Cucinare è un’Arte!
Senza alcun dubbio la cucina è un Arte, ma anche un lavoro, messo a dura prova dal virus e dalla burocrazia. Ristoranti chiusi, riapriranno? La protesta della categoria e le considerazioni di Vissani (in immagine di copertina)
Maria Catalano Fiore
Quello dell’alimentazione e di procurarsi il cibo è stato, sin dalle origini, il primo problema dell’uomo. La Gastronomia, poi, attraverso i secoli ha subito un ciclo evolutivo raggiungendo una raffinata elaborazione sino a diventare un’opera d’arte. Con il suo progredire l’uomo ha compreso quanto sia importante conoscere quello che introduce nel proprio corpo. Sia esteticamente, che in campo nutrizionale. Sono sorti affermati gastronomi, dal Rinascimento in poi e questi sono senza dubbio artisti creativi.
In questo periodo di pandemia, la frittata è fatta! Anche se il governo, al solito, sa bene come rigirarla, in questo caso pare proprio bruciata. La sera del 28 aprile i ristoranti d’Italia hanno acceso tutti le luci alle 20.00 in punto, poi hanno spento definitivamente i fornelli e consegnato simbolicamente le chiavi dei locali. Tutti i punti di ristoro sono ormai chiusi per doppia infezione quella del virus e quella della burocrazia. Dopo la chiusura imposta, in due mesi si sono persi 86 miliardi di euro che sono andati in fumo per 830.000 dipendenti e 300.000 titolari.
Riapertura 1 giugno? Ma con un futuro ancora più incerto. Si parla di costosi dispositivi da aggiungere, di limiti di spazi o contatti, di camerieri che devono servire come infermieri, di sanificare 2 volte al giorno i locali con costi vertiginosi, il tutto in un quadro turistico completamente collassato. Saltate le date pasquali, 25 aprile e 1 maggio, e soprattutto le proibizioni di spostamento dal proprio domicilio, da regione a regione. Ovviamente di turisti stranieri danarosi, non se ne parla ….sfumati, al pari delle loro prenotazioni.
Gianfranco Vissani, noto cuoco internazionale, si fa portavoce di questa situazione. Anche lui a casa come suo figlio, migliore maitre d’Italia. Senza far nulla non ci sa stare, apre provocatoriamente un locale al centro di Roma, di sole specialità romane, pronto per il 1 giugno. Comunque si sfoga su vari quotidiani e social. il suo motto “Non morire come categoria e come rappresentanti della qualità italiana”. Il Governo, afferma Gianfranco Vissani, non si è reso conto che i 2/3 dei ristoranti italiani non riaprirà più. Dietro ci sono investimenti e sacrifici di intere famiglie, magari anche da generazioni. I costi per reggere un locale chiuso sono insostenibili. Consegne a domicilio o asporto non aiutano di certo, sono più i costi che gli incassi. Questa categoria non usufruisce, certo di ammortizzatori sociali, tanti gli occasionali o stagionali, e poi…le scadenze esattoriali del 30 maggio come si pagano? Il rischio è grande. La cucina dovrà ripartire da 0. Per i Vini ancora peggio, prodotti invenduti. I produttori non potranno più sostenere i costi di produttori e filiere. Abbiamo raggiunto il primato mondiale per cucina e vini e ora rischiamo di perdere addirittura posti di lavoro, annientare la produzione. Come per tutte le imprese italiane, grandi o piccole, servirebbe liquidità a fondo perduto, e tasse ridimensionate e quantomeno differite, per almeno un anno, oltre a mettere un freno allo squalo Equitalia (che cambiato il nome in Agenzia delle Entrate – Riscossione, non ha cambiato regole ed abitudini vessatorie). La cucina fa parte della nostra cultura e della nostra arte e va preservata. Vanno recuperati i mancati incassi e poi più attenzione alle filiere agricole, usufruire esclusivamente di quelle Italiane, sicuramente migliori.
La vera ARTE culinaria italiana è un patrimonio e come tale va anche tutelato dagli eccessi burocratici e fiscali. E’ una grossa componente dell’eccellenza e del lavoro italiano che va in fumo, ma senza arrosto.