Presepe napoletano: curiosità

Un presepista napoletano di Via san Gregorio Armeno. Arte Presepiale, ma vera ARTE con precise indicazioni e precisi personaggi: scopriamone alcuni.

Maria Catalano Fiore

Nel classico scenario del Presepe partenopeo, anche se con tanti personaggi ed aggiunte personalizzate, non possono mancare alcuni personaggi precisi.

Innanzi tutto la zona centrale del “Mistero” deve essere evidenziata e comunque ha personaggi fissi: la Sacra Famiglia, il bue e l’asinello, almeno un angelo a vegliare e un personaggio genuflesso, generalmente un pastore dall’espressione stupita. Poi ovviamente i Re Magi almeno di due misure diverse, più piccoli da tenere più lontani e più grandi per il giorno dell’Epifania, quando finalmente raggiungono Gesù per omaggiarlo, uno dei tre o tutti, non sono più in sella ai loro cammelli, per l’omaggio, non si deve e non si può restare in sella davanti al Re dei Re.

Poi dipendeva dallo spazio per inserire altri personaggi, alcuni dovevano esserci per forza, tradizione….. non solo, hanno un preciso significato.

Da bambina il presepe veniva allestito a casa dei nonni materni, casa nostra da diverse generazioni. In un muro sul lato destro del grande camino in pietra, c’era una nicchia, sul muro portante, abbastanza grande e profonda almeno 50×50. Lì generalmente mio nonno disponeva libri e giornali, ma in periodo natalizio ospitava il presepe. Aveva anche preparato una specie di base che sporgeva di diversi centimetri con bordi arrotondati.

Sulla sommità veniva attaccata una carta azzurra con le stelline luccicanti, poi intorno della carta colorata ad indicare mura ecc… al centro, in legno, un semplice schema di casa, all’interno la Sacra Famiglia, il bue, l’asinello e dietro un angelo con ali spiegate sul tetto legato in qualche modo con una ghirlanda. Poi c’era un pastore inginocchiato adorante, un pastorello dormiente in un angolo “Beniamino” o “Benino”, uno più anziano con una pecora in spalla, suo padre, e se c’era posto, uno zampognaro e qualche pecorella, sfrattate poi per far posto ai magi. Il tutto poggiato su del muschio fresco e profumato, che raccoglievamo sul muro a secco del giardino e nel caso veniva anche cambiato. Con il calore del camino il muschio esalava un odore particolare: odore di Presepio!

Solo dopo molto tempo ho scoperto che “Beniamino” o “Benino”, non era un nome assegnato da mia nonna, ma era, come altri, personaggi precisi, con una loro storia e simbologia.

Beniamino o Benino

Beniamino o Benino è un giovane pastorello che stanco per il lungo cammino sogna beato. Generalmente è collocato proprio all’inizio del percorso presepiale, disteso su di un giaciglio d’erba o di paglia, con la testa poggiata su un sasso e contornato da pecorelle in atto di pascolare.

Questo nome “Benino” ricorre anche nella Celebre Cantata dei Pastori, lui aspetta trepidante la nascita di Gesù. Questo suo sonno e poi il suo risveglio al momento dell’annuncio della nascita annuncia una “Rinascita di tutto il mondo”, proprio come ricordano le Sacre Scritture “E gli Angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti”, Benino, con il suo risveglio ha il compito di annunciare la rinascita all’intera umanità. Quindi per non far svanire la magia del presepe “Nessuno svegli Benino!”.

Gelindo

Benino ha un padre, “Gelindo”, un personaggio di derivazione piemontese, raffigurato generalmente come un uomo anziano, vestito con calzoni corti e giacca, grossi scarponi chiodati. Porta un agnello in spalla, ed ha intrapreso un lungo viaggio dalla sua terra per raggiungere Betlemme.

Ogni statuina ha un ruolo ben preciso e svolge una funzione narrativa tra il sacro e profano. Anche la Grotta è un vero ventre materno che protegge il neonato Re.

Cicci Bacco

Tra sacro e profano, è possibile rintracciare anche un “Cicci Bacco” venditore di vino, di derivazione pagana si, ma che sta a simboleggiare l’Eucarestia. Cicci Bacco (Bacco dio del vino) ha un aspetto rubicondo e le guance rosse, spesso un fiasco in mano. La Cantina/grotta di Cicci Bacco è spesso accanto a quella della natività. Offre la sottile linea che separa l’eterna lotta tra il bene e il male.

Questa tendenza a mescolare sacro e profano, contrapposti, nasce a partire dalla fìne del 1600 per rappresentare la venuta di Gesù, proprio nella quotidianità fatta di umili, poveri, ubriachi, tutto il tessuto sociale dell’epoca. L’arrivo di Gesù porta speranza e spinta di migliorarsi per tutti.

Ci sono poi “Zì Vincienzo e zì Pascale”, ovvero il Carnevale e la Morte

“La Zingara” , non può mancare, che prevede il futuro e la passione di Gesù

Il “Frate Cercatore” o “Tosone” una figura che vive in convento, ma è un sempliciotto, ignorante, perciò veniva mandato di porta in porta a raccogliere cibo e bevande sotto forma di elemosine, necessarie al sostentamento dei frati del convento.

Frate cercatore

La Lavandaia è legata strettamente al fiume, è una figura necessaria per fornire i panni puliti per il parto e lavare le fasce dello stesso Gesù. Lavando i tessuti porta via le macchie del peccato. Legata al simbolismo dell’acqua, fa coppia con la figura del pescatore.

La Lavandaia

Il Pescatore poi va accoppiato con il Cacciatore in un dualismo eterno tra terra e cielo, tra la vita e la morte, tra l’estate e l’inverno, tra Paradiso ed Inferno. La loro posizione deve essere comunque su uno scoglio, in alto il cacciatore, in basso il pescatore sulla riva del fiume. La lavandaia, completa questa triade dell’acqua.

IL Pescatore

Roberto De Simone (Napoli 1933) scrittore, regista teatrale e musicofilo, ricorda inoltre come le attività legate alla caccia e pesca sono attività primordiali, le più antiche praticate dall’uomo per garantirsi la sussistenza. Immagini di caccia e pesca si ritrovano in quasi tutte le pitture funerarie rinvenute nelle più antiche tombe, siano esse egizie, etrusche o italiche. Quanto al pescatore va anche ricordato che fra i primi cristiani il Pesce era il simbolo di Cristo e molte sono le immagini lasciate sulle pareti della Catacombe di un pesce di nome greco (IXTHYS, Ichtus) le cui lettere sono in realtà un acrostico che significa “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.

Il Pesce, per di più può stare sott’acqua senza annegare, come Cristo che entra nella morte pur restando vivo. I primi cristiani si definivano “pisculi” ossia pesci piccoli.

I venditori

I venditori fanno parte della vita che non può fermarsi, ve ne sono di ogni genere, come gli artigiani. Indubbiamente sono da valutare uno per uno…..

Questi costituiscono l’invito a proseguire sempre sulla nostra strada, senza lasciarci abbattere dalle difficoltà dell’esistenza. La vita non è un vano vagare, ma essa ha una sua meta precisa e, come dice Dante: “Tu conoscerai la tua vita in viaggio”.

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