha spinto all’emigrazione ora come allora, ormai si sta verificando da tempo.
Un secolo fa la capitale della follia era Parigi sulla quale svettava la Torre Eiffel, seguita ad una certa distanza da Berlino, poi a ruota da Roma e dalla sua seguente evoluzione in Capitale. Roma, infatti, pur essendo la capitale del Papato e poi dichiarata Capitale d’Italia, era oltre che al centro, solo un agglomerato di casette, palazzi e terreni coltivati o meno. Solo il regime darà un piano regolatore che l’imposterà i quartieri.
Erano, comunque, gli anni in cui le donne erano vere “pioniere”, ovvero all’avanguardia nel modo di vivere e di sperimentare, diventavano imprenditrici e addirittura aviatrici. Soprattutto nel mercato del lavoro avvenne una vera rivoluzione. E con questa rivoluzione le donne diventano libere di accorciare le gonne, di frequentare i caffè, passeggiare da sole, senza alcun impedimento o pericolo.
La carneficina che contrassegnò la cosiddetta “guerra delle trincee” causò, tra l’altro, la morte di milioni di uomini, accelerando la rivoluzione dei costumi, del concetto stesso di famiglia, dell’istituzione matrimoniale e persino una nuova distribuzione tra i sessi. L’energia femminile realmente “liberata” a causa del bisogno, cominciò ad rendere ridicolo distinguere “sesso debole” da “sesso forte” o rapporto uomo-donna. Non che nel passato non ci siano stati altri episodi, ma nell’800 si. Tornare a ragionarci era già una vittoria.
Le donne invasero, come mai prima, soprattutto i settori specificatamente artistici, dalla pittura, alla musica alla letteratura, senza per questo trascurare lo sport e, naturalmente, la moda.
Qualche nome? Da Josèphine Baker (1906-1975), cantante e danzatrice statunitense, naturalizzata francese di origine creole afroamericane, considerata la prima celebrità nera, tra le più acclamate in Europa ed oltre. Colette (Sidonie Gabrielle Colette 1873-1954), scrittrice (circa 80 libri), danzatrice ed attrice teatrale francese considerata tra le maggiori figure del XX secolo nonostante la sua vita licenziosa, ed i pubblici amori saffici, è stata la prima donna a ricevere i “Funerali di Stato”.
Coco Chanel, nome d’arte di Gabrielle Bonheur Chanel (1883-1971). stilista capace di rivoluzionare l’intero mondo della moda e dello stesso concetto di femminilità. imponendosi come una figura carismatica nel XX secolo e non solo.
Sonya (Teck) Delaumay, artista e stilista ucraina (1885- 1979), dopo studi a Pietroburgo arriva a Parigi dove. impressionata dai colori, sposa un altro artista, Robert Delaunay con il quale sviluppa la Corrente dell’Orfismo. Dal 1911 in poi applica ciò sulle grafiche, arredamenti, tessuti, sino alla moda. Forme dritte, tagli semplici, ma molto colorati.
Ma non solo solo i loro abiti, le loro creazioni le loro interpretazioni, i loro trofei a fare di loro delle pioniere, sono vere imprenditrici. La Baker, per fare un esempio, creò intorno al suo nome un piccolo impero che andava dai profumi, al ristoranti ecc….. E poi la vera innovazione fu di accettare e convivere con un terzo sesso, dichiarato: les garsonnes, scandalose/i, sparlati/e, ma comunque famose e osannate come la pittrice lesbica americana Romaine Brooks, “amazzoni “il loro soprannome, e sono intoccabili nella Parigi che conta. Come lo sono del resto Gertrude Stein (1874-1946) scrittrice e poetessa statunitense e la sua compagna Alice Toklas (1877-1967), che pontificano sull’arte di avanguardia o le lesbiche Adrienne Monnier e Sylvia Beach (1887-1962), che dalla loro libreria intorno alla Place de l’Odeon tengono a battesimo la nuova letteratura, “La comunità degli espatriati” dalla pubblicazione dell’ “Ulisse” di James Joyce, Ernest Hamingway, di cui saranno poi le venditrici in esclusiva.
Lesbica è anche Susy Solidor (1900-1983), cantante di talento dalla numerosa discografia ancora in riproduzione e vendita.
Bisessuale è Tamara de Lempicka (Varsavia1898- Messico 1980) ,nome d’arte della polacca Maria Gurwilk Gorska è lei stessa Art Decò. Di origini ebree russe, viaggia prima in Italia, poi in Francia, rientrata a San Pietroburgo si presenta al maturo miliardario aristocratico Tadeuz Lempicki, facendosi, poi, sposare nel 1916, a soli 18 anni. Durante la Rivoluzione russa si trasferiscono definitivamente a Parigi. Tamara comincia a lavorare, nel 1922 la sua prima personale importante.
Bisessuale dichiarata, divorzia dal marito nel 1928, ed è anche ospite di Gabriele D’Annunzio al Vittoriale per vario tempo. Viaggia, dipinge, vive. Con il secondo conflitto mondiale si trasferisce a Beverly Hills in California con il secondo marito il Barone Raoul Kuffner de Dioszegh (i886-1961).
Si traferiscono poi a New York; dopo la morte del marito andrà in Texas, poi nel vicino Messico. Muore nel 1980 e su suo desiderio viene cremata. La sua vita riassume tutto il Decò di quell’epoca dall’Europa al Mondo intero.
Un posto a parte fra le “pioniere”, l’ha Suzanne Valadon. Marie Clementine Valadon (1865-1938) sia per l’autenticità della sua biografia, sia per il tipo di pittura da lei espresso. Figlia di una lavandaia, cucitrice a cottimo, poi acrobata in un circo, in seguito Pierre Auguste Renoir (1841-1919) come per Toulouse Lautrec (1864-1901). Susanne è anche la madre di Maurice Utrillo (1883-1955), pittore di paesaggi urbani, figlio peraltro di padre sconosciuto. Di quegli anni 20 al femminile sarà la più realista, nessuna concessione al glamour el alla moda. Le sue modelle sono robuste, quanto esauste, lavoratrici alle quali la vita non ha regalato nulla.
In quella Parigi. che detta le mode e battezza le avanguardie, le pioniere arrivano da tutto il mondo. Come mette in evidenza una delle curatrici della mostra, Camille Morineau: “Negli anni ’20 del ‘900 il lavoro di pittrici, scultrici, creatrici di moda, fotografe, è molto più presente di quanto non si pensi. L’impressione è che le artiste donne sono state più visibili allora che non oggi”.
I nostri folli anni 20 al femminile dovrebbero chiedersi il perché. Soprattutto, perché tanto regresso……
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