Giorno 328

Oggi di parla di carrarmati. In copertina il Leopard 2.

Orio Giorgio Stirpe

Un altro argomento da chiarire nei suoi parametri è quello relativo ai carri armati.

Molta gente ha un’idea abbastanza confusa circa la natura e l’impiego del carro armato come strumento bellico; poi però esiste una fascia di appassionati che invece sanno praticamente tutto di ogni singolo modello prodotto oggi o nel passato, e che sono orgogliosi di condividere ogni suo minimo dettaglio tecnico. Io intendo però rivolgermi alla maggioranza del pubblico, quindi mi scuso con gli appassionati se cercherò di semplificare i concetti di base.

La prima cosa da chiarire è che i carri armati, come le automobili, esistono in molte categorie diverse che si distinguono fra loro per dimensioni, prestazioni, tecnologia e naturalmente costo. Ovviamente più un mezzo è sofisticato e costoso, meno pezzi ne vengono venduti sul mercato; analogamente, più è spartano ed economico, maggiormente è diffuso.

Questo è importante in quanto a differenza di altri sistemi d’arma, il carro armato ha efficacia solo se impiegato in numero elevato: mentre per esempio gli HIMARS sono sistemi di supporto al combattimento altamente sofisticati e performanti che possono avere un impatto anche in numeri limitati – e si è visto in Ucraina dove solo poche decine hanno costretto i russi a cambiare completamente i dispositivi del supporto di fuoco, della logistica e del Comando e Controllo – i carri sono sistemi di combattimento diretto impiegati per la manovra: devono essere in numero sufficiente da consentire l’urto contro un settore di fronte e successivamente l’investimento di una porzione di territorio tale da negare all’avversario la possibilità di ricostituire il fronte stesso.

Insomma: 20 HIMARS fanno una differenza; 20 carri armati, per quanto moderni, no. A meno che l’avversario non sia talmente inferiore tecnologicamente da non disporre di armi capaci di distruggerli, e anche in questo caso bisogna che il Teatro Operativo sia abbastanza piccolo per cui questi venti carri possano assicurare la loro azione dovunque necessario.

In un conflitto simmetrico ad alta intensità quale quello ucraino (dove cioè le forze contrapposte dispongono di capacità militari simili e combattono con elevata dinamicità) i mezzi di supporto al combattimento possono essere facilmente spostati da una parte all’altra del fronte e quindi l’elevata capacità può compensare i numeri ridotti (e viceversa), ma la linea del fronte deve necessariamente essere fisicamente mantenuta da elementi delle forze di manovra: sostanzialmente dall’”Arma Base”, cioè dalla fanteria e/o dalla “cavalleria”… Quindi essenzialmente soldati, montati o meno su mezzi corazzati da combattimento, e carri armati. Il punto quindi è che mentre per sistemi di supporto al combattimento abbastanza sofisticati si può parlare di decine di pezzi, quando si parla di mezzi corazzati si deve parlare di centinaia.

Centinaia di mezzi relativamente sofisticati richiedono una catena logistica per i rifornimenti, il mantenimento e le eventuali riparazioni molto più “pesante” di quella richiesta per un numero minore di strumenti come gli HIMARS, per quanto sofisticati questi possano essere.

Come dicevamo, a differenza dei sistemi di supporto al combattimento, quelli per la manovra devono necessariamente essere numerosi indipendentemente dalla loro complessità e sofisticazione; quello che cambia con l’aumento della qualità è la capacità di sopravvivenza sul campo di battaglia e quella di infliggere danni all’avversario. Quindi un carro armato moderno ha maggiori probabilità di sopravvivere e di colpire ripetutamente il nemico rispetto ad un carro obsoleto.

Le caratteristiche fondamentali di un carro armato sono la velocità, la corazzatura e la potenza di fuoco. Quelle addizionali che fanno la differenza fra una versione iniziale ed una più avanzata sono i sistemi ottici per l’avvistamento e l’ingaggio, la corazzatura aggiuntiva e i sistemi di comunicazione. Gli handicap che spesso un carro si porta dietro dal modello base e che non possono essere corretti con miglioramenti successivi sono la sagoma troppo alta che può esporre al tiro avversario, il consumo di carburante eccessivo da parte del motore, il meccanismo di stivaggio e caricamento delle munizioni e i sistemi di trasmissione e ammortizzazione.

Genericamente parlando, tradizionalmente i modelli di origine sovietica eccellono in velocità e potenza di fuoco, dispongono di ottime corazze addizionali reattive e soffrono di problemi di stivaggio munizioni e di sistemi di trasmissione relativamente fragili; i carri di disegno europeo (sostanzialmente tedeschi o ispirati ad essi) eccellono in velocità e protezione, dispongono di sistemi di avvistamento e ingaggio superiori così come di comunicazioni eccellenti e non soffrono di grossi problemi meccanici, ma hanno una sagoma più alta e il sistema di caricamento è meno automatizzato per cui l’equipaggio richiede un membro in più.

Fra tutti i carri occidentali, le versioni più recenti del Leopard 2 tedesco sono probabilmente i migliori in assoluto, in quanto uniscono caratteristiche da combattimento fra le più avanzate ad una meccanica affidabile e relativamente semplice da mantenere. Gli Abrams americani, specialmente nelle ultime versioni, hanno probabilmente caratteristiche da combattimento anche superiori, ma richiedono una logistica e una manutenzione più complessa che li rende di difficile adozione da parte di eserciti diversi da quello americano.

Come accennato all’inizio, ci sono moltissimi esperti appassionati sul web, quindi rimando chi fosse interessato ad approfondire le caratteristiche dei singoli modelli ai siti dedicati: a me interessa fornire un’idea di massima a chi è digiuno dell’argomento (prego quindi gli appassionati di risparmiarmi le critiche che so benissimo di meritare per essere stato così schematico e succinto). Il punto essenziale che mi premeva raggiungere è che alla resa dei conti l’unico carro armato occidentale con le caratteristiche adeguate e disponibile in numeri elevati per la consegna all’Ucraina è il Leopard 2. Questo carro è superiore a quasi tutti i modelli di origine sovietica e a quasi tutti i loro più recenti sviluppi da parte russa; alcune delle ultime versioni russe possono essere alla loro altezza, ma a causa delle perdite subite e dei problemi attuali dell’industria bellica colpita dalle sanzioni questi sono disponibili in relativamente pochi esemplari e la percentuale di carri obsoleti tende generalmente ad aumentare nell’esercito russo mentre tende a diminuire in quello ucraino. Pertanto l’eventuale consegna di diverse centinaia di Leopard 2 all’Ucraina rappresenterebbe un “game changer” significativo sul campo.

La disponibilità dei Leopard 2 in Europa non è di facile definizione. Ne esistono diverse versioni in servizio (dalla A4 alla A7) e ancora di più in riserva; molti eserciti europei ne dispongono in numeri significativi e possono privarsene in vista di una loro sostituzione con modelli più recenti da parte dell’industria tedesca, che però si prende i suoi tempi. La Germania dispone inoltre di diverse centinaia di carri in riserva che possono essere riattivati e modernizzati per sostituire rapidamente quelli ceduti, ma a causa delle ristrettezze di bilancio molti di questi possono richiedere diversi mesi per la riattivazione e non sarebbero quindi immediatamente disponibili per l’Ucraina. Potrebbero però rimpiazzare i mezzi forniti dalle altre Nazioni attingendo alle loro forze attive, visto che la minaccia convenzionale russa all’Europa è praticamente azzerata al momento.

Esistono ovviamente tutta una serie di problemi politici interni alla Germania su cui non mi dilungo, che sono bilanciati dalla pressione diplomatica degli alleati europei e soprattutto americani, e una serie altrettanto lunga di problematiche di tipo finanziario e industriale che richiedono l’intervento diretto dei Governi interessati; probabilmente assisteremo a sviluppi decisivi in merito nel corso della Conferenza di Ramstein del 20 gennaio, cui parteciperanno i rappresentanti dei Governi occidentali donatori di armi all’Ucraina, fra cui l’Italia (che non dispone di Leopard 2 avendo preferito produrne una versione autoctona di minor successo, ma che sembra intenzionata a donare invece una batteria di difesa aerea di prim’ordine).

Il ritardo nella consegna di questi carri esiste, ma è meno grave di quanto sembri: l’addestramento all’uso del Leopard 2 non richiede tempi lunghi quanto quelli per un sistema contraereo, soprattutto se impartito ad equipaggi già formati su altri mezzi. La stampa ha purtroppo posto sotto i riflettori ogni dichiarazione pubblica in merito, di qualsiasi provenienza o credibilità, creando la sensazione di una incertezza che in realtà non è mai esistita: l’ineluttabilità di quella che appare come l’unica soluzione possibile per dotare l’Ucraina di una capacità di manovra controffensiva credibile era chiara fin dall’estate a tutti i Governi occidentali, e solo le modalità esecutive erano in discussione.

Dal momento in cui il Congresso americano e il Parlamento europeo hanno dichiarato il Regime russo quale “terrorista” e quindi hanno azzerato l’ipotesi di supportare una soluzione diplomatica del conflitto, l’intento politico dell’Occidente di sostenere l’Ucraina fino alla risoluzione militare è divenuto inevitabile.

Questo sostegno a sua volta – dopo aver consentito la stabilizzazione del fronte in una guerra di posizione dominata dai soldati e dalle artiglierie – per garantire a Kyiv la possibilità di contrattaccare deve fornire i mezzi essenziali per tornare ad una guerra di manovra entro la prossima estate; questi mezzi sono essenzialmente aerei da combattimento multiruolo e carri armati.

La caotica ma anche massiccia mobilitazione russa ha fatto sì che la Russia ripristinasse parte della sua capacità operativa perduta nei mesi passati, immettendo in Teatro vasti numeri di soldati di leva e di mezzi corazzati obsoleti che consentiranno sicuramente una difesa efficace e forse anche una qualche capacità offensiva già durante l’inverno.

Il rischio di cui si parla dunque è che l’orso Vladimiro riesca a mettere in linea un potenziale militare in grado di prevenire sia pure con mezzi poco moderni quell’offensiva d’estate ucraina che l’Occidente intende invece supportare con sistemi avanzati.

L’eventuale offensiva russa d’inverno dovrà essere fronteggiata dagli ucraini con i mezzi disponibili adesso; il problema dell’orso è che tali mezzi non sono assolutamente sufficienti per liberare i territori occupati, ma lo sono per bloccare un attacco nemico.

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