Lettera aperta a margine della vicenda Capristo
La prima lettera aperta ai lettori per commentare una notizia di cronaca che coinvolge le Procure di Trani, Taranto e Potenza, con qualche considerazione e ricordo personale.
Gianvito Pugliese
Tutto mi sarei aspettato, quando ho avviato questa “avventura” d’imbarcarmi -di questi tempi- nella direzione di una nuova testata generalista, con una visione ambiziosa, uno sguardo sul mondo, raccontato da chi è di Bari e ci vive, fuorché di dover dedicare la mia prima lettera aperta al lettore a questa vicenda.
Dico subito, e non è la prima volta, che la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva, che la nostra Costituzione prevede all’art. 27 comma 2, principio di mirabile civiltà giuridica, vale per tutti, così come vale il principio del dovere del magistrato di avviare l’azione penale, ove e quando ne ravvisi i requisiti. Nessuno, ed il pensiero va a più di un politico in carriera e non, può ritenersi al di sopra della legge e invocare impunità per vox populi. L’assoluzione per consenso elettorale non è prevista.
Perchè il mio stupore? Perchè conosco e stimo Carlo Maria Capristo da un’infinità d’anni, da quando con l’auto blindata e la protezione dei Carabinieri in borghese, del servizio scorte, mi recai al palazzo di giustizia a rendere testimonianza su alcuni fatti attinenti il processo per l’incendio “doloso” del Teatro Petruzzelli di Bari. Correva l’anno 1991 o 1992. Fatti di cui ero venuto a conoscenza il giorno precedente. Sarà il caso di parlare in altro momento di quelle ed altre storie del massimo teatro cittadino. Resi quelle dichiarazioni, inizialmente al colonnello Pulpo dei CC, e quindi fu la volta di Carlo Maria Capristo, che conobbi in quel momento.
Inutile qui ed ora soffermarsi in dettagli. Quelle indagini le seguii attentamente. Una cosa è certa: Carlo Maria Capristo aveva imbroccato la strada giusta ed indagava sull’intreccio tra imprenditori-politici e criminalità organizzata nell’incendio “doloso” del Petruzzelli. Lo fermarono con una promozione ed un trasferimento. Chiese un differimento di sei mesi nel prendere possesso della nuova sede e del nuovo incarico. Voleva portare a compimento quelle indagini. Gli fu negato. Gli intrecci furono abbandonati, si arrivò solo agli esecutori materiali, i potentati tutti, massi al sicuro. Il più eclatante delitto commesso in Puglia a memoria d’uomo è restato senza un perché e un percome, ovvero senza mandanti, obiettivi del crimine , complicità. Verità giudiziaria; pari ed uguale praticamente a zero.
Quante pressioni, mediatiche, politiche, di potentati economici si abbatterono sul magistrato inquirente, quel Carlo Mario Capristo, oggi sospettato dai suoi Colleghi di Potenza e soggetto ai loro provvedimenti, come la legge prescrive ed è stato esattamente ricordato da un redattore di questa testata, nell’articolo con cui si racconta la versione dei fatti odierni.
Carlo Maria Capristo l’ho visto procedere in quella occasione senza tentennamenti, senza cedimenti, come si suol dire, con la schiena dritta e non era certo da tutti.
Non vedo Carlo da tantissimo tempo, ma mi è capitato di risentirlo di recente. Faccio molta fatica a credere alle accuse rivoltegli, francamente cari lettori, sbaglierò, ma non ci credo, anzi sono convinto che Carlo Maria Capristo uscirà indenne da questa brutta vicenda. Glielo auguro di cuore. Perdonatemi, cari lettori, unici padroni che un giornalista deve avere, come mi ha insegnato Michele Campione, ma non è nel mio dna rinnegare le amicizie, le persone che stimo. Sarò obsoleto, da museo, ammesso che qualcuno mi voglia considerare un pezzo di qualche valore, del che ho molti dubbi.
Per commenti, precisazioni ed interventi potete utilizzare i contatti, o scrivere alla e-mail info@lavocenews.it, grazie.