Riparte l’Arte con Moore!
Firenze riapre i musei con due mirabili mostre su Henry Moore
Maria Catalano Fiore
Tra ieri ed oggi riaprono i Musei Italiani!
Dopo 70 giorni di chiusura finalmente il “ Via!” dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali e delega al Turismo. Firenze, come tutti, si stava preparando alla riapertura ed oltre al consueto e vasto patrimonio già offerto, ha programmato due ampie mostre su Henry Moore.
Perché Henry Moore? Perché un simbolo di rinascita per il 900 ed anche per il suoi rapporto con la Toscana e tra la Toscana e la sua Arte.
Una doppia mostra dedicata a lui che segna anche una nuova proposta per “VIVERE” i Musei. Il Direttore del Museo degli Uffizi, lo storico Eike Schmidt stamattina ha inviato a varie testate giornalistiche, alle agenzie di comunione Agi ed Ansa, diverse foto ed un filmato riportato da “La Repubblica” e ” Artemagazine” in cui, con i suoi collaboratori. riapre con soddisfazione il Portale del “Giardino dei Boboli”, (foto in copertina), comunica i nuovi orari, ridotti, la chiusura nei fine settimana, “Non è facile rischiare, ma è un rischio che vale la pena di correre, perché l’Arte è una necessità sociale” e ribatte un concetto fondamentale: “Le opere custodite sono proprietà della nazione, tutti gli italiani dovrebbero usufruirne. La Bbc, ad esempio, in tempo di guerra trasmetteva dalla National Gallery di Londra, una cura sia per il popolo che per le truppe“. Lui, storico inglese ci dà una bella lezione quando afferma “ Italiani, Il diritto alla Cultura è sancito dalla vostra Costituzione!“ bravissimo! Un inglese che sveglia la nostra scarsa cultura civica, nonché conoscenza della nostra Costituzione.
Il Digitale è un modo di democratizzazione dei Beni Artistici, ma l’originale è tutt’altra cosa! E’ comunque chiaro che le Città d’Arte non torneranno mai più al turismo di massa, ma le opere fruibili, devono essere scaglionate in varie strutture. Occorre una revisione totale del piano Museografico Italiano.
Il Direttore Eike Schmidt ha anche rivolto un invito soprattutto ai giovani ed ai ragazzi che per legge possono entrare nei musei statali italiani, sino ai 18 anni gratuitamente.
Ma perché Firenze ha scelto di ripartire proprio con Henry Moore? Perché è un grande maestro del 900 e perché ha avuto, sin da un suo primo viaggio, con borsa di studio nel 1925, un imprinting con Firenze e le sue sculture rinascimentali, i materiali usati.
Ma chi era Henry Moore, precisamente Sir Henry Spencer Moore (30 luglio 1898- 31 agosto 1986), insignito del titolo di Sir per Merito dalla Regina Elisabetta II. Scultore Britannico, tra i più famosi dell’era moderna, figlio di un minatore, vive la sua infanzia in un sobborgo di Londra tra i colleghi del padre da cui impara a riconoscere il carbon fossile, le varie rocce, le pietre grezze o levigate dall’acqua.
Questa sua passione lo spinge a studiare Arte, con il supporto di Sussidi e Borse di Studio presso il British Museum di Londra, ed a cominciare a realizzare opere sempre più grandi, soprattutto dopo la fine dell’incubo del secondo conflitto mondiale, Come questo “Family Groupe” del 1950.
Continua la sua ricerca/studio presso l’Israel Muscundi a Gerusalemme. Le sue opere hanno bisogno di spazio verde e di libertà.
La Paura, i rifugi sotterranei londinesi, lo portano sempre più spesso a vivere nella natura ed a realizzare opere che si confrontino con la natura. Corpi umani, primitivi o deformati dagli eventi, ma ancora simbolo di fertilità, spesso supini che dimostrano come l’uomo appartenga alla natura. E quale natura più bella della campagna toscana? Un segno di speranza e di fede nell’umanità.
Quindi Firenze riapre (anzi ha già inaugurato in screming) due mostre su Henry Moore: una indaga sul suo rapporto con il disegno e l’altra su quello con la Toscana. E’ la prima mostra di Moore dopo “Il Rinascimento moderno” del 1972, quasi 50 anni fa.
Il 18 gennaio 2021 Henry Moore torna da protagonista di una rinascita, nella sua Firenze. La mostra è curata da Sebastiano Barassi e dal Direttore del Museo Sergio Risaliti e resterà aperta sino al 18 giugno. In questa esposizione si vede bene come Moore si confronti sia con Constantin Brancusi che con Pablo Picasso; ma è a Firenze che lui studia i grandi della scultura Rinascimentale.
Moore giunto a Firenze per la prima volta nel 1925, con una ennesima Borsa di Studio, viene assorbito dall’Arte che pervade la città e i suoi colli. La seconda mostra, sempre al “Museo del 900”, al secondo piano, ospiterà, sino al 30 maggio, “Henry Moore in Toscana” che presenta una serie di opere provenienti da collezioni private, insieme a documenti e fotografie che testimoniano l’immenso affetto che unì Moore alla città di Firenze.
Non dimentichiamo il Monumento che Henry Moore ha lasciato alla città di Prato, in Toscana, tra Firenze e Pistoia, in Piazza San Marco “Forma Squadrata con taglio”, meglio conosciuta dai pratesi come “Il Buco”, datato 1974, divenuto l’emblema della città. Un monumento alto 5 metri e formato da 30 grossi blocchi di marmo di Carrara.
I Musei così come diceva Moore e come, finalmente, siamo riusciti a capire, non sono più solo depositi di opere d’arte e Luoghi di conservazione del nostro Patrimonio, ma centri di Studio, di Ricerca, di Produzione, di Formazione di giovani artisti. Deve cambiare l’idea stessa di Museo.
Così cambieranno anche le Città d’Arte che non saranno più Parchi giochi che, alla scomparsa del turismo in massa, non sappiamo come utilizzare. Firenze si dimostra sempre all’avanguardia, Bene si ai Grandi Musei , ma interessanti anche altre sedi come questo “Museo del 900″che sta cominciando a decollare, grazie al permesso di apertura weekend esclusi. La decisione, presa da Ministro Dario Franceschini, di tener chiuse le esposizioni il sabato e la domenica, è probabilmente in linea con le maggiori restrizioni nel fine settimana rispetto alle giornate lavorative. Forse sui musei sarebbe bastato contingentare le visite e imporre la prenotazione nel fine settimana, ma forse meglio non sottilizzare e accontentarsi del poco che è meglio del nulla. Non è molto, ma abbastanza per ricominciare. Più lentamente, forse, si potrà andare anche più lontano.
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