Un parroco italiano chiede aiuto a Putin…
Potrebbe sembrare paradossale, ma Padre Mario Rega, non ricevendo aiuti per il restauro della sua Chiesa di San Nicola alla Carità a Napoli, ha deciso di appellarsi alla fede verso San Nicola, ed al mecenatismo di Vladimir Putin. Cosa succederà?
Maria Catalano Fiore
La notizia, sui quotidiani napoletani e meridionali da diversi giorni, sembrerebbe paradossale, ma è reale: se lo stato italiano ignora, ormai da tempo, i problemi strutturali di questa bellissima chiesa tardo barocca e dei tesori che contiene, considerando che è dedicata a San Nicola di Myra, Santo estremamente venerato in Russia e da Vladimir Putin molto intensamente, Padre Mario Rega si è appellato a lui alla sua devozione e mecenatismo, per chiedere aiuto.
Don Mario Rega è il responsabile, nel cuore di Napoli, della Chiesa di San Nicola alla Carità in via Toledo. Una costruzione 600esca che non passa certo inosservata sia per i capolavori che racchiude, sia per la sepoltura di Carlo Carafa, la sua statua e la Maschera in cera, fatta sul suo volto, in punto di morte.
Sono appunto la vita e la morte di Carlo Carafa, inspiegabilmente ancora non dichiarato neppure beato, dalla Santa Sede, che ispirano l’edificazione di una chiesa adatta ad ospitare le sue spoglie, meta di grande culto.
Carlo Carafa, nato nel 1561 da Fabrizio Carafa e Caterina di Sangro, entrambi nobili, rimasto orfano di entrambi i genitori, cresce con i gesuiti di Nola, sviluppando una grande sensibilità verso gli orfani, i più deboli ed i bisognosi. Impiega le sue ricchezze non solo per aiutarli, ma anche per Fondare un Ordine, dei conventi e molti orfanatrofi. Già in vita era dotato di poteri taumaturgici e sensitivi tanto da prevedere anche la sua morte l’8 settembre 1633.
Nel 1647 comincia l’edificazione della Chiesa a seguito di una donazione d’oro da parte di un nobile dell’epoca, che preferisce restare anonimo, come ricompensa per una grazia ricevuta da Carlo Carafa. Si comincia con una piccola cappella dedicandola a San Nicola di Bari, co-patrono di Napoli per ampliarla quasi subito con un progetto dell’architetto Onofrio Antonio Gisolfi (attivo a Napoli tra il 1637 e il 1656 anno della sua morte), sospeso a causa della peste del 1656 e ripreso nel 1668 dall’architetto e scultore bergamasco, ma operante a Napoli, Cosimo Fanzago ( 1591-1678) autore di palazzi e monumenti notevoli quali il Palazzo Donn’Anna e la Chiesa di Santa Teresa a Chiaia.
In occasione della sua intitolazione a San Nicola di Myra, venne donata dal Priorato della Basilica di San Nicola di Bari una falange di un dito del Santo. Alla fine del 600 risalgono le varie opere pittoriche di Francesco Solimena (noto come l’Abate Ciccio, architetto e pittore del tardo-barocco napoletano 1657-1747).
Nel 1700 viene adeguata anche la facciata ed apportate delle migliorie interne ad opera di una delle personalità più emergenti della stagione barocca del Regno di Napoli: Paolo De Matteis (1662-1728). Uno dei primi allievi del grande Luca Giordano (Na 1634-1705) uno dei maggiori esponenti del barocco europeo, attivo, oltre che alla corte napoletana, anche nelle grandi corti di Madrid, Firenze, Venezia e Roma come Salvator Rosa, Jusepe de Ribeira, Massimo Stanzione, Andrea Vaccaro e Mattia Preti.
Gli affreschi della cupola balconata, all’ incrocio tra i bracci della Croce latina sono opera di Francesco De Mura (1696-1782), allievo del Solimena e già visibilmente più Rococò, datati 1734; i 4 pennacchi che sostengono la cupola ancora del De Matteis.
Nel 1716, la Chiesa, fu ancora una volta riconsacrata dal Cardinal Francesco Pignatelli (Senise 1652-Napoli 1734) nipote di Antonio Pignatelli, poi Papa Innocenzo XII, importante Arcivescovo tarantino, poi ambasciatore in Polonia ecc….
L’interno della chiesa è ad impianto di Croce latina con tre navate e cappelle laterali, in una cappella la grande Pala d’altare di Francesco Solimena “Vita di San Nicola”. Nella zona absidale con altare realizzato in pregevoli marmi policromi, datato 1743, la grande Pala “Morte di S. Nicola” datata 1707, del De Matteis. Il pavimento originale, in marmi policromi, purtroppo, è stato rimosso durante un restauro del 1957 (opinabile e poco conservativo).
Appare evidente che Padre Rega, responsabile custode di tale gioiello, esasperato dall’indifferenza del Ministero, Regione e Comune, dopo vari appelli, abbia prima promosso, nel 2018, una sottoscrizione da parte dei fedeli, per urgenti lavori strutturali, poi si sia rivolto a Vladimir Putin.
La richiesta è si una provocazione agli Enti Nazionali preposti, ma anche, perché no, una richiesta di sponsorizzazione privata non certo rara. Padre Rega dribla opinando il culto di Vladimir Putin verso san Nicola di Myra, e i vari pellegrinaggi, ufficiali e non, fatti da lui a Bari per pregare sulla sua tomba in momenti di crisi.
“Ecco perché chiedo a Putin di aiutarmi nel nome di San Nicola”.
Notizie esaustive su questa importante Chiesa e sul culto di San Nicola di Myra a Napoli le troviamo anche su scritti di Federico Quagliulo (n.1922) fondatore di “Storia di Napoli” un gruppo di ragazzi innamorati della propria città che sino ad oggi hanno editato ben tre libri sulla Storia dei vari monumenti e personaggi vari di spicco o meno. La storia di Napoli, come di ogni centro, è stata costruita da piccoli-grandi uomini. Padre Mario Rega sta dimostrando di riuscire a tener testa a molti. Confidiamo in uno sviluppo positivo della faccenda.
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