La protesta delle donne infiamma l’Iran
Crescono le manifestazioni anti regime dopo la morte di
Masha Amini. Hijab bruciati e capelli tagliati. Almeno 8 i dimostranti uccisi
Giovanna Sellaroli
Divampa in Iran la rabbia delle donne, e di molti uomini e studenti, per la morte della giovane Masha Amini, la ragazza curda di soli 22 anni, arrestata il 13 settembre scorso, a Teheran, dove era in vacanza con la famiglia, dalla polizia che sovrintende al rispetto della “moralità”, con l’accusa di non indossare adeguatamente il velo.
Deceduta venerdì in ospedale, tre giorni dopo l’arresto, a seguito delle percosse ricevute mentre era in stato di fermo, come denunciano i famigliari, Masha Amini, finita in coma, non ha più riaperto gli occhi.
La sua colpa? Una ciocca di capelli in libertà.
Incredibile a dirsi. Mentre il mondo intero era incollato davanti agli schermi televisivi a seguire i funerali reali dove donne, seppure a lutto, elegantissime nei loro cappelli e velette, da cui facevano capolino ciuffi di capelli, venivano ammirate nello splendore delle loro mise, in Iran, una giovane donna ha pagato con la vita il naturale desiderio di mostrare le sue ciocche brune in libertà, lambite dal velo.
I vertici della polizia di Teheran si sono giustificati affermando che Mahsa Amini avrebbe sofferto all’improvviso di un problema cardiaco, ma la famiglia non ci sta e non accetta la versione ufficiale.
Il padre di Masha ha ribadito che le condizioni di salute della figlia erano ottimali e che la responsabilità del decesso è interamente della polizia, dei Basij, il corpo paramilitare con funzioni di sicurezza interna, legato ai Guardiani della rivoluzione iraniana.
La polizia iraniana ha prima affermato che Amini aveva avuto un infarto dopo essere stata condotta in caserma per essere “ri-educata”. In un secondo momento, ha riferito che Amini si sarebbe ammalata mentre aspettava insieme ad altre detenute in una stazione di polizia per aver “assunto un comportamento immorale”.
«I media iraniani stanno pubblicando queste sciocchezze come un dato di fatto», ha scritto su Twitter Mahsa Alimardani, una ricercatrice sui diritti digitali dell’organizzazione per i diritti umani Article 19. L’hijab è stato reso obbligatorio per le donne in Iran poco dopo la rivoluzione del 1979, e le donne che infrangono il rigido codice di abbigliamento rischiano di essere sanzionate o arrestate dalla polizia religiosa. In base al codice di abbigliamento, le donne devono coprirsi completamente i capelli in pubblico e indossare abiti lunghi e larghi.
Sotto il precedente governo del presidente Hassan Rohani, le autorità si erano mostrate meno zelanti nel far rispettare questo codice; negli ultimi mesi, però, sotto la presidenza dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi, gli interventi della polizia per far rispettare, col pugno di ferro, l’obbligo del velo, si sono moltiplicati.
La storia di questa giovane ha suscitato immediatamente sdegno sia all’interno che all’esterno dell’Iran. La rabbia popolare è esplosa in tutta la Repubblica islamica e critiche contro gli agenti di “Gasht e Ershad” sono giunte anche dal Presidente del Parlamento Mohammad Bagher Ghalibaf che ha auspicato un’indagine sul comportamento della polizia religiosa.
Intanto, sin dal giorno del funerale, la protesta per la morte di Masha si è allargata a macchia d’olio; manifestazioni e violente repressioni si sono accese in tutto l’Iran, almeno quindici le città interessate da mobilitazioni spontanee contro la polizia, tra queste, Teheran, Mashhad nel nord-est, Tabriz nel nord-ovest, Rasht a nord, Isfahan nel centro e Shiraz a sud.
I manifestanti hanno bloccato strade, tirato sassi agli agenti, dato alle fiamme auto e cassonetti, urlando slogan contro le autorità. Si moltiplicano le donne che si tagliano i capelli per protesta, in pubblico o a casa postando il video. Per la quinta notte consecutiva, le forze di sicurezza hanno usato gas lacrimogeni e compiuto arresti contro la gente scesa in piazza.
Tensione alle stelle anche in queste ultime ore.
“Questi scialli neri appesi sul cielo dell’Iran sono il simbolo della nostra oppressione” gridano gli studenti dell’Università delle Scienze e Ricerca anche per l’omicidio di #Mehsa_Amini
Lo racconta e lo mostra con numerosi video, Masih Alinejad, giornalista che da sempre si batte per i diritti delle donne in Iran.
L’ong curda Hengaw Organization for Human Rights sostiene che anche 75 persone sono rimaste ferite negli scontri in piazza con la polizia e altre 250 sono state arrestate. Nella regione del Kurdistan e dell’Azerbaigian occidentali molti negozi e bazar sono rimasti chiusi in segno di protesta. Altre serrate si sono verificate a Sanandaj, Saqez, Baneh e Marivan nella provincia del Kurdistan, e nelle città settentrionali di Urmia, Bukan e Piranshahr nella provincia dell’Azerbaigian occidentale.
Nelle ultime ore, almeno otto dimostranti sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza durante delle manifestazioni organizzate nella regione del Kurdistan, lo riferisce l’organizzazione di difesa dei diritti umani locale Hengaw.
Sono centinaia i manifestanti che stanno sfidando la dura repressione e chiedono l’abolizione del corpo di sicurezza chiamato “pattuglie della morte”. Le donne bruciano l’hijab mentre i manifestanti affrontano i poliziotti.
Il quotidiano tedesco Faz (Frankfurter Allgemeine Zeitung) pubblica in prima pagina le proteste che stanno imperversando in Iran. Secondo il giornale potrebbe essere il momento in cui gli iraniani prendono coscienza di poter rovesciare il regime degli ayatollah se si uniscono, come fecero per rovesciare la dittatura dello scià.
Il presidente Raisi è a New York per l’assemblea generale dell’Onu; prima di partire, lasciando “un Paese in subbuglio”, ha fatto una telefonata alla quale i media ufficiali hanno dato grande risalto. Ha infatti chiamato i familiari di Masha, ai quali ha detto che la ragazza “era anche sua figlia”.
Alla 77ma Assemblea generale dell’Onu, anche Joe Biden ha ricordato le donne iraniane, e nell’esprimere loro tutta la solidarietà possibile, ha aggiunto “‘Non permetteremo all’Iran di avere la bomba nucleare. Gli Stati Uniti sono al fianco delle coraggiore donne iraniane”
A me, donna italiana, colpiscono le immagini delle straordinarie proteste delle ragazze, e mi commuove anche il coraggio dei giovani uomini iraniani scesi in piazza al fianco delle loro donne per sostenerle.
E mi commuove l’immagine che meglio rappresenta la protesta e la reazione che si è scatenata alla morte di Masha Amini: giovani donne che si tolgono l’hijab per strada e lo bruciano. Non lasciamole sole, non lasciamoli soli.
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