Il panorama altamurano e la dubbia proposta Unesco sul suo pane

La sottile linea tra gloria e abuso, una riflessione sulla proposta del ‘Pane di Altamura’ e il pericolo di trascurare la qualità

Redazione Alta Murgia

Nel contesto dell’odierna scena politica, dove le proposte di riconoscimento e valorizzazione delle tradizioni sono sempre più al centro del dibattito, emerge un caso che solleva interrogativi sulla genuinità di certe iniziative. Una risoluzione unanime della Camera dei deputati ha recentemente proposto l’inclusione del famoso “Pane di Altamura” nel Patrimonio immateriale dell’Unesco. Tuttavia, dietro l’apparente lodevole intento, si nasconde una sfumatura discutibile che ha suscitato preoccupazioni e perplessità.

Il “Pane Dop di Altamura” vanta una storia illustre, essendo stato il primo pane ad ottenere la denominazione di origine protetta in Europa nel lontano 2003. Questo prestigioso riconoscimento è riservato a prodotti che seguono rigorose specifiche, garantendo la provenienza delle materie prime e la produzione artigianale in una zona geografica definita. In contrasto con questa premiata tradizione, la proposta avanzata dalla Camera dei deputati ha sorprendentemente indicato un più generico “Pane di Altamura”.

L’errore, se così si può chiamare, è stato perpetrato da un deputato della Lega, il quale ha ottenuto l’appoggio trasversale dei colleghi di tutti i partiti. Tuttavia, oltre a rappresentare un’incomprensibile disattenzione, questa scelta sembra evocare il ricordo del “caso-Ferragni”, sottolineando il rischio di manipolazioni per il beneficio di pochi a scapito dell’intera comunità.

Il cuore della questione risiede nella differenza sostanziale tra il “Pane Dop di Altamura” e il più generico “Pane di Altamura” proposto. Secondo il disciplinare dell’Unione europea, il primo può essere prodotto solo con farine ricavate da specifiche varietà di grano coltivate in una precisa area geografica, garantendo un prodotto di alta qualità e autenticità. Invece, sostenere la causa di un pane generico potrebbe aprirsi alla produzione industriale, con farine provenienti da qualsiasi parte del mondo, vanificando gli sforzi per preservare una tradizione unica.

La questione assume contorni più complessi considerando le minacce dell’Unione europea di revocare la denominazione di origine protetta al “Pane Dop di Altamura”. L’inclusione del “Pane di Altamura” nel Patrimonio immateriale dell’Unesco potrebbe alimentare una percezione distorta di un patrimonio che, nella realtà, rischia di perdere la sua autenticità. Un paradosso che solleva domande sul ruolo della politica nel preservare e promuovere le autentiche eccellenze.

Nonostante la potenziale minaccia alla reputazione del “Pane Dop di Altamura”, il Consorzio di tutela del prodotto sembra limitato nella sua capacità di reagire. Il presidente del consorzio è, infatti, anche l’amministratore delegato della più grande azienda produttrice di pane industriale nella regione. Un conflitto d’interessi che solleva legittimi dubbi sulla reale tutela delle autentiche tradizioni.

In conclusione, la proposta di inclusione del “Pane di Altamura” nel Patrimonio immateriale dell’Unesco richiede un approfondito riesame. Al di là delle apparenze di un’encomiabile valorizzazione delle tradizioni, è essenziale considerare gli effetti a lungo termine sulla genuinità e sulla qualità delle eccellenze locali. Una riflessione urgente che pone in discussione il confine sottile tra il desiderio di protagonismo e la responsabilità di preservare il vero patrimonio culturale.

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