Festeggiamo? W la normalità!
Lo scrive lei stessa, l’autrice dell’articolo: ” Queste righe, non sono da storica o critica o da professoressa in cattedra, assolutamente no!” e comincia un viaggio nelle gioie e nei dolori della riapertura. La riscoperta della normalità e della libertà, beni poco apprezzati, quando li hai. Ma, quanto e più dello stesso viaggio, vanno osservate alcune preziose soste nelle aree di parcheggio della mente umana. Una lettura da non perdere.
Maria Catalano Fiore
Troppi i dubbi che ci attanagliano ancora prima della prossima, nostra, semi-libertà. Sarà stata utile questa reclusione e queste disposizioni per uffici, scuole e negozi? Sicuramente si, considerando quello che è successo in altre nazioni, o anche in alcune nostre provincie e regioni. dove la pandemia è stata presa più alla leggera. Ma come abbiamo reagito e. soprattutto, come reagiremo? Non possiamo prevederlo, poiché non sarà semplice riprendere ritmi ed attività, anzi…
Queste righe, non sono da storica o critica o da professoressa in cattedra, assolutamente no, solo mie impressioni, più altre percepite o ascoltate da amiche, che si sono ritrovate in casa, ragazzi che hanno sospeso il ritmo scolastico, nel bene e nel male, ed amici che non hanno potuto lavorare, tenere aperti negozi, ecc….una valanga di problemi. Calata inaspettata e frettolosamente la restrizione, che ha causato reazioni diverse in ciascuno di noi. C’è chi lo ha accettato in positivo, recuperando magari momenti casalinghi dimenticati, vivere più tempo insieme ai figli, seguirli un po’ nei problemi scolastici e personali, riscoprendo valori perduti ed affetti. Altri no, spiazzati completamente nel mutamento del lavoro e nella stessa vita quotidiana. Noi italiani, mi domando, siamo destinati a perdere il nostro tratto distintivo, che è il calore, il fatto di abbracciarci o, semplicemente, darci la mano? Non poter mantenere queste piccole abitudini sicuramente ci spiazzerà. Ci vorrà molto tempo prima di riconquistare questa spontaneità e la totale libertà, di cui godevamo. Chi vive da solo, e non può raggiungere i congiunti per vari motivi, se ne ha, spesso è sgomento. Svegliarsi la mattina senza il rumore del traffico, è spiazzante emotivamente, a volte angosciante; la solitudine diventa pesante. Vengono a mancare anche le piccole abitudini di routine, come fare la spesa o uscire di sera con amici. In molte/molti hanno fatto fatica a capire cosa stava succedendo, per tenere i piedi per terra (e sano il cervello) hanno pulito e riordinato la casa, spostato oggetti, foto, ricordi. Si sono tenuti impegnati, ma l’ansia è notevole. Alcuni hanno provato a tenere un diario, qualcuno ha anche pubblicato le pagine giorno per giorno su facebook, per non sentirsi solo. per raccontare di piccoli e grandi problemi, risolti in modi stranissimi, tra il drammatico e l’esilarante. Perché la solitudine, se la scegli è un conto, se la subisci per una ragione così importante è un peso.
Poi. bisogna pensare a chi può permettersi di restare a casa ed a chi, invece, ha un lavoro saltuario o di apprendista, chi ha un lavoretto in proprio e che ha dovuto chiudere e, tirate le somme, tra fitti, utenze e tasse, non sa cosa fare, non vede più futuro; deve buttare per aria tutto quello che ha costruito e cercarsi qualcosa con un minimo salariale garantito? Le famiglie di origine, se ci sono ancora, potranno garantire un piccolo sostegno o sono anche loro in sofferenza? Tanti i quesiti, poche le risposte. Chi lavorava presso una piccola impresa, di un parrucchiere, estetista o fisioterapista, vede un futuro ancora più nebuloso e a rischio, dover riprendere il contatto diretto con la gente non sarà facile.
Ognuno di noi ha una situazione diversa da vivere, chi percepisce un piccola pensione, chi ha bisogno di cure, chi ha figli grandi che ciondolano insofferenti, chi ha appena avuto un bambino, chi ha saputo di aspettarlo e si chiede con angoscia che futuro potrà dargli e se sarà all’altezza di provvedere ai suoi bisogni? Ci saranno cose positive e negative. Sicuramente rallenteremo i ritmi e cercheremo di guardare al prossimo. Almeno speriamo che sia così.
E al di la di tutto questo, chi soffre, chi ha subito delle perdite, senza riuscire neppure a star vicino e salutare una persona cara, le tante vittime inermi, il sacrificio che hanno fatto e continuano a fare gli operatori sanitari, che non possono fermarsi, che sono sempre all’erta e che hanno le vite private completamente stravolte, oltre al sistema neurologico. Chi li aiuterà a riprendersi, a riprendere i ritmi lavorativi consueti, a continuare ad assistere malati, quanti quesiti ed incognite e, sempre, pochissime risposte.
Le nuove regole sono state diffuse, cercheremo di attenerci, nell’interesse comune, ma lo faremo davvero? Tanti interrogativi in questo brindisi spumeggiante, forse più delle bollicine nella bottiglia e nei nostri bicchieri.