Gravina in Puglia: i sottopassi della discordia
Nubifragio e allegamenti di ieri diventano pomi della discordia. Ma, a Gravina, nubifragi consistenti non sono mai mancati. In uno di questi perse la vita il giovane Michele Soranno.
Rocco Michele Renna
Qualche giorno fa, quasi in diretta, vi abbiamo mostrato la bomba d’acqua, con grossa e fitta grandinata abbattutasi su Gravina in Puglia. Fortuna ha voluto che il nubifragio non abbia creato danni rilevanti, ma soprattutto evidenti in città, tranne qualche allagamento di poco conto.
I gravinesi sono preparati a questi eventi, ma l’eccezionalità -si sa- può arrivare da un momento all’altro. L’anomala siccità, a cui segue questa estate già torrida, quello che chiamiamo -in generale- cambiamento climatico non devono far dimenticare che anche in passato ci sono stati fenomeni atmosferici eccezionali, che hanno segnato, anche drammaticamente, la storia della nostra città: sconvolgente, la morte di Michele Soranno.
Era Il 18 giugno, nel lontano 1992, un violento temporale si abbatté su Gravina, provocando smottamenti, frutto anche dalla conformazione geologica del terreno, ricco di cavità, sulle quali poggia l’intero centro storico.
Le cronache raccontano che proprio nel cuore della città si aprì una voragine ed una trentina di famiglie dovettero abbandonare le loro case. Ma i danni non si limitarono alle cose.
Durante il nubifragio di quel giorno nefasto, Michele Soranno, un giovane di 25 anni, perse la vita mentre tentava di soccorrere una donna anziana, scivolata nel tentativo di attraversare la strada, ormai ridotta ad un torrente in piena. Michele venne travolto dalle acque che lo trascinarono, provocandogli una drammatica caduta, che gli causò la morte.
Nel novembre dello stesso anno gli venne conferita l’alta onorificenza della medaglia d’oro al valore civile, con la seguente motivazione: “Durante un violento nubifragio accorreva, con generoso slancio, in aiuto di una donna travolta dalle acque. Nel disperato tentativo veniva, però, trascinato anch’egli dall’impeto delle correnti, perdendo la giovane vita. Nobile esempio di sprezzo del pericolo e di elette virtù civiche, spinti fino all’estremo sacrificio. Gravina di Puglia (BA), 18 giugno 1992.”
Dopo questa breve parentesi storica, in cui vi abbiamo parlato di questa tragedia, oggi a Michele Soranno è dedicata una scuola, in zona Epitaffio, sono stati fatti diversi interventi per frenare l’impeto e i danni derivanti delle acque durante le piogge ma, come ho scritto prima, l’eccezionalità è sempre imprevedibile.
Dopo gli interventi per rallentare o frenare l’impeto delle acque, che si verificavano molto spesso, anche a causa della speculazione edilizia degli anni addietro, in cui fu trasformato il torrente “canale d’Alonzo” in una via cittadina, interrando in un angusto canale il torrente stesso sotto il piano stradale, vennero cantierizzati anche interventi per eliminare i 2 passaggi a livello rimasti all’interno della città.
Si fece la proposta di interrare l’intero tratto ferroviario, ma per chissà quale cavillo non venne realizzato e la città è rimasta divisa in due. Allora qualche mente eccelsa concepì la genialata dei sottopassaggio, uno in corso di Vittorio e uno nella circonvallazione “Falcone-Borsellino”.
Già nel progettarli ci furono delle difficoltà: realizzarono dei sottopassaggi con metrature risicate e, si dice, con pompe con portata ridotta, non pensando che a monte degli stessi ci potessero essere zone di accumulo delle piogge che avrebbero potuto trasformare i sottopassaggi in enormi contenitori d’acqua e, per miracolo, non ci è ancora scappato “il morto”.
I sindaci che hanno preceduto l’attuale non hanno mai trovato una soluzione e i sottopassaggi si sono allagati costantemente, anche in occasione di una comune pioggia estiva. Il sindaco attuale Fedele Lagreca, ha fatto fare la manutenzione che, a quanto si dice, non veniva fatta da tempo.
Riparato le pompe e il circuito elettrico, ma Giove Pluvio ha pensato diversamente ed ha mandato giù una quantità enorme di pioggia che ha allagato il sottopasso. Grazie, comunque, alla manutenzione, le pompe, anche se sofferenti, sono riuscite a drenare l’acqua e poco dopo il primo sottopasso è stato riaperto. Poi è toccato al sottopasso della circonvallazione e lì la cosa incredibile è stata la scoperta che i tombini erano completamente pieni di terra, il pozzetto di ispezione alle pompe seppellito sotto l’asfalto, insomma incuria totale…
In tutto questo la vecchia amministrazione, seguita dagli aficionados, si erge a paladina dei sottopassi, accusando con veemenza il sindaco attuale. La domanda sorge spontanea: “Con che coraggio accusate il vostro successore, da pochissimo insediato, se voi stessi non avete risolto il problema durante quasi due intere consigliature, precisamente nove anni e sei mesi”?
Una inutile e puerile demagogia, scaricare le proprie colpe, su chi è appena arrivato: “il bue dice cornuto all’asino…” recita un proverbio locale, ma diffuso un po’ dappertutto.
Sperando nella clemenza di Giove pluvio ci auguriamo che a Gravina ci sia più consapevolezza del bene comune e si trovi una soluzione sicura nel prossimo futuro.
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