In memoria di un bosco perduto…

Un bosco, la sua vita, gli animali che lo abitano, e poi la distruzione per mano dell’uomo.

Rocco Michele Renna

Cosa vedete quando osservate un bosco? Una sterminata fila di alberi che la mano di Dio ha piantato cosi per farci sollazzare e dire quanto è bello e quanto è fresco ecc. ecc.? Ci sentiamo in diritto di sporcarlo, di tagliarlo, tanto sta lì e ci posso fare quello che voglio vero?

A scuola abbiamo imparato che durante le tappe di formazione della terra, in uno dei suoi periodi, era coperta di vulcani in eruzione con temperature alte e anidride carbonica nell’atmosfera, quindi un inferno invivibile per gli esseri viventi che conosciamo oggi. Degli esseri viventi cosi opportunisti decisero di colonizzare quell’inferno visto che respiravano anidride carbonica che ce n’era in abbondanza, unico difetto era rilasciare nell’atmosfera ossigeno. Colonizzarono l’intero pianeta terra, quegli esseri viventi erano le piante, piante in ogni loro forma e grazie alla loro produzione di ossigeno la temperatura scese e rese l’ambiente favorevole alla vita adatta a tutti gli esseri viventi che lo hanno popolato da allora fino ad oggi, anche al più spietato… “l’uomo”.

Gli studiosi fanno risalire la comparsa delle piante terrestri ad un periodo compreso tra i 480 ed i 360 milioni di anni fa, circa a metà dell’era Paleozoica. Queste piante ci hanno fatto il dono della vita e noi come le ricambiamo? Bruciare sterpaglie o boschi produce un alto livello di fuliggine e anidride carbonica che vanno nell’atmosfera e accelerano l’effetto serra le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti per non parlare della vita che viene sterminata.

Torretta d’avvistamento antincendio

Nell’estate 2017 ero di vedetta in uno sperduto angolo murgiano con turni di 12 ore di giorno o di notte, Monte Chiancaro (Altamura) si chiamava, a 15 metri di altezza su una torretta di avvistamento antincendio senza raffrescamento diurno e senza luce di notte. La temperatura di giorno, in quella torretta, poteva arrivare anche oltre i 50 gradi e di notte scendeva a 7/8 gradi con una umidità alta.

Senza essere visto dagli abitanti del bosco ho potuto constatare che sotto quei “quattro insignificanti alberi” c’era un brulichio di vita incredibile, giorno e notte, una miriade di animali lupi, cinghiali, volpi, testuggini e rettili vari da rendere il bosco VIVO! Altro che quattro alberi per rinfrescare… una vita incredibile! Volpi, lepri, istrici, uccelli di varie fogge e dimensioni, rettili che non avevo mai visto prima, con prole naturalmente. Era uno spettacolo incredibile, le poiane che catturavano i serpenti e passando all’altezza della torretta con la loro preda, guardavano dentro quasi a sfidarti, potevi vedere nei loro sguardi la fierezza del loro essere e la fierezza di essere a casa loro. Lo spettacolo della vita senza l’uomo!

Mi sono quasi vergognato di essere un uomo in mezzo a quel paradiso, per il male che sa fare l’uomo… Pensate che durante un turno di notte un uccello notturno venne a sbattere contro i vetri della torretta e cade giù da un’altezza di 15 metri, essendo noi al buio per vedere meglio i bagliori di un eventuale incendio. Mi affaccio dalla finestra e lo vedo giù immobile era circa l’01:00 di notte, scendo…lo prendo e mi accorgo che respirava, era solo. Si trattava di una piccola civetta, la metto con il suo dorso nel mio palmo della mano e me la porto su (la civetta se appoggiata sul dorso non si muove. Si risveglia e si lascia accarezzare e grattare sul petto, dopo un po’ la metto sul davanzale e vola via, beh ci credete che da quella sera puntualmente una piccola civetta mi veniva a trovare?

Si posava pure sul davanzale e mi osservava, stavamo a pochi centimetri, a volte gli davo un po’ del mio pranzo e poi volava via. Al cambio di turno avviso il mio collega che verso mezzanotte avrà la visita di una civetta, il giorno dopo il mio collega, staccando dal turno di notte e passandomi le consegne per il turno di giorno, mi conferma che è venuta, ha sbirciato dentro ed è volata sopra la cabina perché non ero io ma il mio collega… Ma la mano sacrilega dell’uomo era in agguato ed ecco che in lontananza, tutto ad un tratto, uno squilibrato decide di dar fuoco a quei quattro alberi… Diamo l’allarme ma l’incendio divampa, ecco che tante pire di orrenda inquisizione riempiono l’aria di fuliggine, cenere, fumo…

Respiriamo morte tra le urla strazianti di animali che non sono riusciti a scappare via, una fine orrenda per il desiderio di stoltezza umana. La fine di quei 4 alberi e di tutta la vita intorno a loro, quei 4 alberi che ci fanno vivere e grazie ai loro antenati noi esistiamo. Perché lo fai maledetto pazzo? Perché bruci la tua vita? Non posso credere che sia per ignoranza. Mi viene da pensare che tu sia scaturito da un inferno di demoni e voglia trasportarlo sulla terra, che tu possa essere maledetto per l’eternità e che il male che hai fatto ricada anche sui tuoi figli come ricadrà sicuramente sui nostri. Maledetto figlio dell’inferno hai bruciato la vita! Quella vita che fa sorridere soprattutto il nostro sud ancora non completamente contaminato dalle industrie del nord, quei pochi spazi di paradiso che ancora rimangono e danno ossigeno a noi tutti ed al futuro dei nostri figli… e poi scopri che le aziende antincendio aereo, i canadair e simili, sono di proprietà di personaggi nordici, insomma il sud brucia ed il nord ci guadagna.

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