L’Immacolata tra fede e tradizioni
Otto dicembre Maria SS. Immacolata, un dogma della Chiesa ed usi e tradizioni in giro … un’anteprima per il Natale? Forse… In copertina “La vergine Immacolata” di Giovan Battista Tiepolo.
Maria Catalano Fiore
L’8 dicembre è una gran festa che sancisce uno dei dogmi più importanti della Chiesa Cattolica: un preciso dogma proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla “Ineffabilis Deus“, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento; tale dogma non va confuso con il “concepimento verginale” di Gesù da parte di Maria.
La madre del Messia non può essere segnata dal peccato. Uno dei punti incontrovertibili su cui si basa tutta la chiesa Cattolica Cristiana.
L’ 8 dicembre si entra nelle festività natalizie, si comincia ad allestire il presepe o l’albero, si comincia a girare per mercatini, oggi anche ipermercati, per regali ed altro. Si comincia a pensare al cenone, si fa una prima prova… quasi un’apripista… e, se non si può…ci si inventa qualcosa.
In molte nazioni o zone, in realtà, si comincia con il festeggiare già dal 6 dicembre, San Nicola. Indubbiamente un santo taumaturgo per tutte le religioni. Cambia magari il nome, ma è sempre lui il grande santo, di pelle scura, barbuto, gioviale e protettivo, che ci traghetta al Natale.
Il 7 dicembre si festeggia, inoltre Sant’Ambrogio il santo vescovo della Chiesa del IV sec. d.C. , patrono di Milano, festeggiato, anche ad aprile, in altre religioni. Santo a cui è dedicato il famoso “mercato di Natale”.
Sia per San Nicola che per Sant’Ambrogio, e poi per l’Immacolata, si rispettano innumerevoli tradizioni anche culinarie.
Comunque, dappertutto, si attende la festa dell’Immacolata. Sono in uso tante cose e cosette. Uno dei riti più spettacolari e, soprattutto di aggregazione in diverse località della Toscana, così come nel Molise, In Abruzzo, in Basilicata, Puglia e Calabria che si ripete in varie scadenze, è l’uso antichissimo dell’accensione dei falò. Il fuoco, in questo caso, non è solo un rituale, ma assume diversi significati.
Un rito che risale ai primi secoli dell’Era Cristiana (I – IV sec a.C.) parallelo alla dominante cultura pagana, politeista e legata ai cicli stagionali e alle attività economiche quotidiane. Durante il rito si praticavano cerimoniali di purificazione in cui il protagonista assoluto è il fuoco. Nel calendario pagano questi rituali erano dedicati al Dio Fauno (Fauno Ignis).
Dopo il IV sec. d.C. la Chiesa d’Oriente affida a Sant’Anna, Madre di Maria, il compito di legittimare la dote di “Verginità” della Madonna attraverso il fuoco purificatore.
Solo nell’ VIII sec. d.C. questa convinzione viene convalidata anche in Occidente. Anche il fuoco fu “cristianizzato”. Alcuni Agiografi hanno diffuso la leggenda che, questo fuoco, viene utilizzato dalla Madonna per asciugare i panni di Gesù Bambino. Altri, invece indicano nel fuoco il simbolo dell’eliminazione del peccato originale .
Comunque il fuoco, in qualsiasi caso o civiltà, viene fatto ardere soprattutto come come rito propiziatorio che augura fertilità alla terra.
Indubbio il seguito che ha, in tutta la Puglia, nella notte tra il 7 e 8 il rito del fuoco, definito come “fanova” o “fanoje”.
Probabilmente seguendo la tradizione propiziatrice del fuoco, ogni anno l’8 dicembre i vigili del fuoco, le autorità civili e religiose, omaggiano la Madonna con una corona di fiori portata all“Obelisco dell’Immacolata in piazza del Gesù” un imponente monumento alla devozione mariana nella città di Roma.
In ogni Nazione, regione, famiglia si ripetono, inoltre, molti riti propiziatori, o di fede, attraverso la preparazione di alcune pietanze, anche semplici, ma di antica tradizione.
Esaminando gli usi in Italia del Sud, questi vanno riportati a tutte le tradizioni del Regno delle due Sicilie soprattutto perché la Madonna Immacolata era la protettrice di tutto il regno. Un culto profondamente sentito. Si narra che a fine 800 si scatenò, in mare, una forte tempesta. Un solo uomo, sul suo peschereccio, si salvò galleggiando in mare, aggrappato ad un tronco di legno e pregando la Madonna. Giunto in salvo l’uomo si sentì miracolato e raccontò a tutti di essere stato salvato dall’Immacolata Concezione.
Dal giorno dell’Immacolata in poi, Napoli si veste a festa tra le luci, i mercati e le vie di San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno.
In questa atmosfera si è radicata la dolcissima tradizione in cui è protagonista il “Rococò”. Un dolce ripieno di mandorle e tante spezie.
A Napoli ed in tutto il Sud si osserva il “digiuno della vigilia”, si salta o mangia meno a pranzo, per trascorrere la cena in compagnia.
In ogni famiglia pugliese che si rispetti, ad esempio, si friggono le “pettole” o “pittule”, palline di pasta di pane ben lievitata e fritta, a volte farcita un un pezzetto d’acciuga o capperi e pomodori. Queste “pettule” vengono preparate all’Immacolata ed alla Candelora, spolverate da sale o zucchero, a volte cosparse di vin cotto di fichi, una vera delizia per il palato.
Altra prelibatezza pugliese è la “Puccia salentina” che in occasione dell’Immacolata viene farcita con un formaggio filante.
Nell’ambito barese, poi, non possono di certo mancare i famosi “Panzerotti” pasta lievitata farcita con pomodoro e mozzarella e fritta. Nel napoletano i panzerotti sono ripieni di ricotta condita.
Tra Puglia, Lucania (Basilicata) e Campania, poi, troviamo tante varianti di menù a base di baccalà, il pesce esiccato dei marinai, che all’epoca, era meno costoso, quindi alla portata di tutti. Baccalà a zuppa, lesso con peperoni cruschi, in umido per condire la pasta, fritto, a cui non si può resistere.
In alcune zone interne, si conserva l’uso del “grano cotto nel sugo”. Qualsiasi pietanza è buona per una giornata all’insegna della convivialità famigliare.
Non possono mancare, inoltre i vari tipi di tarallo, sono veramente di tanti tipi piccoli o grandi, speziati o meno.
In Basilicata, a Matera, è famoso il “Ficcilatidd”, dal latino “fiscus”, canestro, un termine che indica anche la cesta in cui, in passato, venivano poste le pagnotte di pane.
A Gravina il famoso “Tarallo dell’Immacolata” che ricorda l’aureola o corona della Madonna.
Questi taralli, generalmente di forma più grande, avevano il compito di placare l’appetito di bambini, o altri, che dovevano attendere la cena per mangiare.
Anche in Sicilia, taralli o dolci assumono la forma di aureole della Madonna.
Dopo questa piccola, ed incompleta, carrellata di piccole citazioni tradizionali, non mi resta che augurare, anche a nome del direttore e della redazione tutta, una buona giornata dell’Immacolata a tutti voi lettrici/ori.
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