Lettera di fuoco dei parenti delle vittime Covid-19
Scrive la Presidente del Comitato “Noi Denunceremo- verità e giustizia per le vittime di Covid-19” e chiede alla presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ed al presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, Ròbert Ragnar Spanò, “di vigilare sulle indagini” in corso in Lombardia.
Gianvito Pugliese
Vogliono sapere la verità sulla morte dei loro cari per Covid-19 i parenti delle vittime, organizzati in Comitato. E lo vogliono sapere dalla magistratura, come è giusto ed è loro diritto, e non vogliono possa essere imbrigliata o condizionata. Pubblico, qui di seguito, il testo della toccante lettera. Ma prima sottolineo una frase contenuta:”Lo scorso marzo, il mondo ha espresso vicinanza al dolore delle nostre comunità di Bergamo e Brescia che, da sole, contano undicimila vittime di coronavirus”. Ritengono , infatti, che “in Lombardia …. potrebbero esserci gli estremi per il reato di crimini contro l’umanità, contravvenendo agli artt. 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea oltre che all’art. 32 della Costituzione Italiana“
Permettetemi, care lettrici e lettori, due considerazioni semplici. Undici mila vittime ed oggi i responsabili morali di quelle stragi, che la morale non sanno proprio dove stia di casa, cercano d’impedire al Governo di predisporre strumenti adeguati e tempestivi per il controllo ed il contenimento di focolai ora e di una, certo non auspicabile, ma possibile, seconda ondata in autunno. A questo Governo, nel mio piccolo, ho molto da rimproverare -e chi mi legge sa che non gli risparmio nulla- ma nell’emergenza pandemica si è dimostrato di gran lunga il migliore -a detta non mia, ma di fonti autorevoli, quali l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità-. Quando la morte di tanti cittadini diventa solo strumento di propaganda partitica pre-elettorale siamo al più squallido sciacallaggio, da qualunque parte sia messo in atto. E le parti, purtroppo, sono più d’una.
La lettera:
“Gentile Presidentessa della Commissione europea, Gentile Presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo, Lo scorso marzo, il mondo ha espresso vicinanza al dolore delle nostre comunità di Bergamo e Brescia che, da sole, contano undicimila vittime di coronavirus. Uno scenario unico e senza precedenti sull’intero pianeta. Vi scriviamo per chiedere la vostra supervisione sulle indagini in corso in Lombardia, che stanno seguendo centinaia di denunce legali presentate ai pubblici ministeri in tutta la regione”….. “In Lombardia, sembrano esserci segni di indicibili crimini contro l’umanità. Il 2 marzo e il 5 marzo l’Istituto Nazionale della Sanità ha consigliato al governo di chiudere Alzano Lombardo, Nembro in provincia di Bergamo e Orzinuovi (Brescia). Il prudente sindaco di Orzinuovi e Senatore della Repubblica italiana ha dovuto presentare una interrogazione parlamentare dopo essere venuto a scoprire, leggendo il giornale, che c’erano istruzioni specifiche relativamente alla chiusura preventiva della sua città dopo i primi casi riportati. Sembra tuttavia che queste istruzioni non le abbia mai ricevute”…… “Allo stesso tempo, Alzano Lombardo e Nembro non furono mai chiuse nonostante l’esercito fosse pronto a ricevere la direttiva sull’applicazione della zona rossa Se i pubblici ministeri dovessero stabilire che le mancate zone rosse appartengono alla sfera della politica piuttosto che al diritto penale, risulterà chiaro come la decisione di non contenere la diffusione del virus, in accordo con i pareri della comunità scientifica, sia stata intenzionale: una decisione deliberata di sacrificare vite umane, decine di migliaia di vite, per evitare le ripercussioni politiche derivanti dalla messa in sicurezza di tre città economicamente produttive del Nord Italia”.
Mi piacerebbe, carilettori, sentire la vostra opinione in proposito.
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