Giorno 119
Il meeting annuale dei BRICS deve farci comprendere che la Russia non è del tutto isolata e che alcuni Paesi considerano la guerra un mezzo lecito di conquista.
Orio Giorgio Stirpe
Oggi si apre il meeting annuale dei BRICS, anche se l’incontro sarà solamente virtuale.
Si tratta del più importante evento dell’anno organizzato al di fuori dell’alveo “occidentale” e gestito esclusivamente da potenze esterne all’Occidente; in pratica è una sorta di evento “alternativo” alla gestione occidentale dell’economia globale, e raccoglie da solo oltre il 25% del PIL mondiale.
BRICS è l’acronimo che ne indica i partecipanti: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Cinque delle economie più sviluppate del pianeta al di fuori del sistema di alleanze occidentale. Rimangono fuori realtà, altrettanto forti e vitali, come Messico, Nigeria, Arabia Saudita e Indonesia, ma il “club” è ugualmente rappresentativo di quel mondo emergente che cerca di emanciparsi dalla leadership economica occidentale e in particolare dal “sistema del dollaro”.
Non sono un esperto economico, quindi non mi spingerò oltre nel settore specifico lasciando il commento ad altri meglio qualificati. Quello che mi interessa è la partecipazione russa a questo evento, che spezza un isolamento durato dall’inizio della crisi in Ucraina, e che evidentemente gli altri partecipanti alla riunione non hanno ritenuto di voler sostenere.
Si tratta di un evento economico e non politico, ma è ad un tale livello da avere inevitabilmente una dimensione strategica. Di sicuro la Cina, di gran lunga la Potenza principale del gruppo, ha sempre cercato di imprimerle questa valenza in un senso anti-occidentale.
Altri partecipanti alla riunione però hanno posizioni politiche che si accostano a quella cinese solo per il desiderio di emanciparsi dalla tutela americana, e che per il resto vanno in una direzione opposta. Per esempio, laddove la Cina è guidata dal più grande Partito Comunista della storia, il Brasile ha un Presidente generalmente rappresentato come di estrema destra, mentre il Sudafrica è quanto di più simile ad una democrazia occidentale esista in Africa, e l’India cita espressamente la Cina quale il suo principale avversario strategico.
Rimane il fatto che pur non trattandosi di un blocco di alleati ma solo di interlocutori con un interesse economico comune, abbiamo quattro Potenze che evidentemente preferiscono mantenere un rapporto con la Russia rischiando di irritare l’Occidente piuttosto che isolarla rinunciando al vantaggio economico che ricavano da un rapporto con essa.
Certo, si tratta di un incontro virtuale, ma le immagini dei leader saranno comunque associate e ne uscirà un’immagine di non-isolamento della Russia a dispetto degli sforzi in tal senso dell’Occidente, e per Putin sarà un successo.
Di fatto, non tutto il mondo vede l’invasione dell’Ucraina come un fatto talmente grave da richiedere l’ostracismo dell’autore. Dobbiamo renderci conto che non tutto il pianeta è allo stesso livello di crescita culturale, e noi stessi distiamo meno di ottanta anni dal tempo in cui la guerra era uno strumento assolutamente ragionevole per la risoluzione dei conflitti internazionali e faceva parte della normalità della vita.
Per moltissimi nel mondo è ancora così; anche in Europa abbiamo avuto la guerra fino a poco più di vent’anni fa.
Fra i BRICS ci sono quelli che – come il Sudafrica – non vedono perché l’invasione russa dell’Ucraina debba essere vista come un fatto più grave rispetto alla guerra civile in atto in Etiopia. Alcuni – come il Brasile – trovano la guerra irritante solo per le sue conseguenze economiche, a loro volta dettate più dalla reazione occidentale all’invasione che non al conflitto stesso. Altri – come la Cina – probabilmente sono infastiditi più dalla sua durata che non dalla sua essenza. Infine ci sono perfino quelli – come l’India – che dalla guerra stanno traendo un immediato e plateale vantaggio economico (vendendo materiali all’Ucraina e comprando petrolio sottocosto dalla Russia) senza neppure vedere danneggiati i rapporti con l’Occidente.
Alla fine però tutti evitano di emarginare Putin… Che, infatti, non sarà escluso nemmeno dal G20, anche se l’Indonesia (che lo organizza) si sta esibendo in capolavori di acrobazia diplomatica per non irritare nessuno nelle modalità esecutive del convegno che quest’anno si terrà a Giacarta.
Dobbiamo accettare il fatto che il mondo non ha tagliato fuori Putin: le sue azioni hanno emarginato l’orso solo dalle democrazie liberali dell’Occidente, e questo deve farci riflettere.
Non perché “l’Occidente è alla fine”, come piace tanto dire ai catastrofisti che immaginano l’avvento del “millennio del dragone” con una soddisfazione masochistica dettata dal loro anti-americanismo all’ultimo stadio; ma perché l’Occidente ha più nemici della sua visione del mondo di quanto ci piaccia credere.
La guerra in Ucraina finirà; difficile dire quando, ma sicuramente non si parla di anni. Per quanto dolorosa, per quanti lutti e devastazioni stia arrecando agli ucraini, si tratta di una crisi destinata a durare relativamente poco, come tutti i conflitti ad alta intensità che nessuno può permettersi di sostenere indefinitamente.
Ma quando il conflitto si sarà concluso, la minaccia russa sarà stata ridimensionata e la ricostruzione dell’Ucraina sarà avviata (perché è così che finirà), sarà importante ricordare che non tutto il mondo avrà sostenuto i valori della libertà e della democrazia: ci saranno sempre altri attori pronti a cospirare contro principi che noi consideriamo assodati e su cui si fonda la nostra società in nome di altri fattori che collidono con essi.
In un mondo sempre più interconnesso diventa sempre più difficile distinguere fra la difesa dei propri valori e dei propri principi da una parte, e l’ingerenza in quelli altrui dall’altra. Occorrerà quindi sempre rimanere vigili su ciò che accade e pronti a difendere ciò che può essere minacciato.
Perché dico questo?
Perché quando l’orso avrà finito di spezzarsi zanne e artigli e se ne sarà tornato scornato nella sua tana, ci saranno quelli che ricominceranno a strillare che la NATO ha esaurito il suo compito e deve essere sciolta; che le spese per la Difesa devono essere ridotte per finanziare la ricostruzione; che la diplomazia deve essere l’unica arma da impiegare contro i potenziali aggressori.
Il mondo non funziona così: non ancora. La diplomazia funziona da sola ALL’INTERNO dell’Occidente: all’esterno delle democrazie liberali occorre disporre di una Difesa capace, articolata e multinazionale, pronta ad intervenire quando dovuto e con il minimo livello di violenza necessaria.
Perché il resto del mondo non vede necessariamente l’invasione dell’Ucraina come un’aberrazione, ma come un evento più o meno condivisibile e del tutto nella norma delle relazioni internazionali.
Il “bullismo” fra le Nazioni non è affatto morto, e va tenuto in conto.
L’orso non è certo l’animale più pericoloso di questo pianeta.
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