Il caffè con il lettore
Il Riformista titola: “Addio Italia, le sedi vanno tutte altrove: il governo Meloni non attira”
Gianvito Pugliese
Care/i ospiti del caffè, benvenute/i ed un consiglio, zuccherate bene e godetevi il dolce sapore del cornetto caldo (purtroppo riscaldato), perché l’argomento di cui discutere non è certo una dolce notizia, anche se poi non è una gran novità.
Prendiamo lo spunto dall’apertura dell’articolo del Collega Aldo Torchiaro del Riformista, il cui titolo è riportato nell’occhiello: “La capacità attrattiva del sistema-Italia ha conosciuto momenti migliori di questo“.
Segue l’elenco, piuttosto analitico, delle debacle dell’Italia da quando a gestirla sono Meloni, a Palazzo Chigi, Tajani alla Farnesina, ed Urso al Mise.
Expo2015 è stato l’ultima vetrina italiana di pregio, seguito dal Giubileo nel 2016. Poi solo una serie di sonore e mortificanti sconfitte con un’Italia in lento ma inesorabile declino internazionale, al quale aveva posto rimedio solo Mario Draghi, ma è finita come tutti sappiamo.
Si comincia con l’Ema, Autorità europea del farmaco, che nel 2017 deve essere assegnata a Roma o Milano. Ce la strappa in volata l’Olanda. Intanto, con l’ennesimo colpo di genio tipicamente pentastellato, Virginia Raggi, Sindaco dell’Urbe, ritira la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024: Parigi sentitamente ringrazia. Il top delle debacle lo rappresenta Expo2030: delle tre candidate l’Italia finisce terza, preceduta da un’oscura città periferica della Corea del Sud. Da andarsi a nascondere. Ma due giornali comprati e tutto si presenta come “un gran rifiuto”, che vergogna per il governo Meloni e per certa stampa.
Il caso Intel è emblematico. Il gigante Usa del software, pronto ad investire 4,5 miliardi in Italia, dove intendeva insediare il suo Quartier generale, a dicembre 2023 ci da la doccia fredda. Comunica secco: “Le trattative con il governo italiano si sono interrotte“. Danno enorme per l’occupazione. Giorgia Meloni svicola ad una domanda in proposito alla conferenza stampa del 4 gennaio. Non può rispondere senza dover poi andare da Mattarella a rassegnare le dimissioni irrevocabili,
E dell’ultimo fine settimana la notizia dell’ennesimo ceffone dall’Europa al nostro governo, dove si fa finta di non sapere e non vedere, stile le tre scimmie, che l’asse Parigi-Berlino-Madrid, indispettito dal no al Mes e per il nuovo patto di stabilità, ha sbattuto Roma, data per certa sede dell’Autorità Antiriciclaggio Europea, dietro Vienna, Bruxelles, Parigi, Francoforte, Dublino, Riga, Vilnius e Madrid. Un bel sogno svanito per le bizze di chi deve mostrare i muscoli in qualunque occasione, dimentico che in politica estera il bullismo non paga, anzi lo si paga e caro pure. Roma, intatti, ha ottenuto dall’Ue un punteggio da retrocessione.
E finanche Arcerol Mittal abbandona Taranto dopo gli ultimi incontri col Governo Italiano ed investe, insieme al governo di Attal per le sue colossali attività siderurgiche in Francia, 1,8 miliardi di euro nell’acciaieria di Dankerque.
Ironicamente, beato lui che ha ancora la forza di scherzare, il Collega del Riformista si domanda in chiusura di pezzo: “Forse a Palazzo Chigi, al Mise e alla Farnesina dovrebbero iniziare a porsi qualche domanda“.
Che se la pongano o meno, poco conta, mai vista gente così propensa all’autoassoluzione. Non sbaglia mai ed i risultati sistematicamente disastrosi sono il frutto di complotti dei poteri forti, di Soros e financo di Elly Schlein. Ovvio che l’approccio non muta, si esalta il popolo bue col prossimo braccio di ferro, “uno al giorno leva il medico di torno“, e la sconfitta a tavolino viene spacciata per storica ed epocale vittoria.
Solo che i fatti sono quelli che vi abbiamo raccontato e le cause pure. Tutto il resto è una squallida e patetica storia di mantenersi a galla in un mare di m…. , che poi non si capisce perché dobbiamo ingoiare noi, mentre loro si sono già sistemati per il futuro.
A domani.
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