La giornata politica.
Una giornata con molte parole e pochi fatti. Qualcuno potrebbe dire: è la giornata tipo, mica l’eccezione.
GP
Al Colle sono arrivati, attesi da Mattarella i tre dell’opposizione: Salvini, Meloni e Tajani. La richiesta? Quella di sempre. Elezioni anticipate. Nulla di nuovo.
Luigi Di Maio mentre conferma che si sta lavorando per un consolidamento della maggioranza, è lapidario nel circoscrivere gli ingressi nella futura maggioranza solo a soggetti non condannati o indagati per mafia o reati gravi. Il riferimento è evidentemente rivolto a Lorenzo Cesa per i fatti di oggi. Ricorda che mai il M5S rinuncerà ai propri valori fondanti che sono moralità in politica. Di Maio, mi scusi, si è accorto che Cesa si è dimesso? Per carità un atto dovuto, ma tra nella nuova generazione non vedo altrettanta coerenza e correttezza.
Giuseppe Conte ieri nella prima riunione della maggioranza senza IV ha stabilito come road map prima allargare la maggioranza con un quarto gruppo, poi procedere al patto di legislatura e rimpasto? Sarà il Conte ter a questo punto o proseguirà il Conte bis riveduto e corretto?
E mentre esce dal colloquio con Sergio Mattarella, Matteo Salmini tuona: ” Parlamentari in vendita, Var in Senato, governi minestrone, alleanze solo per la poltrona. Basta, fiducia negli italiani, la parola passi a loro”, E’ proprio vero i toni della voce si alzano in proporzione all’inconsistenza della proposta. E’ anche logico che si cerchi di compensare, caricando i toni, la scarsezza dei contenuti.
Matteo Renzi convoca in videoconferenza per stasera assemblea plenaria del partito.
E’ da Stefano Bonaccini che arriva l’unica ventata di nuovo, si fa per dire. Già ascoltata, ma mancava da un poco. Allargare il governo è priorità, ma ascoltare gli amministratori locali è imprescindibile. Bonaccini, mi scusi, ma si è distratto? Prima l’allargamento, poi il programma. Da chi vuol fare ascoltare gli amministratori locali? Da chi ancora non esiste.
E da Renzi viene fuori l’unico fatto concreto. Si discute sulla linea da adottare per la proposta di Alfonso Bonafede sulla giustizia, all’esame del Parlamento il 27 gennaio prossimo. In quella occasione ai 140 voti del centrodestra potrebbero sommarsi i 16 voti di Italia Viva, 156 quanti ne ha avuti il Governo incartando recentemente la fiducia al Renato.
Dario Franceschini, fa sapere di aver spiegato ai capigruppo PD Marcucci e Del Rio che allargare la maggioranza è la priorità. E i due che hanno risposto? Che non se ne erano accorti? Che distratti, quei due birichini!
Chiude questa panoramica esauriente dei livelli politici odierni (il noto gesto del prof. Pazzaglia è l’unico che fa al caso) Goffredo Battini: “Se in queste settimane riusciamo a consolidare e allargare i numeri avremo maggiore agio nella vita parlamentare, penso alle Commissioni, e allora bene. In quel caso si farà un Conte ter, il premier andrà da Mattarella e faremo quanto necessario. Spero vada così, ma non è detto…. Altrimenti si andrà al voto, che per noi è lo sbocco naturale in democrazia quando sono finite tutte le opzioni“. Da un politico della levatuta di Bettini mi sarei aspettato qualcosa in più della scoperta dell’acqua calda, ma evidentemente è stato contagiato dal clima generale che una parola utile, che sia una, non è riuscita a pronunciare.”
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare il “Lascia un commento” a piè dell’articolo, o scrivere alle e-mail info@lavocenews.it della redazione o direttore@lavocenews.it, per seguirci su facebook potete mettere cortesemente il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivervi al gruppo lavocenews.it grazie.