“Cancro da radon” si contraeva in uffici del Tribunale di Milano
Si sono ammalati 5 dei 10 impiegati del Tribunale col gli uffici nel sotterraneo.
La redazione
Assurdo ma vero. Nel Tribunale di Milano da 30-40 anni nei sotterranei lavorano una settantina di lavoratori. Ogni giorno c’è chi svolge mansioni nella parte più nascosta dell’edificio, che risale all’epoca fascista. Alcuni era lì fissi nei loro uffici, altri, come gli operai addetti alle manutenzioni, erano presenti occasionalmente. Nei predetti sotterranei, oltre che gli Uffici Corpi di Reato e Archivio, esistono anche altri locali, come quello che ospita il Cral o il bar riservato ai dipendenti.
Cinque delle dieci persone addette agli uffici ‘Archivio generale’ e ‘Corpi di reato’ del Tribunale di Milano si sono ammalate di cancro negli ultimi anni. Lino Gallo, funzionario all’ufficio gip e segretario nazionale della sigla sindacale FLP (Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche),ritiene la malattia in stretta relazione alla presenza di gas radon radioattivo in questi spazi cantinati.
“Nessuno – prosegue Gallo – si è mai peritato di applicare la normativa prevista dall’articolo 65, comma 1, del decreto legislativo 81 del 2008, che vieta l’utilizzo dei locali sotterranei e semisotterranei per qualsiasi attività lavorativa”.
Non è esclusa “la citazione in giudizio dei vertici dell’amministrazione giudiziaria milanese per i danni fisici, bilogici e morali causati ai lavoratori, malati oncologici, dal loro comportamento omissivo”.
“Le persone che si sono ammalate lavorano lì da molto, da 30-40 anni e, per fortuna, grazie alla prevenzione, si sono accorte in tempo di avere un tumore e sono vive. Guarda caso, si tratta sempre di adenocarcinomi di grado aggressivo alle parti molli, tipici dell’esposizione a questo gas, che l’Oms ha dichiarato sin dal 1988 una delle 75 sostanze cancerogene per l’uomo, assieme al benzene, all’amianto e ad altre”.
Ma Gallo precisa due fatti particolarmente aberranti: “più volte, fin dal 2007, gli organi competenti sono stati interessati della presenza di gas radon oltre che della circostanza di patologie oncologiche gravi contratte da alcuni lavoratori impegnati nelle attività in questi locali, che si trovano 3-4 metri sotto al livello della strada, con tutta probabilità causate dall’esposizione di gas radiogeno”. “Eppure nel 2007 il presidente del Tribumale, che presiedeva la Commissione lavori e manutenzione, aveva definito “prioritario effettuare l’accertamento della presenza di gas radon. Invece a causa di una burocrazia cieca e sprovveduta non se n’è fatto niente. E’ davvero grave che soggetti che dovrebbero impegnarsi a garantire la sicurezza dei lavoratori fingano di non vedere o, peggio, di ignorare le normative di legge sulla salute nei luoghi di lavoro”.
Gallo passa alla proposta: “attuare la sorveglianza sanitaria di radioprotezione del personale verificando le emissioni di gas radon all’interno dei locali dell’Archivio generale e di effettuare visite mediche periodiche”.
Ma Gallo, da sindacalista scafato e da uomo vissuto nell’ufficio del gip, dove se ne vedono di tutti i colori, ha già visto insabbiare denunzie e provvedimenti sulla questione e si dice pronto ad effettuare “a proprie spese” un’accurata perizia tecnica.
Questo non lo afferma Gallo, ma è una nostra idea, forse balzana. L’archivio, il cral, il bar dei dipendenti sono privi d’interesse. Ma i corpi di reato no! Metterci le mani sopra potrebbe, far sparire nel nulla prove faticosamente acquisite, e poi ci sono armi, droga, denaro sequestrato, gioielli non ancora restituiti ai legittimi proprietari. E’ assurdo per menti normali, ma le menti criminali arrivano ad ordire e mettere in atto piani, talmente crudeli ed efferati, da riuscire talvolta a non essere scoperti, proprio per l’assurdità che svia le indagini. Forse una probabilità su un milione, ma potrebbe anche essere stata la vendetta di qualcuno che non ha ottenuto quanto pretendeva. Chissà se scopriremo mai l’origine di quel radion o radio. Le bombe sporche esistono, terroristi e malavita organizzata e non vi ricorrono quotidianamente. E proprio impossibile che quel radion non sia stato utilizzato di proposito per contaminare e punire chissà chi ad opera di un mandante finora rimasto ignoto?
Speriamo che gli accertamenti tecnici, innanzitutto, diano la soluzione per mettere l’aria in sicurezza, così che non si ripetano più i casi narrati, e poi che la ricerca delle fonti della contaminazione ne chiarisca da dinamica.
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