Le poetesse: Gaspara Stampa
Gaspara Stampa la poetessa dell’amore e della passione vissuta appieno per tutta la vita. Cortigiana, no, solo una donna libera, ha due figlie da un Doge, in copertina con il suo grande amore il Conte Collatino di Collalto.
Maria Catalano Fiore
Ringrazio sempre la prof. Dina Ferorelli per i validi suggerimenti
Gaspara Stampa nasce a Padova nel 1523 da Cecilia e Bartolomeo Stampa, commerciante di oreficeria.
La sua origine padovana è certa poiché menzionata anche in un paio di sonetti. Come è certa la sua appartenenza ad un ramo cadetto della nobile famiglia Stampa, considerando anche il suo alto tenore di vita elegante e spregiudicato nell’alta società.
Alla morte del padre Bartolomeo, avvenuta prima del 16 ottobre 1529, la madre Cecilia si trasferisce con i figli Baldassarre, Cassandra e Gaspara a Venezia. L’anno del trasferimento non è certo, ma è certa la presenza di Gaspara a Venezia già nel 1531. Alla Giovanissima Gaspara e ai fratelli viene impartita un’educazione completa in letteratura, musica e canto, molto notata per la sua bellezza ed i suoi modi.
Perissone Cambio ( 1520-1562) compositore e cantante fiammingo attivo a Venezia, nel dedicare a Gaspara, nel 1547, il “Primo Libro di madrigali a quattro voci“, dichiara di non conoscere, né a Venezia né altrove una donna che amasse “Più la musica di quello che fate voi, né altra più raramente possederla”; nel 1552 Ortensio Lando, (1512-1556) poligrafo e umanista, pubblicando i “Sette libri dé Cathaloghi”, definisce Gaspara “Gran poetessa et musica eccellente”.
La casa della famiglia Stampa si trasforma rapidamente in ritrovo di nobili e dotti ingegni che discutevano di letteratura o ascoltavano le esibizioni delle due talentuose sorelle. I Romantici vedono in lei una novella Saffo. La sua vita va comunque iscritta nel quadro della vita mondana del tempo, dove le relazioni personali, comprese quelle amorose, rispondono spesso ad un cerimoniale e ad una serie di convenzioni precise.
Il primo biografo di Gaspara Stampa nel seicento, Alessandro Zilioli, storico e poeta veneziano, descriveva i lieti conviti in casa della donna “dove ella col liuto in mano o con la viola fra le gambe cantando in soavissima voce canzoni da lei composte, teneva in festa la compagnia e gli amanti suoi, ed i poeti in particolare”. In questi anni si colloca la relazione di Gaspara con Andrea Gritti (1455-1538) mercante, militare e politico, 77° Doge della Repubblica di Venezia dal 1538 alla sua morte, dal quale ha avuto due figlie: Elisabetta e Supplizia. Dati desunti dal testamento di Cassandra Stampa del 30 luglio 1576.
Nel 1545 il poligrafo veneziano Francesco Sansovino ( 1521-1589), figlio del famoso architetto, Jacopo, vorrebbe sposarla, ma riesce solo a dedicare tre opere a Gaspara.
Nel Natale del 1548, probabilmente nel salotto di Domenico Venier, Gaspara incontra il conte Collatino di Collalto (1523-1569), signore della Marca trevigiana, aristocratico, uomo d’armi e modesto letterato. La relazione fra i due dura circa tre anni con alti e bassi causati dall’incostanza e la scarsa partecipazione del Collalto e dai suoi impegni bellici. A lui Gaspara dedica righe di bruciante passione di una donna libera che non teme né di amare, né soffrire per amore. ” Viver ardendo e non sentire il male” un verso che colpisce tanto Gabriele D’Annunzio da farlo pronunciare al protagonista del suo romanzo “Il Fuoco”. La rottura diviene definitiva e il Conte si sposa con una Marchesa.
Bartolomeo Zen, ed altre relazioni.
A Venezia Gaspara trascorre quasi tuta la sua esistenza mantenendo contatti epistolari e continuando a comporre. Molti letterati le dedicano componimenti.
E’ ipotizzata da più parti la partecipazione di Gaspara Stampa all'”Accademia dei Dubbiosi”, fondata e presieduta dal bresciano Fortunato Martinengo, con lo pseudonimo di Anassilla (da Anaxum nome latino del fiume Piave che bagnava le terre di Collalto). Provati legami ci sono tra Gaspara e l’Accademia padovana degli “Infiammati” alla quale aderivano figure a lei molto vicine come Ludovico Dolce, Ludovico Domenichi, Varchi Speroni e Badassare Stampa.
Gaspara muore a Venezia “in casa di messer Hieronymo Morosini” e viene sepolta nella Chiesa veneziana di SS. Rocco e Margherita, come ci informa la sorella Cassandra.
I suoi versi completi vengono pubblicati sempre da Cassandra solo dopo la sua morte, a pochi mesi dalla fatale notte del 23 aprile 1554,dopo15 giorni di atroci sofferenze in preda a febbri e dolori addominali. Qualcuno ha insinuato che sia morta avvelenata, forse suicida, per non aver saputo fronteggiare il suo amore perduto. Ma questa voce non ha corrispettivo reale.
Tuttavia le “Rime” di Gaspara non hanno molta notorietà dopo la sua morte, vengono riscoperte nel 1738 da Luisa Bergalli e Apostolo Zeno e su finanziamento di Rambaldo di Collalto discendente del conte, arriva una nuova edizione delle Rime con ampia documentazione e una biografia dell’autrice. Sulla figura di Gaspara fiorirono delle opere anche sui suoi epistolari. Ancora uno scritto di Jacopo Cartabianca nel 1857.
Ancora sussistono dubbi e congetture se Gaspara, all’epoca è o no una cortigiana, dubbi sedati dagli scritti di Maria Bellonci (1902-1986), ideatrice, tra l’altro, con Guido Alberti del “Premio Strega”, scrittrice e studiosa del Rinascimento che nel 1954 firma l’introduzione alla ristampa delle “Rime” di Gaspara Stampa per Rizzoli che afferma che l’unica verità sta nel valore poetico di questa donna che usa l’amore come mezzo, come scintilla necessaria per sviluppare il suo talento poetico. Una donna speciale che visse appieno la sua breve vita.
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su Facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.