Giorno 204
Putin bocciato in Arte Militare
Orio Giorgio Stirpe
Gli entusiasti della Guerra di Movimento saranno soddisfatti: la fase statica della guerra per il momento è terminata e il fronte è tornato “liquido” in molti punti; solo che l’iniziativa è passata di mano, e il “movimento” è tutto ucraino.
Il bombardamento della diga di Krivy Rih è un segno chiarissimo della frustrazione impotente di Putin: vuole a tutti i costi un’escalation (non nucleare), ma non sa come ottenerla, perché il livello di violenza è già al massimo. L’ISW (Institute for the Studies of the War, Washington DC), pietosamente, ipotizza che il bombardamento della diga fosse mirato a danneggiare i ponti di barche ucraini che supportano l’azione a Kherson, ma temo che la cosa sia poco credibile, ed in ogni caso sarebbe risultata del tutto inefficace. Il bombardamento delle dighe civili invece è esplicitamente vietato dal diritto bellico, e farlo costituisce un crimine di guerra. Un altro, l’ennesimo, di cui Putin dovrà rispondere.
I suoi fedeli implorano di “fare sul serio”, ma lui sta facendo “sul serio” già da febbraio, e non esistono né forze né armi per imprimere una marcia in più ad un esercito spompato.
L’iniziativa è perduta, e francamente non vedo per lui come recuperarla.
L’iniziativa, già…
Mentre il fronte lentamente si assesta, e nell’attesa di nuovi sviluppi, vediamo di esaminare con maggiore precisione cosa sia esattamente questa “iniziativa” militare.
Ovviamente le cose sono molto più complicate, ma in soldoni detenere l’iniziativa consiste nell’avere la capacità di determinare dove e quando debba avere luogo l’azione principale, dove invece il fronte debba rimanere relativamente tranquillo e in che misura, e quale ritmo debbano avere i combattimenti.
Detenere l’iniziativa implica avere un potenziale militare genericamente superiore, e in particolare un maggiore potenziale offensivo, tale da prevaricare almeno localmente le capacità difensive dell’avversario, che è così costretto a patire – appunto – l’iniziativa nemica.
L’iniziativa permane fintanto che non si raggiunge il “culmine”: il famoso momento in cui il potenziale offensivo dell’attaccante degrada al di sotto di quello difensivo del suo avversario e quindi cessa di dare guadagni sul campo.
Come abbiamo visto finora, i russi hanno iniziato la guerra con la piena superiorità e quindi mantenendo l’iniziativa per un po’… A causa di una serie di errori già commentati precedentemente, hanno “culminato” ai primi di aprile nel nord, e hanno dovuto ripiegare. Nel Donbass però hanno mantenuto l’iniziativa e continuato ad attaccare alimentando il loro potenziale offensivo prima con le Unità raggruppate dopo il ripiegamento dal nord, e poi “cannibalizzando” le Brigate schierate lungo il resto del fronte.
In questo modo il loro potenziale offensivo complessivo ha continuato a ridursi progressivamente, fino a culminare nuovamente, questa volta sull’intero fronte. Il mantenimento dell’iniziativa a questo punto si basava per i russi unicamente sull’impiego a massa dell’artiglieria e sull’inerzia apparente degli ucraini.
Quando però gli ucraini hanno potuto far entrare in linea le loro nuove Brigate leggere, frutto della mobilitazione generale, hanno aumentato il loro potenziale offensivo ad un livello superiore di quello – ormai degradato – dei russi, e si sono potuti permettere di assumere loro l’iniziativa per la prima volta, visto che ormai il nemico erano fermo.
Con l’azione avviata a Kherson hanno effettuato una prima spinta, e l’hanno sfruttata per sferrare la vera controffensiva programmata, che era quella di Izyum.
Così ora l’iniziativa è saldamente in mano ucraina.
Si tratta di una situazione definitiva?
Per rispondere a questo dobbiamo esaminare un altro aspetto, che è quello del “Momentum”.
Non si tratta dell’ennesimo termine inglese: è una parola latina, impiegata anche in inglese, e che si riferisce al “momento d’inerzia” trattato in fisica.
Se abbiamo compreso i concetti di iniziativa e di potenziale offensivo, quello di Momentum non dovrebbe risultare una sorpresa: laddove si ha l’iniziativa e la si sfrutta applicando il proprio potenziale offensivo a quello difensivo dell’avversario, si ottengono degli effetti. Quando questi effetti sono tali da determinare un aumento della differenza fra il potenziale dell’attaccante e quello del difensore, si dice che il Momentum è positivo (per l’attaccante); quando invece la differenza di potenziale si riduce, il Momentum è negativo.
Insomma: se l’attaccante, che detiene l’iniziativa, riesce ad erodere il potenziale dell’avversario più rapidamente di quanto si deteriori il proprio, significa che mantiene un Momentum operativo positivo, e quindi sta vincendo.
Quando invece l’attaccante – pur guadagnando terreno – vede il proprio potenziale offensivo calare più rapidamente di quello difensivo dell’avversario, sta mantenendo un Momentum negativo e la sua offensiva è destinata a fallire.
Sotto l’aspetto tecnico, questo è stato fin dall’inizio il grande problema dei russi: pur disponendo dell’iniziativa e di un potenziale iniziale enormemente superiore, hanno mantenuto un Momentum negativo per tutta la loro offensiva. Questo ha rapidamente eroso il loro potenziale senza però logorare sufficientemente quello ucraino, così inevitabilmente hanno culminato non solo a livello tattico come successo a Kyiv, ma anche a livello operativo, cedendo l’iniziativa agli ucraini.
Questo fatto era visibile ad un occhio professionale già a metà marzo; a inizio estate è diventato del tutto evidente.
Semplicemente la manovra prescelta dai russi – sicuramente sotto l’influenza politica del vertice del regime – era tale da massimizzare l’attrito sulle forze proprie e minimizzare i risultati su quelle ucraine. Ricorderete che abbiamo osservato come generalmente l’attaccante cerchi di opporre i propri punti forti a quelli deboli del difensore, e viceversa; i russi invece hanno costantemente opposto i propri punti forti a quelli forti dell’avversario. Questa scelta può essere valida affrontando un nemico molto inferiore, allo scopo di accelerare la conclusione del conflitto, ma generalmente si paga con un rateo di perdite più elevato del normale: come accelerare su per una salita per arrivare prima in cima alla montagna invece di usare una via più comoda e fare un paio di tornanti.
Nel caso dei russi, con un esercito non più basato su una massa inesauribile di coscritti sacrificabili, non era sostenibile: non contro un esercito abbastanza robusto come quello ucraino.
Per tornare al dubbio iniziale se i russi potranno recuperare l’iniziativa, oppure se questa sia ormai definitivamente in mano ucraina, per rispondere dobbiamo tenere sotto controllo il Momentum con cui operano le forze di Kyiv: fintanto che riusciranno a mantenerne uno positivo, i russi non avranno speranza di recuperare l’iniziativa.
Per riuscirci, Putin avrebbe bisogno di una massiccia iniezione di forze fresche – che però non si vede da dove potrebbero giungere in tempo utile – oppure dell’intervento di un valido alleato, di cui però non c’è traccia.
Naturalmente gli ucraini potrebbero metterci del loro, ed intraprendere qualche operazione mal concepita, che inverta il segno del loro Momentum ed eroda il loro attuale vantaggio.
Possibile.
Ma non molto probabile, vista la condotta finora altamente professionale della guerra da parte del Generale Zaluzhny e da come il Presidente Zelensky gli abbia saggiamente lasciato mano libera.
Stiamo parlando di Arte Militare, che non è una scienza esatta ma una disciplina umana, dove nulla è già scritto e le regole esistono per essere infrante.
Ma per chi questa arte la studia e la pratica, l’orso Vladimiro è da bocciare.
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