Le Poetesse: Veronica Franco
Storia di una poetessa cortigiana nella Venezia cinquecentesca
Maria Catalano Fiore
Ringrazio per il prezioso suggerimento ed aiuto la prof. Dina Ferorelli
Veronica Franco (Venezia 1546-1591) nasce in una famiglia particolare, ma non rara per l’epoca ed a Venezia, oggi si direbbe “Allargata”.
Sua madre, Paola Fracassa, molto nota a Venezia, le insegna già da bambina come utilizzare la propria bellezza, le pratiche del sesso, educandola al profitto, ricorrendo alle amicizie potenti ed ai matrimoni favorevoli.
Sempre la madre prepara il matrimonio di Veronica, già prima dei suoi 18 anni, finanziariamente favorevole, con un ricco medico di età avanzata, Paolo Panizza. L’unione dura poco poiché il medico non sopportava i tradimenti e la prostituzione della moglie. Con tali motivazioni, il noto medico riesce ad ottenere l’annullamento del matrimonio anche perché ignorava che Veronica era regolarmente iscritta nelle liste delle prostitute veneziane e disconoscendo anche il figlio Serafino, citato nel testamento, di Veronica, nato nel 1564, pare da una relazione con il mercante Jacomo Baballi, il più ricco mercante di Ragusa (Dubrovnik).
La madre quindi riesce ad avviarla alla prostituzione d’alto livello e trasformarla in una importante “Cortigiana” nel 1566. Il fenomeno delle Cortigiane era ben tollerato a Venezia, addirittura incentivato per contrastare l’omosessualità maschile dilagante in quella città cosmopolita. Altrettanto, solo in misura più contenuta, avveniva anche nella Roma papale.
Frequentando ambienti altolocati, culturali e potenti della città, Veronica si prodiga negli studi generali per migliorare la sua arte nella conversazione e nella poesia. A 20 anni è iscritta formalmente nel Catalogo tra tutte le “principali et honorate cortigiane di Venetia“ , cioè una Cortigiana intellettuale (il Catalogo ed atti vari, trasmessi da Martin Sanudo, riportano il luogo di esercizio e la tariffa, dai 5 scudi ….sino ad un minimo di 50 per le “Honorate”).
Nel 1570 entra a far parte di uno dei circoli letterari più famosi della città, partecipando attivamente ed argutamente alle disquisizioni, facendo donazioni e curando antologie di poesia.
L’11 luglio 1574 ottenne dalla Repubblica di Venezia di poter allietare il Re Enrico III di Francia, presente in città. Estasiato da Andrea Palladio, Paolo Veronese ed il Tintoretto. In tale occasione Veronica dona al re un suo piccolo ritratto a smalto, forse opera del Tintoretto, e due sonetti. Come riportato in alcune cronache italiane e francesi, le Cortigiane spesso erano usate come spie, approfittando della loro intelligenza ed arti varie. Nel 1575 a seguito dei disordini causati dalla pandemia di Peste, subisce il saccheggio della sua casa perdendo gran parte delle sue ricchezze. L’anno seguente, a soli 30 anni, proprio a causa della peste, lascia la città perdendo i contatti con i suoi figli, probabilmente altri due forse morti, e salvando i nipoti rimasti orfani.
Tra il 1575 ed il 1577 Venezia subisce oltre 50.000 morti, altri si trasferiscono.
Nel 1577 torna a Venezia e propone al Consiglio cittadino di costruire una casa per prostitute e donne indigenti, amministrata da lei, ma rimase inascoltata. Nell’ottobre 1580 finisce in carcere e poi condotta dinanzi al Tribunale del Sant’ Uffizio, denunciata per stregoneria e scarso fervore religioso. Testimonianze montate che affermavano che mangiava carne il venerdì e identificata come “Veronica Franca pubblica meretrice” dimenticando le sue doti di poetessa. Veronica si difende brillantemente, ma sono alcuni dei suoi amici illustri (dei quali conosce vari segreti) a tirarla fuori dal carcere, ma perde però quasi tutto ciò che le resta. Gli atti del processo sono consultabili presso l’Archivio di Stato di Venezia anche su digitale on-line.
Veronica Franco quale cortigiana “Onesta” (questo termine onesto significa che era regolarmente iscritta nel Catalogo, che applicava le tariffe previste su cui pagava regolarmente le tasse) di una città prosperosa e cosmopolita. Veronica ha vissuto tra gli agi tutta la vita, ma non rispettabile ed anche se le viene tributato i titolo di “poetessa” cioè raffinata, resta sempre una Cortigiana.
Comunque riesce a farsi re-introdurre nel salotto letterario di Ca’ Venier. Domenico Venier è uno studioso del Petrarca ed è colui che rende possibile la pubblicazione, nel 1575, del libro di poesie “Terze Rime”. Pare che Marco Venier (Ve1533- ? ) fosse molto innamorato di lei, ma il loro rapporto è estremamente tormentato. Nipote del diarista Marino Sanudo, politico di alto livello, ma anche attratto dagli amori galanti, tra cui il più grande per Veronica Franco a cui dedica ben sei sonetti, non si sposerà mai.
Le cronache raccontano che negli ultimi anni ha un tenore di vita modesto, senza abbandonarsi all’indigenza, ma non pubblica più niente.
Interessante: “Io sono Venezia – Storia della Serenissima Repubblica di Venezia – Veronica Franco.
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su Facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.