In principio era il verbo e il verbo si fece social
L’evoluzione del linguaggio analizzato e raccontato con parole semplici.
Cinzia Montedoro
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Che cosa abbiamo scritto? Semplicemente termini che oramai sono entrati nel linguaggio comune. Chi utilizza i social network, o viaggia in internet sa benissimo che queste parole sono fondamentali per comunicare o meglio, per interagire con altri utenti.
E’ pur vero che ogni generazione ha il suo slang ovvero: l’ insieme di parole ed espressioni che non appartengono al lessico standard di un dialetto o di una lingua parlata, termini che entrano a far parte del linguaggio corrente pur non essendo presenti nel vocabolario tradizionale a meno che non sia aggiornato. Facendo un salto negli anni ottanta ricorderemo termini come: sfitinzia, paninaro, sbarbina, moonwalk, e tanto altro ancora, questi vocaboli sebbene oggi siano sorpassati , tranne per qualche nostalgico del tempo, hanno fatto la loro storia cavalcando anche programmi televisivi dell’epoca, associando ad ogni termine un personaggio, come non ricordare il famoso paninaro Enzo Braschi di Drive in o l’immortale Michael Jackson e il suo moonwalk.
Negli anni Novanta per far fronte alle grafie veloci si sono associate stenografiche forme di comunicazione, un esempio :dmn (domani), tvb (ti voglio bene), cmq( comunque) giusto per citarne qualcuna, con una prospettiva più ampia, siamo passati al petaloso , di piu’ recente “costruzione” fino ad arrivare ai giorni nostri e all’uso di anglicismi, locuzioni o termini che si innestano nei posti piu’ alti della classifica del nostro lessico, in particolare in questo periodo storico dove il covid ha portato con se non solo la sua carica virale ma anche parole mai usate prima dello scorso anno : dad, webinar, meet etc. per poi passare a Cashback, drive trough, family act, school shooting, recovery fund e molto altro ancora. Curioso è sapere che nel 2020 la parola ‘lockdown’ è stata utilizzata oltre 250 milioni di volte, a fronte delle sole 4.000 volte dell’anno precedente, svettando nella classifica delle parole più usate dell’anno.
Infondo anche il “padre della lingua italiana”, Dante Alighieri, sapeva benissimo che la lingua parlata è qualcosa di vivente, che si modifica continuamente. Egli stesso coniò espressioni e locuzioni che oggi utilizziamo regolarmente come: Galeotto fu…, il bel Paese, non mi tange, ecc…
Queste sono solo alcune delle parole che abbiamo imparato a conoscere e che di certo difficilmente usciranno dal nostro uso quotidiano, se ne inventeranno o modificheranno tante altre, e comunque nell’angosciante dilemma di come meglio esprimere il termine giusto associandolo al concetto giusto non rimane, che affidarci al pensiero dello scrittore barese Gianrico Carofiglio:
“Senza linguaggio non esiste conoscenza”.
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