Khamenei: incita al Jihad
Da Khamenei nell’ultimo venerdì del Ramadam la risposta a Netanyahu ed a Trump. Il piano di pace sta portando verso la guerra.
Gianvito Pugliese
L’Āyatollāh Seyyed ʿAlī Ḥoseynī Khāmeneī, è l’attuale Guida Suprema dell’Iran. Com’è a tutti noto nei paesi islamici il potere religioso e quello politico coincidono e, dal momento che la legge coranica è di fatto la legge applicata, anche il potere giudiziario di assomma ai primi due.
Inutile, quindi, sottolineare il peso che per quelle popolazioni ha un’indicazione che proviene dal sommo capo religioso-politico-giudiziario in un’occasione solenne come l’ultimo venerdì di Ramadan.
Ed è in occasione del discorso per questa solennità che Khamenei ha affermato che “Il jihad e la lotta per liberare la Palestina sono doveri islamici. La vittoria è garantita da Dio”. Egli ritiene “un grave errore considerare la questione palestinese solo come una questione araba” e, dunque occorre “la liberazione di tutte le terre palestinesi e il ritorno di tutti i palestinesi alla loro patria”.
Ma è stato anche più esplicito e minaccioso: “L’occupazione delle terre palestinesi e la formazione del tumore canceroso dei sionisti come base per l’Occidente nella regione non devono essere dimenticate”. Aggiungendo “Il virus del sionismo sarà presto estirpato dalla regione”, ed è stato anche più determinato in conclusione: “i gruppi jihadisti devono essere organizzati e si devono espandere nelle terre palestinesi, perché i sionisti capiscono solo il linguaggio della forza”.
Se non è una dichiarazione di guerra, poco ci manca. Fa eco alle più velate minacce di Abu Mazel. Sono i risultati del “piano di pace” di Trump per il medioriente. Se avesse mandato la United States Air Force a bombardare avrebbe fatto meno danni. Ovviamente Benjamin Netanyahu non aspettava migliore occasione. Khamenei, non è certamente uomo di pace, non è Papa Francesco per intenderci, ma Trump in diplomazia è come un elefante in un negozio di porcellane.