“La Scuola di Piazza del Popolo” fu Pop Art?
TRE Artisti, indiscussi protagonisti di quella definita “Scuola di piazza del Popolo” un importante capitolo della Pop Art italiana e non solo, In questo periodo in mostra loro opere nella LORO Via Margutta a Roma.
Maria Catalano Fiore
Sospesa tra realtà e leggenda, questa Scuola o Movimento artistico, è stata così incisiva nel panorama artistico italiano ed europeo in genere?
Si rifà alla Pop Art Americana o brilla di luce propria? E come si giunge all’Arte povera?
In questi giorni si è aperta a Roma, nella storica-artistica via Margutta, una mostra notevolmente interessante, curata da Gabriele Simongini, storico e critico d’arte oltre che docente all’Accademia di Belle Arti romana, li accanto, su via di Ripetta. A sua cura anche un bellissimo catalogo, Manfredi edizioni.
Catalogo che raccomando di visionare alle nuove leve di artisti per varie ragioni.
Il momento storico della ripresa, a Roma e non solo, degli anni 60 non era dissimile a questo periodo storico che stiamo vivendo. L’Italia si stava riprendendo ancora dai postumi del secondo conflitto mondiale, i problemi parevano insormontabili, ma tutti si davano un gran da fare, molti confluivano nelle città, soprattutto a Roma. L’esigenza abitativa aumentava, nascevano quartieri-baraccopoli privi dei più elementari servizi urbanistici, ma le Olimpiadi erano state importanti, tutto assumeva una marcia in più.
In questo contesto sociale si rafforzava il centro città e delle vie simbolo della cultura, un triangolo, con cuspide in Piazza del Popolo, che scendeva per Via del Babbuino, Via del Corso, e Via di Ripetta (dove è sempre la storica sede dell’Accademia delle Belle Arti), inglobando anche Via Margutta, che vanta una storia culturale lunga oltre 500 anni. Tutto avveniva su quelle strade, partendo dal Caffè Rosati, ritrovo per il caffè della mattina e del pomeriggio, con il denso fumo di sigarette o sigari che arrivava sino in strada, e artisti, musicisti, attori e registi che dalle sue sedie progettavano, parlavano, criticavano, FACEVANO! Da quel caffè sono partite le idee migliori.
Gli artisti, registi ed attori hanno, da sempre, anche vissuto, in queste strade, ancora oggi hanno studi, atelier, gallerie a cui fanno capo, Via Margutta sarà sempre un simbolo d’Arte in fermento. Dall’altro capo di queste vie Piazza di Spagna, il cuore della Roma della Moda e dei Salotti. Qui abitavano Marta Marzotto, vicino a Renato Guttuso, Versace nel palazzo di fianco a Rocco Barocco… Le grandi Sartorie, le modelle in attesa sulla scalinata, disponibili per la moda e per gli artisti. Un clima estremamente vitale, un ricambio continuo di volti ed idee.
In effetti la “Scuola di piazza del Popolo” non è un vero gruppo organizzato e ligio, nasce come aggregazione di alcune personalità forti che condividono la passione per l’Arte Pop Americana e genereranno quella che il critico Germano Celant definirà “Arte Povera”.
Tutti questi artisti appaiono, guardando le loro opere e leggendo le loro biografie molto tristi, insoddisfatti; vivevano il sogno americano della Pop Art cercando di contestualizzarlo nella realtà culturale romana, sperimentando tecniche nuove, l’uso costante della macchina fotografica e anche cinematografica. Sono in cerca di una collocazione ed una affermazione del loro ruolo di artisti nella contemporaneità, contestano però chi li ritiene “in crisi”. La Ricerca non è crisi dell’Arte, solo l’apatia uccide l’Arte.
Una situazione quanto mai attuale e stiamo parlando degli anni 60/70 quindi 60/50 anni fa. Ma come ripete sempre lo storico ungherese Arnold Hauser (1892-1978) nella sua “Storia Universale dell’Arte” (editata in più fasi dall’Einaudi) la Storia è ciclica e l’Arte è sempre fortemente legata agli avvenimenti storici e sociali. Carlo Giulio Argan ha sempre difeso questa idea a costo di scrivere testi scolastici poco recettivi ai più. Ma se, nei programmi scolastici, soprattutto nelle scuole superiori, lo studio della Storia, procedesse di pari passo con lo studio della Storia dell’Arte, entrambe ne trarrebbero benefici, molto sarebbe chiarito in modo automatico, ma forse è mera utopia.
Ma in un approccio a livello di Liceo Artistico o corsi universitari, questo aspetto culturale è fondamentale. Se inculcassimo ai nostri figli, di usare l’Hauser nello stesso modo di un vocabolario, consultarlo spesso, trovare riferimenti, tutto assumerebbe un’ottica migliore per comprendere non solo il passato, ma vivere nel presente.
Non voglio dilungarmi, ne salire in cattedra, anche se sono abilitata, ho insegnato ed ancora mi capita di essere docente in campo specialistico, ma forse esaminare attentamente le opere di questi artisti della “Scuola di Piazza del Popolo” farebbe molto bene agli artisti contemporanei. Oltre a studiare, ho avuto la fortuna di trascorrere molti anni (da pendolare) a Roma, in un ufficio proprio in via Margutta, di prendere il caffè da Rosati, di incrociare artisti ed attori per vari motivi. Già alle 9.00 Bruno Lauzi era seduto al caffè leggendo un paio di quotidiani; Appena aprivo le imposte Alessandro Haber usciva in pigiama dal suo studio per attraversare la strada e sistemarsi da me, in poltrona per “due chiacchiere”; Jannis Kunellis, abitava in Piazza del Popolo, al piano inferiore di Giangiacomo Borghese, figlio di Franz, il suo studio era veramente grande ed affascinante, peccato non avere cellulari più tecnologici….; la mia amica Daniela Romano aveva una Galleria d’Arte, in via Margutta “Il Tetto”. In questa Galleria erano di casa Kostabi, Bruno Donzelli, Franco Fortunato, Fabio Aphel, Francesco Musante ecc… Ero in stretto contatto con Claudio Strinati, dirigente del Polo Museale Romano dal 1991 al 2009, Eduardo Palumbo, allievo di Emilio Notte, docente d’Accademia, amico di Pietro Dorazio, entrambi con una brillante carriera di artisti e docenti, Mario Verdone (padre di Carlo) insigne professore e noto critico d’Arte ecc….Tanti artisti e critici che la “Scuola di Piazza del Popolo l’avevano vissuta in prima persona.
Segnalo solo alcuni degli artisti emergenti di questa “Scuola”:
Mario Schifano (1934-1998) artista, pittore e regista, noto ai gossip per la lunga e travagliata relazione con Marina Ripa di Meana, che con Tano Festa, e Franco Angeli è uno degli esponenti fondamentali della Pop Art italiana.
Franco Angeli (1935-1988) artista autodidatta e sperimentalista, seguace ed amico di Alberto Burri.
Tano Festa (1938-1988) artista, pittore e fotografo attratto soprattutto dalle reazioni chimiche che si ottengono con l’uso degli acidi sulla carta fotografica. E’ infatti diplomato, all’Istituto d’Arte di Roma, in fotografia artistica. L’Amicizia con Schifano, Angeli, a cui si uniranno poi Ceroli, Mambur, Kunellis ed altri, creerà un sodalizio indiscutibile.
Mario Ceroli (n. 1938) è uno scultore e scenografo italiano fra i più celebri del 900, tutt’ora all’opera. Ceroli si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, con Leoncillo Leonardi e Pericle Fazzini, ne diventa docente. Ceroli sperimenta l’uso del legno in scultura arrivando, da precursore, sino a minimalismo dell’Arte Povera.
Jannis Kunellis (n. al Pireo nel 1936) pittore e scultore greco, giunto a Roma giovanissimo e installato in Piazza del Popolo e sincero aderente delle teorie prima della Pop Art, poi dell’Arte Povera. E’ ad una sua personale, in via Margutta che il critico Germano Celant sfodera il termine “Arte Povera”.
Pino Pascali (1935-1968), artista e scenografo, molto eclettico, pugliese. Nato a Bari, diplomato al Liceo Artistico di Napoli, nel 1956 si trasferisce a Roma per completare gli studi all’Accademia. Diplomato, comincia una bella carriera di scenografo presso la Rai, sue le scenografie del fantastico “Studio 1”, dirige anche numerosi Caroselli. Parallelamente svolge la sua attività artistica approcciando il gruppo della “Scuola di piazza del Popolo”, è presente in alcune mostre e personali romane, nel 1968 è selezionato per la Biennale di Venezia, ma proprio all’apice della sua carriera, muore prematuramente per le conseguenze di un incidente in moto. Resta con Kunellis , Mario Merz, Renato Mambor e Cesare Tacchi, uno dei maggiori esponenti dell’ Arte Povera, ma visibilmente materica: Acqua, Fuoco, Terra.
12 sono gli artisti esposti in via Margutta, vi invito a visualizzare le loro opere, anche solo attraverso internet, hanno dato molto all’Arte italiana e soprattutto hanno ancora da insegnare tanto alle nuove leve. All’astrattismo alla materialità o al minimalismo si arriva solo con un lungo percorso ed apprendimento, che sia autodidatta o meno, solo con la ricerca si può seguire l’insegnamento delle avanguardie del 900 e cioè l’opposizione verso quello che è Arte patinata, di maniera, consumistica sempre latente.
Se si vuole realmente emergere bisogna inviare un messaggio unico e forte, non seguire maniere….
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su Facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.