Biden pronto a boicottare i giochi olimpici di Pechino

Nessun rappresentante ufficiale Usa ai giochi di Pechino

Gianvito Pugliese

La politica estera di Biden è decisamente diversa da quella del suo predecessore Trump, ma non sempre opposti.

Trump aveva stretti rapporti, sempre ufficialmente negati, con Vladimir Putin, che sembra abbia favorito l’elezione del Tycoon attraverso attacchi e violazioni di hacker Russi sul territorio americano, a cominciare dai computer di Hillary Clinton, candidata dei democratici alle presidenziali contro Trump. E oggi nella videoconferenza tra i due leader delle 16 con all’ordine del giorno il non facile argomento Russia-Ucraina e probabile che si assisterà a diverse scintille tra i due.

Trump un giorno si e l’altro pure, soprattutto man mano che le elezioni presidenziali incombevano, attaccava la Cina. Nella sua furia di assecondare l’odio di molti americani nei confronti del colosso asiatico Trump arrivò ad affermare di avere la prove che il virus del Coronavirus era stato creato in laboratorio dai cinesi. Il giorno dopo fu smentito dai suoi stessi servizi segreti, ma a Trump essere sbugiardato non faceva alcun effetto. Mentendo abitualmente ne aveva fatto l’abitudine.

Biden due settimane fa aveva avviato un disgelo nel corso del summit virtuale con Xi Jinping, con l’obiettivo dichiarato di riportare i rapporti tra le due superpotenze economiche e militari su binari che evitino un conflitto.

Ora la Casa Bianca annuncia il boicottaggio diplomatico dei giochi olimpici di Pechino 2022 a cui, fermo restando la partecipazione di atleti Usa non parteciperà nessun rappresentante ufficiale americano. Ovviamente c’è il rischio che molti Paesi a cominciare da Australia e Gran Bretagna segua l’esempio statunitense, Da lì al boicottaggio diplomatico di massa il passo è breve.

La linea dura nei confronti di Pechino sul fronte della difesa dei diritti umani da parte della White House era nell’aria. Già da tempo si susseguivano pressioni per Tibet, Hong Kong e Xinjiang. La Casa Bianca ha definito senza giri di parole “genocidio” il comportamento della Cina degli uiguri, perseguitati e oggetto di torture e violenze. La Cina aveva fatto orecchie da mercante rispondendo che non permetteva ingerenze nei suoi “affari interni”.

Ma la Cina, normalmente totalmente insensibile ai giudizi dall’estero, aveva mostrato a proposito di olimpiadi una certa preoccupazione della propria immagine agli occhi del mondo. Lo dimostra la vicenda della star cinese del tennis Peng Shuai, per tre settimane sparita dalla scena pubblica, dopo aver denunciato molestie sessuali da parte di un ex alto responsabile del Partito Comunista, e riportata alla ribalta dopo che il mondo del tennis internazionale ha deciso di non partecipare a tornei in Cina. La decisione di Novak Đoković di aderire a quella linea sembra davvero abbia fatto tremare l’imperturbabile colosso asiatico.

Alla Casa Bianca non è sfuggita la cosa e, dunque, l’attacco dove alla dirigenza cinese fa più male. E la reazione cinese lo dimostra: “Se gli Stati Uniti insistono nell’andare sulla propria strada adotteremo sicuramente contromisure risolute. Le Olimpiadi Invernali non possono essere il palcoscenico per una provocazione politica. Sarebbe una grave macchia per lo spirito della Carta Olimpica e una grave offesa per un miliardo e mezzo di cinesi”.

Intendiamoci, Biden non ha del tutto rinnegato la politica Trumpiana che ha visto ritirarsi nei confini nazionali l’auto proclamato “sceriffo del mondo”, sempre più preoccupato delle cose interne al Paese e sempre meno influente all’estero. Opposto però l’approccio con i Paesi occidentali. Trump imponeva di contribuire alle spese per la Nato e decideva la sua linea da solo, senza alcuna consultazione. Biden, come alla vigilia del colloquio con Putin, dimostra di tenere in debita considerazione le opinioni dei leader occidentali e, soprattutto, di cercarne il consenso e la condivisione delle decisioni.

Tenta, secondo noi, in altri termini di riportare l’America al centro dell’attenzione e delle decisioni mondiali, nonostante le difficoltà che gli crea un bilancio americano improntato all’autarchia ed il recente abbandono del popolo afghano nelle mani dei talebani. Non sarà facile per nessuno, dopo quelle scene apocalittiche a Kabul credere ancora nell’alleato statunitense. Accordo sottoscritto da Trump coi talebani, siamo d’accordo, ma Joe Biden aveva tutte le possibilità di rivederlo. Ha prevalso la pressione interna negli Usa a far tornare a casa i suoi militari, ma il messaggio che ha trasmesso al mondo e che chi fa affidamento sull’America fa la fine del popolo afghano.

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